Cima Giaf 2523m e Torre Bianca (2470m) – Niente certezze sui Monfalconi

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Cima Giaf e Crodon di Giaf in centro foto. E’ visibile anche la Torre Bianca a sx di Cima Giaf (la seconda elevazione)

Relazione e foto di Claudio Betetto

Premessa

Era passato solo un giorno dalla Via di Dogna, le giornate erano splendide ed era un reato rimanere a casa così decido per una cima secondaria, per non dire terziaria dei Monfalconi: la Cima Maddalena… qualcosa tuttavia è andato storto e mi sono ritrovato sulla vicina Cima Giaf!!

Relazione

Partenza non troppo presto, giusto in tempo per gustarsi l’ alba su Miaron e gruppo del Cridola dall’ amata Cima Gogna e salgo al Padova (1287m) . Quanto amo ormai questo ameno rifugio! Anche se bisognerebbe parlare più di “ristorante”. Con direzione Forc. Scodavacca (2043m) e poi Cima Maddalena , prendo la traccia che scarta subito a sx dal parcheggio e risalgo il fantastico bosco di faggi e poi nella mugheta costellata di larici fino ad incontrare il bivio per l’ amata Val d’ Arade intorno a quota 1550. Qui svolto a sx ed in breve raggiungo il pianoro che precede la forcella. Dopo aver scambiato due parole con due simpatiche ed intrepide escursioniste che stavano smontando la tenda, rivolgo lo sguardo a dx e risalgo il grande ghiaione che scende fra la Scala Piccola ( a dx, salendo) e Cima Maddalena (a sx). Solo adesso però so collocarlo precisamente, quella mattina invece non ero consapevole che il mio obiettivo fosse stato proprio a sinistra, sopra di me, infatti su carta non è segnato quasi nulla. Le mie guide sono il datato ma preciso (geograficamente parlando, non troppo per la gradazione della difficoltà) Berti e Dolomiti D’ Oltrepiave di Luca Visentini.

Le ghiaie si biforcano: andando dritti si punta a forc. Bloccata (2320m) mentre a sx si sale  alla forc. Alta di Scodavacca (2290m), scelgo questa seconda opzione. Il ghiaione si fa movimentato e pieno di grandi massi che obbligano a qualche passo di I. La relazione di L.V. sentenzia: “ Un canale di lato, sulla sinistra, spezza la continuità della muraglia interna. Si fa incassato e più su rotto…”, questo canale non lo individuo, cioè proprio non lo cerco perché non mi capisco più in questo meandro di canali e canalini, massi e guglie. Alla fine arrivo su alla forc. Alta di Scodavacca. Il Sole amico scalda già per bene ed illumina uno degli spigoli più belli e arditi che abbia mai visto, della cui montagna ignoro l’ identità. E’ di roccia all’ apparenza se non ottima, più che buona e si eleva prepotentemente dalla forcella, in piena verticalità.

Perlustro la zona e a dx supero uno zoccolo oltre il quale vi è una seconda forcella. Nei pressi trovo un ometto. Non ci capisco più nulla: consulto la carta ma questa segna solo il Crodon di Giaf e probabilmente anche con la quota sbagliata (2523m: quella di Cima Giaf!!). Ho con me il Berti ma capire tutto costerebbe un lavoro di almeno un’ ora di consultazione. Decido di seguire gli ometti. Scendo così pochi metri , in alto a dx non scorgo un ometto  in un canale (II, visto solo in discesa), più facile di uno parallelo e più verticale a sx che percorro in salita. Fortunatamente questo sbuca lungo la via. Dopo il canale di II che ho mancato, bisogna aggirare delle rocce a dx per ghiaie e salti rocciosi (I, p. II). Qui sbuco io con il canale più verticale e fortunatamente mi capisco grazie ad un tattico ometto. Salgo a sx un canalino che poi svolta a dx per rocce rotte, un salto di II, e poi altre ghiaie ma ormai è impossibile sbagliare. Qualche segnale rosso sopravvissuto alle intemperie, indica la via. Un caminetto sbarra la strada: il passo è valutabile sul III però è aggirabile adrenalinicamente a dx in parete (II+,delicato). Proseguendo, uno scomodo saltino di II è l’ ultima difficoltà prima della forc. di Cima Giaf (2440m). A sx scorgo la cima in tutta la sua possenza e per cresta e salti rocciosi rigorosamente marci (p.II) giungo sulla esile crestina finale che, per blocchi appoggiati da aggirare in equilibrio, in breve porta alla cima.

Ovviamente da mò ho capito di non essere sulla Cima Maddalena, sospetto infatti fortemente di essere su Cima Giaf! La conferma ce l’ ho leggendo le firme di vetta. Beh prima o poi doveva succedere di sbagliare montagna , ma questo è stato proprio palese come errore, la relazione parlava chiaro: il canale era di lato a sinistra e io sono andato a destra; a mia discolpa i segni rossi e gli ometti che mi hanno tratto in inganno. Detto ciò ancora non capisco quale sia Cima Maddalena! So solo che la visuale sui Monfalconi è immensa e il castello inespugnabile del Crodon di Giaf mostra da qui il suo punto debole:  una sottile linea di cresta che lo unisce alle rocce su cui sto poggiando i piedi.

L’ ora della discesa arriva e ritorno alla forc. di Cima Giaf. Qui la mia attenzione è attratta da una cresta sul lato opposto alla Cima Giaf, la seguo e pervengo ad una prima guglia (I), insisto e mi calo su una ripida e strettissima forcella (II marcio) oltre la quale spicca una guglia a forma di falce. Da qui salgo per parete di roccia salda (II+), peggiore nella parte alta, parecchio esposta (II) e tocco la ristretta cima. Scoprirò la sera che si tratta della Torre Bianca. La discesa di questi metri è abbastanza difficoltosa ma riesco a tornare alla forcella, poi non faccio doppie.

Una volta tornato alla confluenza con il ghiaione principale giro a sx e rimonto la ghiaie faticosissime sotto a forc. Bloccata. Centinaia di metri sotto, sul sentiero CAI, alcuni si fermano a guardare le pietre che inevitabilmente scarico. Non mi fido di superare un saltino abbastanza compatto che valuto da sotto sul III. L’ alternativa è passare sotto dei massi incastrati (è qui che mi viene il dubbio che si tratti di forcella Bloccata) ma neanche questa alletta molto, essendo da solo. Piego allora verso l’ ampia forc. Scala Piccola (2270m) dalla quale lo sguardo si perde fra boschi e montagne lontane. Scendendo sono ancora abbastanza turbato, le idee sono confuse, non ci sono certezze. Scatto una foto allo spigolo della montagna che si erge verticale su forc. Alta di Scodavacca e veloce scendo a valle, ingoio avidamente mezzo litro d’ acqua e una tattica insalatissima, poi una birra giù al Padova. La sera la passo  consultando concitatamente il Berti e Visentini.

Un brivido mi corre lungo la schiena quando scopro che la montagna dall’ arditissimo spigolo infuocato era  proprio Cima Maddalena.

Note:  l’ ambiente selvaggio e labirintico, la quasi nulla segnaletica e la roccia quasi sempre marcia fanno del nodo Scala Piccola – Scala Grande- Cima Giaf e Crodon di Giaf un vero e proprio meandro in cui non ritrovarsi. Per quanto mi riguarda, senza un giro esplorativo e una guida con disegni (si veda il Berti) sarebbe impossibile capirci qualcosa. Tuttavia è proprio questo il bello: sapere che si può ancora sbagliare, la mancanza di certezze assolute. Infine  la salita a Cima Giaf è probabilmente l’ unica segnalata (ometti e qualche segno sbiadito).

 

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Alba su Miaron, Cridola e Montanel
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Prime luci verso il Bosconero da lago di Centro Cadore
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Il bivio lungo il sentiero
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Da sx: Cima di San Lorenzo, Cima Talagona, Cresta PIana, Cima Cadin di Toro e Castello di Vedorcia
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La Luce filtra sopra la forc. Alta di Scodavacca
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Nel ghiaione che porta a forc. Alta di Scodavacca
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Frecce sbiadite
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L’ aereo spigolo di Cima Maddalena sopra forc. Alta di Scodavacca
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Sempre lo spigolo
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Prenderò il largo canale. La via sale fuori da esso, alla sua destra
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Scorcio su Cima Maddalena. Visibile un ometto della normale a Cima Giaf
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“Salgo a sx un canalino che poi svolta a dx per rocce rotte”
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Il passo chiave. Il camino di III (alcuni lo valutano II+)
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Fuori dal canalino si sbuca in forc. di Cima Giaf che è quella in basso a sx nella foto. Cima Giaf domina con tutta la sua imponenza. La normale sale lungo lo spigolo a sinistra per rocce rotte (max p. II)
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“E’ il momento dell’ impressionante conclusione e ci s’ esterna con straordinaria accortezza, quasi si camminasse sulla nitroglicerina, attorniando dapprima la vertiginosa crestina tra i blocchi mossi di sinistra ed oltre un fermo ballatoio lungo lo stesso effimero filo della minuscola estremità” Luca Visentini
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Verso forc. Monfalcon di Forni. Visibile il Marchi Granzotto, minuscolo da qui
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Cima!!
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L’ inespugnabile Crodon di Giaf
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La ghiaiosa cima della Croda Ultima del Leone
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Visuale degli Spalti. Sullo sfondo i Preti
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Torre Bianca
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Il minuscolo intaglio prima della Torre Bianca precipita a picco verso il Ciadin d’ Arade
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Scorcio su Cima Maddalena dal ghiaione che porta a forc. Bloccata
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Forc. Bloccata
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Cridola
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Forc. Scala Piccola
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Il ghiaione: quello a sx porta alla normale a Cima Giaf, quello a dx a forc. Bloccata

Riferimenti bibliografici:

-Dolomiti d’ Oltrepiave, L.V. ;

-Dolomiti Orientali vol II,  A. e C. Berti

5 Risposte a “Cima Giaf 2523m e Torre Bianca (2470m) – Niente certezze sui Monfalconi”

  1. Ciao Andrea,
    desidero farti i complimenti per il tuo lavoro e soprattutto per la salita di “ricerca” a Cima Giaf, è lo stile che più si fa apprezzare nelle cavalcate di croda.
    La Cima Giaf la conosco bene per esserci stato volontariamente nel 2012, è una cima meravigliosa e avventurosa, sono salito per la medesima via da te percorsa e le tue foto hanno risvegliato in me emozioni indimenticabili; anche il Visentini che a mio avviso interpreta nel modo più profondo il sentimento per queste montagne, la inserisce tra le più belle Cime del Gruppo citando testualmente “… il culmine in questione, se sormontato liberamente, concede quel sovrappiù di emozione che assieme al Campanile di Val Montanaia, si conosce soltanto sulla Torre Cridola, sulla Punta Pia, sul Campanile Toro o sulla Cima vedorcia…”
    Il Berti riporta anche una seconda via “facile” che dalla f.lla Alta di Scodavacca si sposta a Est e arriva alla F.lla Giaf, … che avventura deve essere, prima o poi bisognerà riscoprirla 🙂
    Ti saluto confermando che i Monfalconi/Spalti di Toro e le Montagne della Sinistra Piave sono un paradiso ineguagliabile per gli escursionisti/alpinisti dall’animo curioso e romantico, … ce ne sono sempre meno, ma dalle foto vedo che sei giovanissimo e questo fa ben sperare per il futuro.
    Complimenti ancora
    Ciao/Luca

  2. L’emozione provata addentrandosi in quel dedalo di ripidi canali ghiaiosi dove il profondo silenzio viene interrotto solo dal ronzare di qualche insetto e dal periodico schiocco di qualche pietra che cade, è indimenticabile. Chi non prova non può capire. E’ una specie di tensione verso l’ignoto che stupisce di continuo. La curiosità di vedere cosa si cela dietro quella costola roccioso o oltre quel camino più ripido è la molla che permette la salita. Seguire la via giusta non è scontato ma la presenza di quei piccoli cumuli di sassi, guide umili e modeste e per questo efficaci, rassicura.
    Fa immensamente piacere vedere che qualcuno oltre ai “soliti” nomi si interessi a montagne dimenticate e remote. Ce n’è a non finire ed il tempo è limitato ma un momento sulla loro cima ripaga per sempre.

    Chissà che non ci si incontri in qualche ghiaione dimenticato.
    Un saluto e buona montagna
    Claudio

  3. Caro Claudio (e Andrea), dopo il Pelf – Ottobre 2016 – la tua frase non poteva essere più profetica !!
    Ovviamente Pensando sempre a Cima Giaf !
    Arrivederci sulla prossima Cima 😉
    Ciao/Luca

  4. Il mondo è talmente piccolo che secondo me capiterà di ritrovarsi;)
    Quel giorno su Cima Giaf è stato bello perchè non sapevo neppure dove mi trovavo! Poi mi sono studiato bene la topografia della zona e adesso c’ è un pò più di chiarezza;)
    Buone cime e buone avventure!

    Claudio

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