Relazione e foto di Jacopo Verardo.
7/8 marzo 2015.
Introduzione
Il Pramaggiore e la sua bella Casera rappresentano per me qualcosa di veramente speciale. Mi lega a quel luogo una passione forte, viscerale, che per anni ha costituito quasi interamente il mio stimolo ad andare in montagna. Nonostante la mia giovane età, sono salito decine e decine di volte in casera e poco più di dieci volte in cima, mai pago, mai sazio, ma sempre con nuovi stimoli e idee. Quante cose può raccontare una sola montagna? Quante sfaccettature può nascondere? Solo salendovi infinite volte potremmo scoprirlo. Il Pramaggiore è anche questo per me: un libro aperto, che sta li, pronto per esser letto! Non solo però; un legame storico-sentimentale mi richiama in quel luogo, un senso di appartenenza difficile da spiegare, di cui parlerò in qualche altro post che ho in cantiere.
Racconto
Solo l’inverno restava, tra le stagioni, il periodo in cui non ero mai salito in cima. L’idea c’era da tempo, un sogno più che altro; infatti mai avrei pensato di riuscire a salirvi con la neve, proprio perché lo conosco bene d’estate. Circa un anno fa è Claudio a mettere giù l’idea in modo più che serio, così pensandoci per tutta un’estate mi convinco che si può fare. Verso gli inizi di marzo 2015 si presenta l’occasione: Renato e Jessica, amanti di invernali, la settimana dopo aver salito assieme la Cima di Terrarossa, fanno la proposta indecente che io e Pola siamo costretti ad accettare. Si apre una finestra di tempo bellissimo, la neve è al top, così si parte.
Con Francesco saliamo il giorno precedente in casera in modo da scaldare un po’ l’ambiente e potervi pernottare comodamente in modo da spezzare la salita, altrimenti lunga e rischiosa in giornata, mentre Renato e Jessica ci raggiungono in tarda serata, in modo da ridurre al minimo l’agonia della gelida notte. Carichi come muli saliamo lentamente lungo il solito sentiero CAI 366, che partendo (quasi) dal fondo della Val Settimana (Ciol de Pes), in circa 2.30 ore ci porta in Casera Pramaggiore 1812m. Fin qui ben poca neve, tutta concentrata negli ultimi 100 metri di dislivello, e completamente marcia vista l’ora (12.00)! Il bivacco è (stranamente) in ordine e pulito, così come lo avevo lasciato a fine dicembre…in pochi vanno lassù d’inverno! Legna asciutta ce n’è ben poca; fortunatamente due vecchi travi delle ormai crollate stalle ci riscaldano, prima mentre li tagliamo faticosamente, poi mentre bruciano scoppiettando nella stufa. La giornata è meravigliosa e ce la godiamo pienamente fino al tramonto, tra un sorso di vino, un colpo di manera e un giro di briscola. La viviamo pienamente, osservando, respirando la pace che ci isola. Sarà il sole accecante, sarà la candida neve o il tepore dell’incombente primavera…fatto sta che sembra di essere in un sogno! Ci sciogliamo la neve per preparare la zuppa serale e poi via, fuori, col naso in su: si è acceso lo spettacolo notturno! Mai in tante volte che ho dormito lassù ho assistito ad una stellata del genere, da togliere il fiato. Verso le 21.30 arrivano Renato e Jessica e dopo un po’ di chiachere filiamo in branda. L’ambiente si è scaldato durante il giorno, ma la camera al piano superiore riserva sempre temperature “conservative”, per fortuna le prime luci all’alba ci scaldano. Colazione e poi si va.
Partiamo, già con ramponi e piccozza, e seguiamo più o meno la direzione del sentiero estivo. La Forcella Pramaggiore, quota 2295m, è sempre vigile lassù sopra le nostre teste, non si può sbagliare. La neve completamente gelata ci facilita non poco; infiliamo “DRITTI PER DRITTI” un ripido colatoio (d’estate ripidi prati verdi) che ci catapulta all’attacco della via normale: in circa un’ora siamo già in forcella! Passiamo a destra del masso che d’estate rappresenta il punto più fastidioso e che ora invece risulta banale grazie alla neve abbondante, risaliamo un poco nuovamente in versante sud, traversando sotto le rocce dello spigolo est (così come prevede la via estiva). Ora rimontiamo qualche metro fino all’imbocco di un evidente canale di circa 100 metri (pendenza sui 45 gradi) che risaliamo con bellissima scalinata; questo ci porta sul filo di cresta che imbocchiamo verso ovest. Senza neve presenta due brevi zoccoli rocciosi appena sul I grado, noi purtroppo troviamo poco ghiaccio e molti accumuli ventosi di neve fredda, farinosa e inconsistente. Peniamo non poco, specialmente sui due passaggi di I, e su un paio di aggiramenti, il tutto condito da un’esposizione notevole. Poi la cresta si allarga e il gioco è fatto. La giornata è superba. Il Pramaggiore è probabilmente la montagna dell’Oltrepiave con il più bel panorama e questo lo sapevo già, ma la coltre bianca che copre l’orizzonte rende tutto particolarmente emozionante. Raramente ho provato una gioia simile per aver raggiunto una vetta! Ci abbracciamo tutti estremamente contenti. Sarei rimasto ore lassù, ma l’aria gelida ci toglie il respiro. Così dopo aver firmato il nuovo libro e fatte le (duecento) foto di rito, ripartiamo lesti ripercorrendo i nostri passi, con una cautela infinita. La neve in cresta non permette errori, fino a che rientriamo nel canale che ci rideposita ripidamente in forcella. Da qui inizia la goduria: la neve ha mollato un poco e così possiamo scendere dolcemente scaricando l’adrenalina passo dopo passo. La più bella e rilassante discesa dalla ripida Forcella Pramaggiore che abbia fatto….certo, a saper sciare… In casera è festa grande, tra pastasciutta, vino e slivovic il tempo passa veloce. Pulito tutto e riordinata la casera scendiamo in Val Settimana sereni e silenziosi, assorti in noi stessi per raccogliere questa grande esperienza in un cassetto della memoria e non perderla mai più. Solo dopo qualche giorno riusciremo a chiudere il cassetto e a riaprire la realtà.
Note conclusive
Le difficoltà sono quelle già descritte: pendenze sui 40 gradi fino in Forcella Pramaggiore, sui 45 nel canale che conduce in cresta. Ramponi, piccozza e casco indispensabili. Così come è fondamentale che il pericolo valanghe sia basso, vista anche l’esposizione a sud. Il dislivello è di circa 1000m il primo giorno, circa 670m il secondo, dalla casera alla cima abbiamo impiegato 1.30 ore.