Relazione e foto a cura di Claudio Betetto e di Riccardo Sarain detto Jin.
Premessa
questoitinerario si svolge in uno degli ambienti che più mi hanno colpito e più amo: quello delle Dolomiti di Sesto. E’ un percorso che permette di fare un giro completo attorno al massiccio del monte Popera (3046m). Si parte dal rifugio Lunelli (1568m) e si percorre prima la ferrata Roghel e poi la Cengia Gabriella arrivando al rifugio Carducci (2297m), dove noi abbiamo deciso di pernottare. Da qui si scollina di nuovo in versante Pusteria e si affronta la fantomatica “Strada degli Alpini”, meta obbligatoria per un alpinista dolomitico!
L’ anello si chiuderebbe infine raggiungendo il Passo della Sentinella (2717m) e ritornando da dove si è partiti. Noi, causa neve, non abbiamo raggiunto il suddetto passo ma abbiamo allungato per i prati di Croda Rossa e in qualche modo siamo arrivati a destinazione ugualmente.
1°giorno
Sono circa le 7 del mattino di un giorno di metà Luglio quando Jin ed io partiamo dal Rifugio Lunelli in Val Grande, Comelico. Il sentiero che sale al rifugio Berti (1950m) è ancora deserto e ci godiamo l’ aria ancora fresca e lo spettacolo delle cascate che scorrono impetuose, complice uno scioglimento della neve ancora in atto. Rimontato il primo avancorpo roccioso, sulla destra abbiamo il rifugio ma tiriamo dritti e risaliamo il ghiaione che porta fin sotto le pareti seguendo dei bolli. Ci teniamo prima sulla destra per poi risalire una rampa verso sinistra e poco dopo troviamo l’ attacco della ferrata Roghel segnato con bollo e freccia rossi.
Si inizia subito con un traverso su neve bello ripido che senza cavo richiederebbe l’ uso di ramponi e piccozza. Poi sono alternati tratti in traverso con pezzi più ripidi ma mai difficili. Sono presenti staffe e pioli nei punti più ostici. Incontriamo il gestore del rifugio che ha appena ripercorso la ferrata per sistemarne alcuni tratti, evidentemente lesionati dall’ inverno nevosissimo. In breve arriviamo alla forcella Piccola di Stalata (2650m). Siamo a cavallo fra Comelico e Cadore, infatti si scorgono sullo sfondo il gruppo del Ciastelin e buona parte delle Marmarole.
Qui scendiamo in versante Cadore per un canale che troviamo interamente colmo di neve, poi viriamo a destra. Tenendo il biv. Battaglione Cadore (2219m) sotto di noi, attraversiamo il grande Ciadin de Stalata; l’ ambiente è grandioso, siamo al cospetto di colossi rocciosi che incombono su di noi: sono cime poco conosciute ma che evocano nella mia mente immagini di dura lotta a colpi di martello contro la roccia. Superate le ghiaie ci imbattiamo in una brutta visione: per raggiungere la Cengia Gabriella bisogna risalire un canale e traversare a sinistra, tuttavia questo si rivela pieno di neve dura. Non avendo i ramponi dobbiamo inventarci qualcosa oppure bisogna tornare indietro. Studiando bene la conformazione del nevaio scopro che si può passare nello spazio che si è creato fra esso e la roccia che lo contiene. Con alcune manovre degne del miglior contorsionista ci districhiamo fra questi veri e propri seracchi in miniatura (neanche tanto a dirla tutta!) e raggiungiamo la sponda opposta. Iniziamo così la Cengia Gabriella.
Questa costeggia in quota tutta la parete. L’ esposizione è elevata ma il sentiero tutto sommato è sempre largo. Pranziamo in un punto che ci appare strategico nei pressi di alcuni scavernamenti ma ripartiamo velocemente perché la strada è ancora lunga.
Superiamo alcune frane ed il sentiero inizia a girare. Un tratto innevato ci richiede attenzione, un chiodo piantato proprio dove passa il cavo fa pensare a tempi ormai lontani…nel frattempo il temporale è lì in fondo verso il Cridola, nerissimo.
L’ ultimo tratto di ferrata è in discesa e comincia a piovigginare ma per fortuna smette subito. La sorpresa è proprio nella parte finale dove bisogna scendere un canale in cui la neve ha completamente nascosto il cavo d’ acciaio e la pendenza è considerevole, tuttavia si riesce a gradinare abbastanza bene perché sono le 5 del pomeriggio. Qualche brivido, considerata la fine che si farebbe scivolando nelle voragini che si aprono sui bordi del nevaio e siamo giù. In breve raggiungiamo il rifugio Carducci. L’ orario è veramente improbabile e Jin mi confessa che sarebbe stato meglio partire prima, ma ormai c’ è poco da stare lì a rimuginare: è andata bene e il temporale non ci ha sorpresi, la lezione l’ abbiamo imparata. Pernottiamo comodi, immersi in una bellissima atmosfera gustandoci una cena squisita.
2 giorno
Sveglia prestino ma non troppo e vista l’ alba sulla Croda Berti-Cima d’ Auronzo, ci dirigiamo in Forcella Giralba (2431m): il versante Nord ci rivela un paesaggio ancora “tendente all’invernale” con il lago mezzo ghiacciato! Ci teniamo abbastanza in quota e seguendo delle bandierine usate come segnavia passiamo davanti alla Busa di Dentro. Confesso che avrei voluto salire in cima al Popera ma stavolta non è il caso, così proseguiamo imboccando la Strada degli Alpini: questa è un fantastico camminamento, attrezzato in buona parte, che attraversa in quota tutto il massiccio passando sotto a cime dai nomi aspri e duri di “Mitria” e “Spada”.
Inizialmente il percorso si svolge su sentiero normale, poi una volta arrivati sulla cosiddetta Cengia della Salvezza, inizia il cavo, peraltro secondo me totalmente inutile in molti punti. Non possiamo rimanere indifferenti al passaggio de “ La Croce” o “I vecchi pettegoli che bofonchiano” , una rientranza nella roccia che già conoscevo per averla vista per la prima volta in alcune foto d’ epoca del nonno.
Troviamo parecchia neve in concomitanza della Busa di Fuori (il gestore del Rif.Carducci ci ha detto che sono andati lì con la fresa per aprire il sentiero!!) ma riusciamo a cavarcela bene e arriviamo alla Forcella Undici (2650m); un pensiero va ai caduti nella Grande Guerra. Qui io sono molto tentato a proseguire verso il Passo della Sentinella ma Jin non si fida per via della neve. Ha inizio così una lunga discesa…Puntiamo ai Prati di Croda Rossa, prima scendendo le ripide ghiaie che dalla forcella portano fin sul limitare del bosco e poi virando a destra facendo un saliscendi fra i fiori e i profumi di un’ Estate che ha tardato a farsi vedere.
L’ arrivo ai prati è un sollievo e mangiamo prendendo tutto il sole che possiamo, poi imbocchiamo il sentiero CAI 15 che costeggia alla base le rocce della Croda Rossa di Sesto. Lungo la strada facciamo sosta su un bellissimo masso attrezzato con spit e a mò di ferrata, poi scendiamo al Passo Monte Croce Comelico (1636m) . Da qui decidiamo di fare la strada bassa e proseguiamo brevemente lungo la statale, poi seguiamo il segnavia 155. Sbagliamo strada e andiamo ad impantanarci fra le erbe alte del prato di una malga. Sconsolati scendiamo e troviamo la via giusta, ancora salita e poi finalmente ci rendiamo conto che la discesa questa volta è quella buona, quella che ci porterà al Rif. Lunelli. Saranno le 16 30 che apro la portiera della macchina, vorrei chiamare i genitori in pensiero ma la batteria del cellulare è andata e il telefono di Jin ha finito inspiegabilmente il credito: non mi resta che usare il telefono del rifugio per il quale mi fanno anche pagare. Stremati ma felici scendiamo a valle anche se Jin dentro di sè probabilmente sta maledicendo me e i miei giri.