Cimon del Cavallo (Cima Manera) dall’Alpago 2251 m, Condizioni Invernali – Un viaggio Inaspettato

Relazione di Matteo De Piccoli. Foto di Matteo De Piccoli e Federico Furlanetto.

Gita del 12 gennaio 2020.

Introduzione

Tutto comincia a casa del Furla, davanti a una birra, una Cecilia sorridente, ci si sente in famiglia, discorrendo di vecchie e nuove esperienze di montagna. Dove andare domani? Serve un versante Nord, farà caldo ma la giornata si prospetta stupenda. Tra le varie opportunità spicca Cima Manera, su cui mi ero ritirato l’inverno scorso visto il terreno su cui non mi fidavo nella cresta che parte dal Cimon dei Furlani, mentre Marco e il Furla hanno effettuato la traversata scendendo poi da Forcella Lastè. Questa volta si salirebbe invece dall’Alpago, sfruttando così l’esposizione a Nord una volta superato il Rifugio Semenza, oltre cui cominciano le “difficoltà”.

Ed eccola là, Cima Manera… Da qui il versante Nord sembra davvero verticali!

Descrizione della Salita

Tappa al solito bar, saliamo a Tambre e parcheggiamo dopo Col Indes. Siamo io, Michela, il Furla e Alessandro, che si è appena ripreso da un infortunio a un braccio. Alle 8.30 puntiamo verso il Semenza per il Sentiero 926. Si sale godendosi il paesaggio e discorrendo il tempo scorre in fretta: in breve giungiamo in vista del Cimon di Palantina, la cui rampa della normale splende di fronte a uno splendido sole. Lungo il traverso per il Rifugio Semenza (sentiero 923) calziamo i ramponi, la neve è bella dura e comincia già ad essercene in buona misura, portante.
Giunti al Rifugio, ci rifocilliamo e sfoderiamo gli attrezzi… si comincia! Cima Manera con i suoi ripidi pendii si presenta lì davanti, il paesaggio è meraviglioso, sopra di noi Cima Lastè  e di fronte le incombenti pareti della Palantina. L’atmosfera che si respira è di un ambiente imponente nonostante la quota modesta! Ripartiamo dirigendoci verso Sud Est, seguendo i pendii a Sud del Monte Lastè. La neve è bella dura, e subito ci si inoltra su altre pendenze. Compiuto un breve traverso esposto (evitabile stando più in alto) giungiamo ai pendii sotto il Canalino attrezzato. Con Michela saliamo dritti puntando allo stesso (max 60-65°), la neve è in condizioni ottimali e infonde gran sicurezza, le Quark fanno il resto! Il Furla e Ale provano invece a guardare se più a destra c’è qualcosa di più accessibile.

Che spettacolo! Tosto giungiamo sotto al breve canalino coperto quasi interamente dalla neve; è scoperto circa un metro di cavo alla sua metà. Qui visto l’evidente attraversamento (non siamo i primi) la neve è meno compatta, di crosta aleatoria e spesso rotta. Superato questo tratto più ostico ci accingiamo a percorrere la cresta, con bei passaggi aerei ed esposti ma mai tecnicamente troppo difficili.

È vetta! In breve ci raggiunge anche il Furla. Dalla cima si gode di un panorama davvero meraviglioso, la posizione centrale permette di spaziare la vista dal Pordenonese al Bellunese, dalle Giulie alle Carniche. La giornata è tersa in montagna, un filo di foschia separa la pianura sottostante rendendo l’ambiente in cui siamo immersi superbo e intimo allo stesso tempo. Da tanto volevo salire in Cima Manera e mi premeva venirci in invernale, ma non avrei mai immaginato una giornata tanto bella e remunerativa! Le condizioni della neve fanno certamente la differenza e l’ambiente è davvero impressionante.

In cima troviamo anche Licia e Luciano che avendo incontrato condizioni difficili nella discesa per la cresta verso forcella Palantina han preferito rientrare dalla via di salita. Cominciamo a scendere anche noi riprendendo la cresta; giunti al canale con una calata da 60 m riprendiamo pendii più sicuri mentre il Furla ci raggiunge scendendo faccia a monte. Riprendiamo a scendere verso il Semenza concludendo l’anello per il sentiero 923. Mai una scelta più azzeccata, il panorama da qui è bellissimo e accompagna dolcemente il rientro alla macchina.
Il masso erratico, il bosco che circonda Casera Palantina sono circondati da un’atmosfera davvero magica e fanno sentire a casa, immersi in un ambiente d’altri tempi e allo stesso tempo familiare…
La giornata si conclude con una tappa in una splendida locanda caratteristica a Tambre, godendoci due (anche otto) tagli e formaggio di malga, in compagnia di persnaggi davvero d’altri tempi…

Grazie a Cima Manera, agli splendidi compagni di avventura, che hanno reso possibile una giornata di vita intensa, vera e felice.
Per poter vivere emozioni che solo la montagna, se vissuta in un certo modo, sa regalare.

Note tecniche

La salita presenta difficoltà alpinistiche e esposizione costante nel tratto finale, con pendenze sotto il canale che raggiungono i 65° seppure per brevi tratti. Possibile via di salita a destra del canale, con pendenze più modeste ma non inferiori ai 55° nelle condizioni da noi incontrate. Si consigliano due attrezzi, casco e una mezza a discrezione.

Si parte!
Sul traverso che porta al Semenza
Ed eccola là, Cima Manera… Da qui il versante Nord sembra davvero verticali!
Lungo i pendii che portano alle pareti N di CIma Manera
Traversi… E che neve!
Sui ripidi pendii che portano al canale! Dritto per dritto!
In uscita dal canale, siamo ormai in cresta
La meravigliosa cresta cce porta in cima
La cima… Paesaggi surreali
Verso il Cadore
Cima Lastè qui davanti
Vetta!
Barcis e la pianura firiulana
Passaggi in cresta

Tutti sani e salvi al Semenza!
In discesa, i pendii che portano dal Semenza all’attacco del canale
Verso l’intaglio tra CIma Lastè e Cima Manera
Variante al bivacco, dietro le paurose pareti Nord della Palantina
Il Bivacco Invernale del Semenza, poco oltre Forcella Lastè. Dietro la stupenda cresta del Cornor
La cresta che porta al Cornor
Scendendo verso la macchina per il 923
Giochi di luce sul Cansiglio
Meravigliose tonalità sul sentiero, ormai quasi alla macchina
Verso la luce…

Una risposta a “Cimon del Cavallo (Cima Manera) dall’Alpago 2251 m, Condizioni Invernali – Un viaggio Inaspettato”

  1. Della serie: non abbiamo nulla da invidiare alle Dolomiti Cadorine, che sono solo troppo famose e sfruttate.
    Forse qui, nelle nostre zone, possiamo goderci ancora tanti silenzi e montagne ancora un po’ selvatiche.

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