Monte Popera 3046m – Via normale in condizioni invernali

“…Tutte le arti aspirano alla condizione della musica, che non è altro che forma. La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’ imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse il fatto estetico.” Jorge Luis Borges

Relazione di Claudio Betetto.

E’ metà novembre e il maltempo ormai imperversa da due settimane abbondanti, non un giorno di sole pieno, temperature elevate e neve, in Dolomiti, sopra i 2300-2500 metri.

Finalmente dall’analisi meteo vedo una via di uscita a metà della settimana successiva: sembra una bella tregua anticiclonica. La mente comincia subito a lavorare ed il primo pensiero va al Popera, un 3000 delle Dolomiti di Sesto, meta frequentata d’estate perché relativamente semplice, ma repulsiva e proibitiva d’inverno a causa della lunghezza del percorso e della notevole ripidità finale. Questa vetta è stata salita per la prima volta, lungo quella che ora è considerata la via normale, dalla guida alpina Santo Siorpaes con Holzmann nel 1874. Per saperne di più su questa grandissima guida alpina clicca qui.

Subito le prime telefonate ai compagni fidati, alla fine saremo io e l’amico Federico. L’ intuizione è buona, alta pressione fino al martedì della settimana seguente, il week end è in salvo. Vista la lunghezza del percorso, l’idea è quella di dormire nel locale invernale del celeberrimo Rifugio Zsigmondy – Comici per tentare la cima il giorno seguente (per saperne di più su chi è stato Zsigmondy clicca qui).

Trovatomi col fido compagno saliamo alla volta della Val Fiscalina, famosa per le temperature gelide che la caratterizzano nelle serene notti invernali . Dovrebbe tuttavia esserci leggera inversione termica cosa che infatti verifichiamo man mano che saliamo lungo il magnifico sentiero che percorre la valle. Alla vista del rifugio siamo sollevati. Qui la temperatura sarà di circa 4 o 5 gradi sotto lo zero e la neve al suolo alta quasi mezzo metro. Entriamo, vi sono 3 letti a castello, nessun tavolo, numerose coperte.  Dopo la cena ristoratrice usciamo a guardare le stelle che si manifestano nel loro splendore più unico, essendo la Luna completamente assente. Non lo esterniamo, ma il pensiero è uno unico. E’ la notte fra il 22 e il 23 Novembre e stiamo per salire alla volta del nostro primo 3000 in invernale (in condizioni invernali per essere precisi).

La sveglia è alle 5, alle 6.10 si parte. La prima cosa da fare è avvicinarsi alla Croda dei Toni per poi effettuare un lungo traverso a sinistra (in estate è un sentiero CAI) fin sotto la forcella Giralba in prossimità della quale si entrerà nella Busa di dentro che ci condurrà diretti in grembo alla nostra montagna.

Mentre traversiamo è un crescendo di colori che lasciano senza fiato. Per prima la Croda dei Toni è illuminata nella sua cima incrostata di neve e ghiaccio come fosse una sciabola luminescente. Veglia su di noi e non possiamo esimerci dal contemplarla estasiati. Poi man mano che saliamo, ci guardiamo alle spalle e scopriamo ogni volta colori nuovi fino ad assistere alla fantastica “ora blu”.Non saliamo alla forcella ma ci spostiamo a sinistra e risaliamo un avancorpo roccioso zigzagandolo. La traccia è ormai poco visibile ma si intuisce. Entriamo ”a naso” nel vallone. A destra, dietro di noi, abbiamo la forcella Giralba, a sinistra si stacca la famosa Strada degli Alpini.  La Croda ci manda il suo augurio, noi lo accogliamo e ci rimettiamo in cammino tenendoci sempre sulla destra( attenzione entrando nella Busa di Dentro a non finire in una ripida gola, passare il più in alto possibile).

Sul fondo, la Busa di Dentro si impenna e noi lo sappiamo ma tentiamo di posticipare il pensiero di questa realtà finchè non ci scontriamo con essa. La progressione diventa assai lenta. Arranchiamo fino a trovare neve dura sotto di noi, dato che stiamo camminando sopra una piccola valanga. Calziamo allora i ramponi e io mi servo anche della piccozza. In breve siamo al passaggio chiave: un canalino stretto e abbastanza ripido (gradato di I+ in estate) dove la neve è mutata di nuovo tornando farinosa. A fatica riusciamo ad averne la meglio sbucando per fortuna sul piano e finalmente in cresta! Dietro di noi comincia ad aprirsi il panorama, siamo a quota 2800 metri, mancano quindi ancora 200 m o poco più. Sono questi i momenti in cui si pensa di mollare. Ma a cosa sarebbe servito altrimenti andare fin lì?

Pieghiamo così a destra tenendoci alti(a sinistra) rispetto ad un canalino che invece useremo in discesa. Il sole sbuca radente e ci abbandoniamo pure a considerazioni di fisica sulla radiazione solare, siamo felici, sentiamo la cima vicina ormai siamo spinti da una forza interiore che prevale su ogni cosa, più forte persino della stanchezza immane che ci pervade perché ho appena visto la croce e l’ ho urlato a Federico che si affretta e incalza 20 metri dietro di me. Sono le 11:10 e siamo in vetta! Scatto alcune delle foto più belle di sempre, il morale è alle stelle ma presto arriva il momento di scendere. Prima correndo e poi annaspando nella neve ripercorriamo il percorso dell’ andata e dopo una breve puntata in forcella Giralba, perveniamo al rifugio necessitosi di proteine e calorie. Stiamo sgomberando quando transita un escursionista solitario, l’ unico in 24 ore.

Durante la discesa ogni tanto mi giro fugacemente ad ammirare la Croda dei Toni e l’ alta Val Fiscalina, già mi pervade la nostalgia, già sento approssimarsi il ritorno alla normalità, fino a quando arriviamo a Sesto e dopo la birra ristoratrice ci dirigiamo verso la nebbiosa pianura.

Ci sono avventure che segnano un punto di discontinuità rispetto a ciò che si è fatto fino a quel momento, rappresentano un gradino con il quale si progredisce e si alza il livello: il Popera è stata una di queste.

Note: salita sicuramente meno lunga e faticosa in estate. Il tempo impiegato dal Comici alla cima è quello che una buona gamba, senza neve, impiega dalla Val Fiscalina fino alla cima. Pur partendo poco prima dell’ alba siamo arrivati a valle al buio. Sicuramente con la neve compatta (e magari un paio di sci) i tempi si riducono notevolmente.

Ringrazio infine l’ amico Federico che mi ha concesso di pubblicare le sue foto per documentare questa salita.

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In partenza dal locale invernale prima dell’ alba
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La Croda dei Toni illuminata dalla prima luce
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Per entrare nella Busa di Dentro bisogna superare a destra quel dosso. Non bisogna salire a forcella Giralba
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Lungo il traverso che porta in forcella Giralba
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Lo spettacolo della Croda dei Toni alle prime luci
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Mi giro a guardare la Busa di Dentro
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Il pendio da risalire, in alto si vede già il canale da seguire( da destra il secondo).
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In un mare bianco
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La pendenza si fa consistente
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Il canalino
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Lungo il traverso che ci permetterà di evitare un canale che invece useremo in discesa
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In cima!!
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Le Tre Cime di Lavaredo viste dalla cima
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Cima Undici con la sua croce che risplende
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In discesa si corre!!
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Il traverso per tornare da forcella Giralba al rifugio, visto alla luce del giorno
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Il rifugio Zsigmondy-Comici, accogliente riparo
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Scendendo, la Val Fiscalina è già nell’ ombra

 

 

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