Relazione di Jacopo Verardo e Francesco Polazzo; foto di Jacopo Verardo.
8 settembre 2014.
Introduzione
“È la somma montagna dell’Oltrepiave, così grande da riassumere soltanto col proprio massiccio un’estensione non minore d’altri gruppi dolomitici piuttosto in voga.” Così la descrisse Luca Visentini nella sua magnifica monografia.
È la Regina delle Dolomiti Friulane e già da quando muovemmo i primi passi sulle cime di questo magnifico raggruppamento il desiderio di salirla ci animava. Così nella tarda estate del 2014 uno squarcio di bel tempo ci ha permesso di esaudire questo sogno. Scegliamo di salirvi per la via comune dal Bivacco Greselin, compiuta per la prima volta dalla guida Santo Siorpaes con Holzmann nel 1874, la quale oppone difficoltà di II grado e quasi 2000 metri di dislivello.
Relazione
Partiamo presto da Ponte Compol infilando gli scarponi alla luce dei fari dell’auto e imbocchiamo il sentiero (inizialmente una stradina forestale) CAI 374 che sale comodamente verso la Casera Lodina. Dopo circa 300m di dislivello incontriamo il bivio con il sentiero 358, sul quale ci immettiamo e che porta in leggera discesa a raggiungere il fondo della Val del Compol. Qui l’alba ci sorprende e infiamma il Duranno che sbuca ad Ovest. Ora bisogna attraversate il torrente per proseguire in sinistra orografica; noi abbiamo trovato il fondo del torrente completamente dissestato, mancano i segnavia, quindi basta trovare la traccia sulla sponda opposta senza indugiare troppo. Da qui, attraversando poco dopo nuovamente il torrente, risaliamo la evidente traccia che in 2.30 ore circa ci conduce al bivacco. Questo sentiero seppur ripido, scomodo e faticoso, permette di risalire una vallata selvaggia e affascinante, regalando degli scorci molto suggestivi sulla Val Cellina e sulle imponenti pareti delle Ciazze Alte e del Nodo Vacalizza.
Dopo una breve pausa al bivacco, posto nello stupendo Cadin dei Frati e dal quale si gode di una vista unica (già fin qui potrebbe essere una gita molto appagante), proseguiamo risalendo i prati alle sue spalle ed infilando un evidente canale ostruito da vari massi che superiamo in elementare arrampicata (quasi I grado). Così imbocchiamo una evidente traccia che, prima risale dei prati ripidi coperti di stelle alpine, poi passa alla base di una paretina sfruttando una sorta di cengia e perviene nel Alto Cadin dei Frati in corrispondenza dell’omonima forcella. Subito restiamo stupiti dal clamoroso panorama sull’intero Cadore e sul Re il Duranno, che da qui appare enorme ed inespugnabile. Lasciamo questo posto magnifico inoltrandoci nel cadin e costeggiando la parete che lo racchiude. Ora le possibilità sono due: risalire il primo canale che si incontra sulla sinistra, il quale è bollinato, ornato di una targa commemorativa e di una penzolante corda marcia (II+); oppure proseguire alla base della parete lungo la traccia ed imboccare l’ultimo canale, lungo più di 100m. Noi scegliamo la seconda opzione e risaliamo il suddetto canale, il quale presenta un attacco di II grado su placca esposta (chiodo di passaggio e due chiodi di sosta a fine placca); successivamente entriamo nel solco, ora meno esposto, che risaliamo con inevitabile quanto divertente arrampicata fino alla sua sommità superando passaggi discontinui tra il I e il II grado. Comunque al suo interno sono presenti due soste su chiodi e una (quella alla testata del canale) su masso, oltre a quella sulla placca iniziale. Ne usciamo a sinistra e raggiungiamo il meraviglioso quanto sospeso Cadin de Meso. Proseguiamo obliquando verso Nord (sinistra) seguendo gli ometti, e superando gli ultimi facili passaggi di I grado e il ripidissimo ghiaione del Cadin Alto giungiamo in vetta dove ci accoglie un Cristo delle Vette scalfito dalla folgore. Suoniamo anche la piccola campana! Il panorama è assurdo, a 360° e la giornata è superba! Tanta è la felicità per aver raggiunto questo obiettivo che restiamo a goderci il caldo sole settembrino per più di un’ora. Firmato il libretto di vetta e scattate le foto di rito scendiamo lesti per la via di salita, facendo anche due doppie nel canale-chiave. Al Greselin ci rilassiamo ancora un po’ prima di scendere per l’infernale sentiero 358, che non permette distrazioni sia per la ripidezza sia per alcuni tratti esposti sulla forra sottostante. Concludiamo la giornata con i piedi a mollo a Ponte Compol e una bella birrona fresca per brindare a questa grandiosa giornata!
Cima dei Preti…torneremo!
Note conclusive
Questa cima ripaga ampiamente il notevole sforzo fisico che serve per salirvi. Le difficoltà sono quelle già descritte: passaggi dal I al II grado, anche esposto. In salita non abbiamo usato la corda, mentre in discesa ci siamo calati con due doppie. Il dislivello è di circa 2000m, noi abbiamo impiegato 4.45 ore in salita comprese le soste. È una vetta al limite dell’escursionismo: necessita di allenamento fisico e mentale, e un minimo di dimestichezza con la corda.
Bibliografia / Sitografia
Luca Visentini, Dolomiti d’Oltrepiave;