Nel precedente articolo abbiamo parlato della differenza fra pericolo e rischio, del fattore umano nel provocare la valanga, del fatto che i gradi di pericolo più subdoli sono il 2 e il 3 e del metodo 3×3 di riduzione del rischio (Vedi –> Pericolo e Rischio – Riduzione del rischio).
Oggi approfondiamo i concetti di rischio, apprendimento negativo e trappole euristiche.
Il rischio può essere:
- Oggettivo, influenzato dalle condizioni meteorologiche e ambientali, temperatura, tempi e modalità di percorrenza, carico antropico (conseguenze più elevate);
- Soggettivo determinato da perdita di contatto con la realtà, competitività ed agonismo spinto, elevata propensione al rischio cieco, affidamento alla tecnologia, concentrazione insufficiente;
- Percepito, pericoloso perché falsa la percezione del vero rischio: questa è alta appena inizia l’esposizione allo stesso, poi l’abitudine porta a sottovalutarlo. Il rischio reale resta tuttavia sempre lo stesso.
Il rischio percepito è funzione di:
- Conoscenza del rischio specifico;
- Passata esperienza con il rischio specifico;
- Propensione individuale al rischio;
- Valutazione sulla probabilità di esposizione al rischio in una situazione e condizione specifica;
- Grado di confidenza nella decisione in relazione al livello d’incertezza per quella situazione,
- Influenza dei media e altri elementi sociali.
Si è visto che il 69% degli incidenti avviene su pendii comunemente frequentati, nel corso della stagione, dalle vittime, a testimoniare come un’eccessiva confidenza con il terreno ed il rischio porti ad una sua sottostima (Chiambretti, 2015). Quasi sempre l’incidente avviene quando rischi percepito e reale non coincidono.
In questa situazione complessa si inseriscono anche altre due variabili.
- Apprendimento negativo che porta a commettere errori in quanto precedentemente gli stessi non hanno portato a conseguenze gravi. <<Sino a quando si scia senza causare distacchi è impossibile sapere quanto si è stati vicini all’evento. Questo induce ad una conclusione errata: se ho potuto sciare su questo pendio nelle attuali condizioni, allora è sicuramente stabile. Il ripetersi di simili eventi porterà inevitabilmente all’incidente>>(Anonimo)
- Trappole euristiche, nient’altro che scorciatoie mentali usate automaticamente per colmare il divario fra la limitatezza cognitiva e il mondo esterno. In linea generale, più la situazione è complessa ed ambigua, più si tende a decidere in modo intuitivo, non ragionato e del tutto soggettivo, mediato dai “protocolli di azione” stabiliti e trasmessi dal nostro modello culturale, spesso quindi basati su luoghi comuni che diventano fonte di rischio ed un ostacolo alla corretta risoluzione del problema.
Comuni trappole euristiche sono (Chiambretti, 2015):
- Familiarità: <<siamo sempre passati di qui>>. Invece di cercare le scelte e i comportamenti più adatti alla situazione del momento si tende a ricondursi e a ripercorrere scelte precedenti;
- Eccesso di determinazione: << ormai siamo arrivati fin qui>>, << dai che manca poco>>. Una volta presa una decisione le altre devono essere conseguenti ad essa perché ormai sembrano più ovvie;
- Consenso sociale: si è generalmente più aggressivi e disponibili al rischio in presenza di persone che stimiamo e ammiriamo o che amiamo;
- Competitività sociale;
- Aura dell’esperto: << Sa sciare bene, quindi saprà valutare dov’è il pericolo…>>;
- Istinto gregario – Potere del gruppo: << Non so bene chi prende le decisioni ma siamo in gruppo…>>. Più è grande il gruppo tanto maggiore è il rischio. Oltre al fatto oggettivo dell’aumento della probabilità di incidente derivante dal numero, aumentano le possibilità di comportamenti indisciplinati e al contempo si riduce molto la percezione del pericolo.
- Sindrome del cavallo (fretta di tornare indietro), sindrome del lupo solitario (il primo va veloce e i meno allenati si espongono a rischio più alto), sindrome dell’orso (chi va da solo, soccorso difficile).
Nella vita quotidiana l’euristica è quindi conveniente, tuttavia non va bene in un contesto di alta montagna con rischio reale elevato. Cosa fare allora???
La chiave per risolvere l’enigma decisionale è l’esperienza. Essa infatti permette sia di memorizzare una serie di “situazioni tipo” che facilitano il processo decisionale alla luce delle conoscenze e delle capacità apprese durante l’addestramento, sia di acquisire l’abilità di imparare e di modificare comportamenti e pratica quotidiana in funzione del vissuto (Chiambretti, 2015).
Bibliografia:
Chiambretti I. (Bormio, 19 – 23 gennaio 2015). Corso per Osservatore Nivologico, Modulo AINEVA 2a