Torre Germana – Via Boccalatte

 

Salita effettuata il 20settembre 2015 da Matteo De Piccoli e Massimo Emiliano D’Elia.
Foto e Relazione di Matteo De Piccoli

Torre Marta e Torre Germana
Torre Marta e Torre Germana

Introduzione
La Torre Germana è situata in Valle Stretta, una laterale della Val di Susa, che si raggiunge superando Bardonecchia.
Questo stupendo torrione calcareo si erge proprio di fronte alle mitiche “Pareti dei Militi” e fu salito da G. Boccalatte M.Piolti, M. Rivero 1935 e in suguito ritoccato dal Fortissimo (G. Gervasutti) nel 1936.
La salita è diventata una grande classica nelle Occidentali, un po’ per la roccia di tipo calcareo, circostanza inusuale in questo ambiente, un po’ perchè da queste parti torri di stampo “dolomitico” non ce n’è così tante… L’arrampicata è piacevole e l’ambiente meraviglioso, una via stupenda che merita di essere salita e apprezzata, ripercorrendo i passi dei grandi che l’hanno aperta ormai ottant’anni fa.

Descrizione della salita
Partiamo da Torino diretti a Bardonecchia, arrivandoci verso le 8.30. Non abbiamo fretta, sappiamo infatti che la Torre è prevalentemente esposta a sud-sud ovest e fino alle undici non si prende sole: a Bardonecchia la temperatura è alquanto frizzantina e optiamo per una meravigliosa colazione prima di dirigerci alla meta.
Proseguiamo per Melezet e poi giunti al bivio per il Colle della Scala giriamo a sinistra imboccando la strada che porta in Valle Stretta. Impossibile non rimanere impressionati dalle “Pareti dei Militi”, banco di prova per gli alpinisti piemontesi per molti anni: questo immenso comprensorio calcareo, verticale e a tratti strapiombante è un banco di prova riservato ad alpinisti con un certo pelo… Proseguiamo fermandoci fino a una bergerie lasciando l’auto vicino a un ponte che attraversato porta al sentiero di nostro interesse. Quest’ultimo costeggia il fiume per una decina di minuti, poi va abbandonato per prendere il ghiaione a sinistra dove si erge la Torre Germana, evidente (ometto con bollo).
Si risale faticosamente il ghiaione: meglio sarebbe, finchè si può, salire dal sentiero che risale il bosco più a sinistra. Si giunge in prossimità della Torre (40 min) e si taglia a destra (sud) seguendo la traccia e gli ometti. Ci si porta ad una cengia un po’ erbosa, l’attacco è vicino alla Torre della Monaca (più precisamente vicino alla piccola forcella tra la monaca e le pendici della Torre Germana).

L1 (II) : Si attacca per facili rocce risalendo inizialmente verso Est. Si giunge in breve ad un piccolo “altipiano” erboso dove attacca la via vera e popria (uno spit seminascosto dietro una roccia).

L2 (IV) : Comincia il divertimento: il primo tiro sale verticalmente un diedro camino non troppo impegnativo, circa a metà si trova uno spit, ma il tiro è facilmente integrabile; si giunge a una cengia dove a sinistra si nota la sosta abbastanza evidente.

L3 (IV+, passi di V): Si attacca la perete verticale fino a giungere al primo spit; qui si incontrano dei passi non banali ed esposti, ma gli spit presenti in loco aiutano decisamente (2 abbastanza ravvicinati). Superate le difficoltà in breve si giunge alla sosta.

L4 (IV) : Si prosegue attaccando la parete appoggiata a destra della sosta, risalendola e portandosi a un piccolo pulpito. Si continua a salire la parete verticalmente, giungendo a una “forcelletta”: risalendo la punta più alta (Torre Marta) vi si trova un cordino sistemato sulla punta, prendendo invece a destra (direzione Est) si scopre la sosta attrezzata con catena per la calata di 15m. Si trova una protezione intermedia in loco ma integrabile.

L5 (IV) : Dalla sosta si risale verticalmente la paretina, mai troppo difficile. Dopo qualche metro si incontra un primo spit, poi un vecchio chiodo. Si giunge infine alla sosta comoda ma molto esposta, vista la sottostante alla parete rivolta a Nord Ovest che strapiomba vertiginosamente.

L6 (passo di V+, poi IV+)/ L7 (IV): Si inizia subito sul duro, primo passo obbligato leggermente strapiombante, unto e non banale. Lo spit immediatamente vicino alla sosta permette di superare il passaggio con un po’ più di serenità. Proseguendo obliquando un po’ a destra si affronta una placchetta (altro spit) e poi si giunge alla sosta; così facendo il tiro è molto breve. Si può concatenare quindi il tiro successivo che presenta difficolà minori. Un’alternativa, superato il passo iniziale e superato anche il secondo spit, può essere quella di proseguire per cresta bypassando la sosta (situata più a destra -dir. Sud-); le difficoltà rimangono circa
uguali.

L8 (V-) : Giunti in sosta si risalgono un paio di metri in una piccola fessura. Si attraversa a destra aggirando un ostacolo roccioso per cengia comoda ma un po’ esposta; subito dietro si scorge un chiodo. Qui si nota, evidente, una stupenda fessura in placca da affrontare direttamente; non banale ma facilmente integrabile, si trova un cordone su sasso incastrato in loco circa alla sua metà. Superata la fessura si arriva a uno stupendo pulpito, molto panoramico, in cui si trova la successiva sosta.

L9 (passi di IV+, poi IV): Si affronta verticalmente la parete ignorando il chiodo “arrugginito” visibile dalla sosta e sfruttando invece lo spit posto appena sopra. Passo unto in particolare per i piedi, non scontato. Si incontra poi un altro spit e si prosegue fino alla sosta successiva. Da qui conviene recuperare le corde e per facili roccette attraversare a destra, giungendo a un piccolo prato dove si nota la paretina verticale dell’ultimo tiro.

L10 (IV) : Si sale la paretina direttamente, con difficoltà mai eccessive. Si trovano due spit e un chiodo intermedi. Arrivati alla sommità attraversando a destra si raggiunge la cima.

Discesa
Dalla vetta principale guardare ad Est e proseguire cercando gli ometti. Non è il massimo ma infilandosi nel canalone fino all’ometto dietro un roccione con una piccola spaccatura si trova la catena con spit, da cui si efettua la calata.
Noi ci siamo calati per una trentina di metri verticalmente (passando accanto a una grossa stallattite di petra che non rimarrà lì ancora per molto) attraverso un intaglio formato da spuntoni, evitando il canale sassoso che si ha sulla sinistra, fronte alla montagna. Per disattenzione nostra e descrizioni non chiarissime cercavamo una cengia sulla sx (direzione sud) che non abbiamo trovato. Abbiamo quindi deciso di continuare a scendere prima fino a un albero con vecchio cordino e maglia rapida (35-40m), poi avvistando uno spuntone con numerosi cordini con maglia rapida abbiamo deciso di continuare la doppia ed arrivare sin lì. Da qui un’altra calata verso sud a raggiungere i prati in direzione della “monaca”, dai quali pensavamo di arrivare direttamente (sporgendosi infatti dal masso con cordini si riesce a scorgere la tipica figura rocciosa guardando verso Ovest). Calati fino alla base dei balzi rocciosi continuiamo, corda in spalla, a scendere lungo i pendii, notando che questi terminano con un salto di una quindicina di metri. Vista l’ora abbiamo optato per lasciare in loco una fettuccia con maglia rapida, calandoci da un grosso spuntone. Giunti finalmente ai prati ghiaiosi sottostanti la Torre siamo risaliti rapidamente alla Monaca recuperando gli zaini e correndo letteralmente sul ghiaione, arrivando alla macchina appena prima del buio.
Da relazione la calata andava effettuata tenendosi a DESTRA (viso alla parete, quindi direzione Nord) giungendo a un cengia dove si trovava una catena che calandosi per pochi metri portava alle ghiaie. Questa cengia dovrebbe essere segnata da ometto (che noi non abbiamo individuato).

Note tecniche
La via di salita presenta difficoltà pressochè costanti, i punti più critici sono in L3 ed L6 per nulla banali, resi più
difficoltosi anche a causa dalla roccia unta. Personalmente essendo poco abituati alle fessure ho trovato che il tiro L8 presentasse difficoltà meno concentrate ma più continue, comunque globalmente superiori alla media della via.
Usati nuts piccoli, friend piccoli e medi, fettucce/cordini. La via è protetta nei punti giusti, e dove mancano spit/chiodi si integra agevolmente. Generalmente sono stati usati 3-4 rinvii per tiro, utile qualcuno di più per “allungare” anche se essendo i tiri abbastanza verticali difficilmente si creano forti attriti.
In diversi punti le prese sono un po’ unte ma mai eccessivamente; la roccia complessivamente è buona, ponendo attenzione è difficile trovarsi con gli appigli in mano, anche se è bene prestare attenzione perchè in diversi punti si muove qualcosa. Casco necessario.

 

Il ghiaione risalito sottostante la torre
Il ghiaione risalito sottostante la torre
L'impressionante "Parete dei Militi" (palestra dell'alpinismo piemontese per lungo tempo) e la Guglia Rossa in secondo piano: "Ricordo alcune magnifiche giornate, veramente ricche di soddisfazione e di amicizia sulle gialle muraglie della Militi in Valle Stretta....e come sovente, sperduto fra grandi placche glabrr, alla ricerca minuziosa di un buco o di un' esile fessura per procedere, non avessi affatto la sensazione di arrampicare in palestra: avrei potuto essere sul Capucin o sulla Torre Trieste..." Gian Piero Motti
L’impressionante “Parete dei Militi” (palestra dell’alpinismo piemontese per lungo tempo) e la Guglia Rossa in secondo piano:
“Ricordo alcune magnifiche giornate, veramente ricche di soddisfazione e di amicizia sulle gialle muraglie della Militi in Valle Stretta….e come sovente, sperduto fra grandi placche glabrr, alla ricerca minuziosa di un buco o di un’ esile fessura per procedere, non avessi affatto la sensazione di arrampicare in palestra: avrei potuto essere sul Capucin o sulla Torre Trieste…” Gian Piero Motti
In uscita da L2
In uscita da L2
La punta di Torre Marta, a destra e a sinistra si scorge l'anello di calata. La sosta da cui parte L5 è subito sotto
La punta di Torre Marta, a destra e a sinistra si scorge l’anello di calata. La sosta da cui parte L5 è subito sotto
All'attacco di L6, il passaggio forse più duro della via. Si nota comunque lo spit molto ravvicinato alla sosta
All’attacco di L6, il passaggio forse più duro della via. Si nota comunque lo spit molto ravvicinato alla sosta
La fessura di L8, forse uno tra i tiri più estetici
La fessura di L8, forse uno tra i tiri più estetici
Sul pulpito al termine del'ottavo tiro
Sul pulpito al termine del’ottavo tiro
Roche de la Tempete e Rochers de l'Aigle
Roche de la Tempete e Rochers de l’Aigle
La parete Sud di Punta Gasparre
La parete Sud di Punta Gasparre
All'attacco del nono tiro
All’attacco del nono tiro
In vetta!
In vetta!
La Monaca, Punta Pia in miniatura.. Sale la nostalgia per le Dolomiti Friulane. In secondo piano con le ultime luci, al tramonto, Guglia del mezzodì e Cima le Sueur
La Monaca, Punta Pia in miniatura.. Sale la nostalgia per le Dolomiti Friulane. In secondo piano con le ultime luci, al tramonto, Guglia del mezzodì e Cima le Sueur
La Monaca
La Monaca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *