Gran Paradiso 4061m – dal Ghiacciaio del Gran Paradiso

Relazione e foto di Jacopo Verardo.

 Introduzione

Fresco di Corso di Alpinismo (durante il quale ho saltato due su tre uscite su ghiaccio…), nell’estate del 2014 si presenta la grande opportunità: salire il Gran Paradiso con la gita del CAI di San Vito. Queste gite sono difficili da organizzare e non è sempre così piacevole parteciparvi, per ovvi motivi; più il gruppo è ampio, più sono le variabili che entrano in gioco. Ma dato che ancora non sento di essere autonomo e non ho un compagno per queste avventure, sfrutto l’occasione e parto, anche abbastanza gasato.

Racconto

E’ fine luglio, la giornata del sabato è stupenda e quando pranziamo all’imbocco della Valsavarenche, il sole a picco ci cucina velocemente, come se non fossero bastate le oltre dieci ore di corriera… Arriviamo all’enorme parcheggio di Pont, dove finisce la strada, che siamo già stanchi. Il difficile non è salire il GP, ma fare il viaggio in corriera!! Preparati gli zaini, spartiti tutto il materiale indispensabile (per una gita CAI…), partiamo e imbocchiamo dall’altra parte del ponte di Pont il sentiero per il Rifugio Vittorio Emanuele II, il quale sale comodo e largo prima in un bel bosco di larici (con delle stupende cascate), poi per radure d’alta quota. In circa due ore e mezza siamo al Rifugio, che come tutti i rifugi in quota è inguardabile. L’ultimo tratto del sentiero mi ha colpito molto: la luce sottile del tardo pomeriggio ci ha accompagnati lentamente in alto, in un ambiente enorme e maestoso, completamente diverso da quello a cui siamo abituati nelle Orientali. Il contrasto tra lo scuro granito e la neve bianca sui picchi circostanti ha reso ancor più suggestiva la vista, che al Vittorio Emanuele II si è completata di ulteriori cime! Svolto il solito briefing di nodi e progressione prima della cena, aspettiamo poi il nostro turno per mangiare. Nel frattempo continua ad arrivare gente inaspettata che cerca posto per dormire…alla fine saremo circa in 160 nel rifugio, più una ventina di tende all’esterno. Assorto nei miei pensieri sorseggio l’ultima Moretti fuori da Rifugio gustando una stellata pazzesca; poi filo in branda, pardon sul tavolato, nel sottotetto con altri 30 malcapitati! Nessun problema, ci adattiamo facilmente.

La mattina, alle 4.30, sfiliamo rumorosi con le frontali dietro al Rifugio…siamo una lunghissima processione. Non fa freddo, anzi! L’infinità di stelle fa quasi paura. Attraversiamo una lunga distesa di grandi blocchi granitici seguendo la traccia abbastanza marcata; passiamo poi su dei prati che ci portano sulla morena basale del Ghiacciaio del Gran Paradiso, che risaliamo ripidamente sulla sinistra, fino a giungere in una zona di rocce lisciate dal ghiaccio millenario su cui scorre acqua di fusione. Ora pestiamo la prima neve. Con fatica (perché il gruppo inizia ad arrancare…) giungiamo al primo plateau del ghiacciaio al cui fondo ci fermiamo e ci travestiamo da alpinisti. Siamo a 3000m, inizia ad albeggiare. Ci godiamo un’intensissima ora blu verso il Monte Bianco e il Monte Rosa. È forse il momento più bello di questa due-giorni: escludendo l’arrivo in vetta, questo momento mi ha veramente regalato emozioni uniche. Essendo abituato alle albe nelle dolomiti, al rosa intenso dell’enrosadira, al rosso fuoco sulle nuvole che anticipa il sole, quest’alba invece mi ha stupito con le sue tonalità glaciali, di un blu intenso e profondo.

Legatomi col mio compagno di cordate, che non conoscevo fino a 5 minuti prima, partiamo piuttosto in fondo al gruppo. Ora risaliamo verso destra una lunga rampa che ci porta ad un altro, più piccolo plateau, e da qui risalendo ora verso sinistra, montiamo sopra un ulteriore, enorme, plateau, per poi, salendo ancora, giungere alla Schiena d’Asino. Qui giunge la Normale dallo Chabod. Nel frattempo perdiamo vari componenti della gita; il dislivello non è banale, la quota per alcuni si fa sentire e, forse, la preparazione fisica per molti è scarsa. Fatto sta che il gruppo si è spezzettato, e noi che eravamo in fondo, raggiungiamo le prime (nostre) tre cordate nei pressi dell’ultima lunga rampa che verso sinistra conduce alla famosa crepaccia terminale. L’inverno passato è stato estremamente nevoso anche qui, e la crepaccia si vede a malapena…è completamente coperta. Superati i nostri compagni che arrancano sull’ultima rampa, arriviamo alla sella nevosa prima della cresta finale. C’è un bel po’ di gente in coda, quindi aspettiamo l’arrivo dei compagni. Già da qui il panorama è mozzafiato, tendente all’infinito! Verso Nord spiccano la Gran Combin, il Monte Bianco, il Cervino e il Rosa; a sud spicca sulla pianura torinese il Monviso. Aspettato il resto del gruppo, si è fatto oltre mezzogiorno…inizia a essere tardi. Vengono sciolte le redini, la gita finisce qui. Sarebbero troppo lunghi i tempi per far i turni sulla minuscola cima. Ma io non mi accontento, il rimorso sarebbe troppo grande!!! In 6 ci sleghiamo dalle rispettive cordate e partiamo lungo la cresta, che per metà si presenta di misto, e nella seconda metà è pulita. Un paio di passaggi di I grado e poi giungiamo al passaggio più esposto e pericoloso: una cengetta sottilissima a picco sulla parete Nord (1000 metri circa di salto..). Peccato che le corde siano alla sella, così la affrontiamo slegati (p. di II grado) arrivando fino alla madonnina. È fatta! Soddisfazione incredibile per il primo 4000! Ma la tensione è tanta…siamo circa dieci sull’esigua cima, tutti slegati e in bilico. Con massima attenzione riaffrontiamo i 5 metri espostissimi e poi fuori, finalmente, alla sella. Ricomposte le cordate, scendiamo dolcemente fino al rifugio. Ora fa molto caldo e la neve è completamente marcia. Birra grande al rifugio e poi giù a Pont a festeggiare con damigiane di ottimo Cabernet friulano! Tanto in corriera si dorme alla grande…

Note conclusive

Questo è il 4000 più facile delle Alpi e quindi è inevitabile che sia così frequentato. Le difficoltà sono veramente basse, tranne che nella crestina finale, dove comunque è possibile assicurarsi grazie a 5-6 spit. L’ambiente è sublime e grandioso, così come il panorama che giova del grande isolamento del massiccio intero. Prima o poi ci tornerò, in autonomia, magari per la parete Nord. Ciò di cui però sono più contento riguardo questa salita e che mi ha reso cosciente che una volta all’anno, in Occidentali, si deve andare, per gustare la “potenza” di quei spazi! Quindi questo è un grande arrivederci al GP e alle Occidentali intere.

26 – 27 luglio 2014.

Gran Paradiso 06
Il bel sentiero che sale al Rifugio Vittorio Emanuele II.
Gran Paradiso 08
Vallate enormi, verdi e “stranamente” scure…
Gran Paradiso 13
Rifugio Vittorio Emanuele II.
Gran Paradiso 14
Il Ciarforn dal Rifugio.
Gran Paradiso 18
Il comodo sottotetto!
Gran Paradiso 31
All’inizio del ghiacciaio gustiamo una magnifica “ora blu”.
Gran Paradiso 33
Poi albeggia…
Gran Paradiso 35
Ci leghiamo gustando l’alba.
Gran Paradiso 41
Finalmente sbuca il Re delle Alpi: Monte Bianco e tutto il suo gruppo.
Gran Paradiso 50
Sagome e ombre.
Gran Paradiso 59
In prossimità della Schiena d’Asino.
Gran Paradiso 55
Monte Bianco.
Gran Paradiso 56
A sinistra il Dente del Gigante e in centro le Grandes Jorasses.
Gran Paradiso 67
Rocche.
Gran Paradiso 62
Ultima rampa verso sinistra per arrivare alla famosa sella a oltre 4000m.
Gran Paradiso 63
La cima…super affollata!
Gran Paradiso 75
La stra-fotografata sella nevosa prima della crestina finale.
Gran Paradiso 77
In primo piano il Ciarforn, poi tante cime bianche….
Gran Paradiso 82
Ultimi metri.
Gran Paradiso 88
In cima!
Gran Paradiso 78
Monviso a sinistra e probabilmente il Rocciamelone, lontano, a destra.
Gran Paradiso 79
Verso la Francia…
Gran Paradiso 93
Mari di ghiaccio!
Gran Paradiso 84
In discesa sui primi metri pericolosi!
Gran Paradiso 97
Sulla Schiena d’Asino; a destra arriva la Normale dallo Chabod.
Gran Paradiso 98
Alla base del ghiacciaio.

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