Relazione di Francesco Polazzo; foto di Jacopo Verardo.
19 aprile 2015.
Premessa
Ci arriva un’email da Giorgio in cui veniamo invitati ad un’uscita. L’obiettivo è una rampa sotto degli impressionanti strapiombi che taglia a metà la parete sud di Cima Cappena (anticima sud del Frascola). La salita è un’incognita: nessuno, da quando la montagna è stata creata, è mai passato per questo itinerario, esclusi gli ungulati e altri animali. Impossibile per noi rifiutare un simile invito.
Il Cenglon e Cima Cappena
Dal lago del Ciul, nel cuore della selvaggia Val Tramontina, ci incamminiamo lungo il sentiero CAI393, che presto abbandoniamo per dirigerci alla Stalla Val Curta. Siamo in quattro: Giorgio Gongo, Alberto Bracciodiferro e i due Salvadis Jacopo Barbarossa e Francesco Il Pola. Proseguiamo lungo la labile traccia sporadicamente segnata da vecchi bolli rossi risalendo per il ripido bosco alla base del Ciucul dal Cuel Flurit, ed in un paio d’ore siamo in forcella Vualt da li Chân, dove ci accoglie un superbo panorama sulle Caserine e sul Dosaip. Svoltiamo a destra e, dopo un traverso, risaliamo un canalone fino al suo termine, per poi sostare brevemente in Forcella del Cuel Flurit 1471m. Già che siamo qui facciamo una breve visita sul panoramico Ciucul dal Cuel Flurìt 1527m, seguendo un’evidente traccia che si stacca dalla forcella verso sud. Dalla forcella ripartiamo seguendo la traccia ed arriviamo fino alla base del Rugòn, dove è possibile rifornirsi d’acqua; poi proseguiamo tenendoci sotto una parete, lungo una sorta di bancata coperta di mughi, finché questa non termina nel colatoio che scende direttamente dalla rampa che intendiamo percorrere. Lo risaliamo con una salutare ginnastica tra i massi ed in breve ci ritroviamo al vero e proprio attacco della via. Siamo dentro l’Avventura, ci sentiamo vivi, un po’ impensieriti dalle varie incognite, ma siamo venuti qui per questo e siamo felici. Galvanizzati dall’ambiente suggestivo che ci circonda e ci sovrasta percorriamo la rampa, che si rivela essere un cengione sormontato da strapiombi inquietanti e da pareti immense che gocciolano stalattiti di ghiaccio. Le difficoltà si concentrano su due paretine che interrompono il cengione e raggiungono il II+. Al termine dello stesso si trova un magnifico Landre che promuoviamo a sede sociale. Finite le incognite, Giorgio ha già pensato al nome da assegnare al cengione: Cenglòn dai Salvadis. Onorati e lusingati, riprendiamo a salire verso la vetta senza percorso obbligato fino all’anticima (ometto); poi con facile arrampicata mista a mughi saliamo Cima Cappena 1925m.
Monte Frascola e Aquila di Tramonti
Dopo una meritata sosta, sfruttando la Cengia Cappena, ci caliamo in Forcella della Madonna per poi prendere il sentiero CAI 392 e salire velocemente in Cima al Frascola 1961m. Foto di rito, tiriamo su la croce che avevamo trovato rovesciata dalle intemperie. Questa, seppur sia la cima maggiore del raggruppamento appare ora, dopo l’avventura mattutina, d’importanza secondaria. E’ evidente lo stupendo panorama che vi si può ammirare, così come l’isolamento e la lontananza dal mondo circostante, tuttavia il sapore della ricerca e della scoperta danno un gusto unico all’animo curioso, coprendo così il piacere di salire una pur meritevole cima. Ripartiamo verso la Forca del Frascola, la strada è ancora lunga. Scendiamo il successivo canalone innevato e vinciamo le due brevi risalite che ci depositano in vista della Forca. Per non perdere quota verso la piana della Cjampis cavalchiamo una bella cresta coperta da una fitta chioma di mughi, dalla quale però già ammiriamo le dolomitiche pareti dell’Aquila di Tramonti; essendo qui, pare un peccato non salirvi. Così lasciamo gli zaini in Forca del Frascola e Giorgio ci guida volentieri fino in cima, solcando prima un’esile cresta esposta, e vincendo poi la rampa che conduce in vetta 1616m (croce e libro). Torniamo alla Forca del Frascola facendo attenzione a non scivolare visto che c’è ancora della neve dura, e scendiamo per il sentiero CAI 386, che prima segue lo scomodo fondo del grande canalone che scende dalla Forca, e che poi ne esce per passare alle Stalle Giavons 1051m (scoperchiate purtroppo dal vento, che ha vanificato un ottimo lavoro di ristrutturazione). Infine scendiamo fino a Frassaneit di sopra, e da qui ritorniamo lungamente alla diga. Che giro stupendo!
Note conclusive
Un giro che, se fatto con le condizioni da noi trovate, è quanto mai vario: sentieri CAI, prati ripidi, tracce incerte da seguire, mughi, arrampicata, neve (piccozza e ramponi) e molta avventura. Noi abbiamo impiegato circa 11 ore per completare il percorso, compiendo un dislivello in salita di circa 1800 metri con uno sviluppo veramente notevole.
Ringraziamo ancora Giorgio per l’invito e per la stupenda idea!
Bibliografia/Sitografia
Giorgio Madinelli, Alta Valle del Meduna.
Complimenti! “Giretto” molto bello, wild e sicuramente appagante! Guida chiara e che lascia trasparire l’entusiasmo e l’avventura!
Grazie Andrea del passaggio! Sono le avventure che più ci piacciono in montagna.
Jacopo.