Becco Meridionale della Tribolazione, Via Grassi Re – La Cattedrale Infuocata

Salita del 26 luglio 2017 di Lorenzo Vola e Matteo.
Foto e relazione di Lorenzo e Matteo.

Il Becco

Introduzione
Il Becco Meridionale della Tribolazione è una delle cime più belle e panoramiche delle Graie, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Qui, nel selvaggio vallone del Piantonetto, coi Salvadis era stata fatta una “trasferta” in cui a dicembre 2015 avevamo salito la Punta d’Ondezana e la Becca di Gay; il Piantonetto è un vallone spettacolare che diparte dalla diga di Teleccio vicino alla nota Valle Orco: l’immensità di questa valle, la scarsa frequentazione, i lunghi avvicinamenti, la rendono una meta ambita con una lunga lista di possibilità alpinistiche.
A novembre 2015 provai a salire la via Diamante Pazzo (250m, 6a+) con Ede ma l’impresa non andò a buon fine: ci ritirammo dopo il secondo tiro a causa del poco tempo a disposizione, problema dovuto anche alla difficoltà di avvicinamento in condizioni invernali che ci ha rallentati non poco.
Questa volta sono con Lorenzo: dovevamo partire per la “vacanza friulana” ma il maltempo ci fa desistere e decidiamo di fermarci ancora qualche giorno nelle valli piemontesi: la scelta ricade sul Becco della Tribolazione, si punta a salire la Grassi-Re, una gran classica della parete.

Il Becco Meridionale della Tribolazione

Alla proposta di Lorenzo non ho saputo resistere.
Il Becco della Tribolazione è una di quelle montagne che scava un solco nei tuoi desideri, da cui non riesci a staccare la mente quando ci fantastichi da casa e lo sguardo quando finalmente si giunge alle sue pendici.
Lo zoccolo mette in guardia l’alpinista, mettendolo subito sull’attenti.
Poi arriva quella splendida e dritta parete, compatta, di roccia rossa e spettacolare, estetica. Essere lì in mezzo, persi in questo mare di granito di forme spigolose e compatte, è una sensazione che riempie di gioia, un pizzico di timore e tanta voglia di non smettere mai di vivere certe sensazioni.
Il sogno di ogni amante di roccia e montagna.
A queste cime si deve stare attenti, girarci alla larga, fino al momento in cui si è sicuri di potersi permettere il lusso di essere pronti a viverle.

Descrizione della salita
Partiamo lunedì pomeriggio da Torino già carichi per il ritorno in Friulandia; decidiamo di muoverci in tenda così da essere più vicini il mattino successivo. Giunti al lago di Teleccio (1805m) attraversiamo la diga e prendiamo il sentiero che si snoda in direzione del Becco, ben segnato. Oltrepassiamo l’Alpe Fiumetto (2152m) e ci piazziamo in tenda un centinaio di metri sopra, in un bello spiazzo con acqua. In breve ci infiliamo nei sacchi a pelo e dritti a nanna.
Sveglia alle 5, alle 6 e mezza cominciamo a camminare nonostante il tempo non sia per nulla dei migliori: banchi di nuvole nere ci accompegneranno per tutto il giorno tenendoci al “fresco”; poco male, tanto vale provare poi si vedrà. Per strada, a circa tre quarti d’ora dalla tenda, ci imbattiamo in un altipiano quasi magico, meraviglioso, in cui si dovrebbe tornare per godersi una bella giornata nel verde. Ci mettiamo 1h 45 per giungere alla base dello zoccolo. Ci precede una cordata di Francesi e ci segue una di spagnoli. Attacchiamo lo zoccolo che affrontiamo direttamente e slegati, seguendo a intuito i punti meno ostici (250m circa, II passi di III, 1h). Giungiamo all’attacco della Malvassora (grande ometto), superiamo la cengia e ci portiamo all’attacco della Grassi Re salendo ancora poco meno di 100m per facili roccette verso sinistra. Si giunge all’attacco di un’evidente fessura-diedro (grosso masso con cordini).
Siamo entrambi eccitati e un po’ intimoriti dalla maestosità di questa montagna, il tempo non è dei migliori e ci si aspettava qualche grado in più; poco male, il tempo sembra reggere, ormai ci siamo e si attacca!

L1: Lorenzo parte in ralla dura, anche se il diedro che ci aspetta non sembra per nulla facile. Si rivela infatti un tiro lungo e difficile, delicato, tecnico, e di spalmo. Si prende il diedro fessurato più a sx (VI+ o A0, qualche chiodo di passaggio, passaggio duro in uscita) per poi portarsi più a destra entrando in un secondo diedro, completamente verticale (se non strapiombante) e alquanto liscio.
Partono non poche bestemmie, se il buongiorno si vede dal mattino… Sosta comoda su terrazzino (45m, VI+ o A0, VI obb).

L2: Il secondo tiro sembra più abbordabile, forse perchè siamo superati dagli spagnoli che velocissimi giungono alla sosta successiva mostrandoci i passaggi più ostici. Qui si parte su una parete verticale con splendidi passaggi atletici e appigliati per poi deviare a destra in traverso non banale ma stupendo, che regala bellisime emozioni (30m, V+).

L3: Tiro in traverso, corto ma scomodo. Si punta a destra salendo qualche metro per poi ridiscendere (passo scomodo, V+ o A0).
Qui si continua verso destra in orizzontale con passi non banali ma molto belli e ammanigliati fino a giungere in sosta risalendo di qualche metro (15m, V obb).

Qui comincia a cadere neve che però non ci desta troppe preoccupazioni. Il fenomeno non è intenso e il meteo sembra abbastanza stabile, decidiamo quindi di proseguire (comunque sia calarsi da qui non sarebbe il massimo visti i traversi appena compiuti).

L4: Si supera a sx la parete di fronte (V), aggirandola per poi prendere lo scomodo cengia/diedro appoggiato ascendente inizialmente scomodo, poi più ammanigliato e comprensibile (IV+). Proseguire poi verticalmente fino a una cengia erbosa dove si incontra la sosta (40m, VI).

L5: Dalla cengia seguire il facile diedro di sinistra per poi percorrere il diedro più verticale a destra sbucando su un terrazzino intuitivo. Alla fine del tiro si vede il primo chiodo del tiro sucessivo, la S5 si trova a sinistra di questo chiodo (30m, V+ pp. VI).

L6: Splendido tiro verticale, ben ammanigliato, con passaggi a volte un po’ lunghi ma intuibili. Lunghezza davvero bella e goduriosa (30m, V+).

Giunto in sosta la neve comincia a cadere in modo consistente, accumulandosi sulle prese e bagnando inevitabilmente l’ultimo tiro. Porc…!! Che fare? Lorenzo comincia a salire, decideremo poi sul da farsi.

L7: Il tiro è davvero duro, la neve che cade persistente non aiuta. Si attacca un diedro camino che ricorda il primo tiro, molto tecnico e di spalmo.
Superata la metà del tiro si trovano diversi chiodi con cordini su cui ho azzerato senza nessuna dignità, ma le condizioni non permettevano di fare molto diversamente!

Giungiamo in vetta super infreddoliti ma contenti di esserci entrambi. Scattiamo la foto di rito e ci buttiamo a bomba sulle doppie, non c’è un secondo da perdere!

Scendiamo dall’ultima sosta con una calata di 50m che ci porta fino alla sosta di L5. Qui con un’altra doppia, più corta, giungiamo alla sosta di L3 che con un’ultima lunga calata (55m) ci porta alla base della parete superando uno splendido tetto che sporge di diversi metri.

Bellissima salita pienamente alpinistica: lungo avvicinamento -per nulla scontato-, via non così lunga ma su roccia eccezionale e in ambiente d’alta quota, su diedri impressionanti e quasi spaventosi. Gli scorci sul Monviso e le montagne circostanti sono davvero unici. Un’ascesa assolutamente eccezionale e, per mio personale parere, tra le più belle scalate che può offrire l’ambiente montano occidentale!
Come sempre, grande Lole che ha tirato per tutta la via senza dire bah!!

Note tecniche
Serie di friend completa fino al 3 BD, raddoppiate misure medio grandi. Chiodi e martello per noi inutili; per il resto, solito materiale alpinistico. La completa esposizione a Sud mantiene la parete pulita anche nei mesi invernali, cosa da tenere in considerazione.

Appena partiti dalla diga di Teleccio
Quasi giunti al pianoro dove poi abbiamo lasciato la tenda
Quasi allo zoccolo
Lui è lì che ci aspetta
Sullo zoccolo
All’attacco della Grassi Re
I diedri del primo tiro
Il panorama mozzafiato
Cima! Stavolta ce l’abbiamo fatta… Nonostante sta neve improvvisa!
Angoli meravigliosi
Panoramica la mattina, giornata spettacolare. Peccato doversene andare…
Particolare della parete Sud del Becco. Si scorge l’attacco della Malvassora (fessura centrale), la Diamante Pazzo (dx strapiombo bianco) e della Grassi Re (fessure diedri a sx del medesimo strapiombo bianco, attacco più in alto)

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