Monte Teverone Invernale, Cima di Busa Secca (2328 m) – If Winter is Coming, Alpago is Calling!

Gita del 24 Febbraio 2019.

Relazione di Matteo De Piccoli, Foto di Matteo De Piccoli e Federico Furlanetto

 

Introduzione

Alpago, Alpago, Alpago! Questo inverno ci sono le condizioni ed è sempre una scoperta: dopo Crep Nudo, Messer e Antander c’è più confidenza con la zona e le condizioni sono note. C’è margine per provare a salire sul Teverone; nonostante la quota modesta che contraddistingue le cime del Gruppo del Col Nudo-Cavallo, questi non ha nulla da invidiare ad altri più elevati massicci delle Alpi: la particolare esposizione Est – Ovest e l’abbondanza di canali rende questo gruppo un terreno di gioco ideale per le salite invernali, soprattutto quando più in alto la neve non ha ancora trasformato.
Il Teverone è una cima particolare per tutti i Salvadis: è qui infatti che Jacopo ha vissuto la brutta disavventura di qualche anno fa e questo aumenta il senso di timore e rispetto verso questa Montagna. Io personalmene ne ero molto condizionato.
Da quella volta sono cambiate diverse cose e noi siamo cresciuti, ma una cosa è sicura: questa esperienza ha fatto da spartiacque rendendo tutti più consapevoli rispetto alla necessità dell’attenzione che si deve porre e dei rischi che si deve essere disposti a correre e  quando si vuole praticare Alpinismo, a prescindere dalle difficoltà.

Sul Canale

Descrizione della salita

Lasciamo l’auto a Degnona (1102 m) e prendiamo il sentiero 931; Siamo io, Daniele con la vela e il buon vecchio Furla. Partiamo a camminare attorno alle 7, c’è un bel freddo e il versante di salita è in ombra. Dopo poco meno di un’ora arriviamo a quota neve, sui 1800 metri. Da subito questa è dura, come ci si aspettava; indossiamo i ramponi quasi subito. Giunti sul catino del Teverone, c’è da decidere sul da farsi: il pendio verso Cima Valar (2302 m) è evidentemente più appoggiato. Il versante di destra presenta principalmente due canali, uno più aperto a sinistra che porta alla cresta del Cimon del Teveron (2345 m) e uno più sulla destra, che sembra andare verso Cima del Teveron o Busa Secca (2328 m). Scegliamo di prendere quello più a destra: si impenna subito e la neve è bella dura.
Superata una prima sezione (45-50°) ci guardiamo attorno… La giornata è stupenda, la neve in condizioni ottime, gli attrezzi entrano come nel burro, tutto va per il meglio e ci aspettano grosso modo altri 400 metri di puro divertimento con picche e ramponi, una goduria! Proseguiamo mantenendoci sempre a ridosso delle pareti di destra e superiamo un breve saltino ripido (II – 55°) per riportarci a destra verso la parete. Qui un breve traverso ci fa rizzare le antenne, la neve è molle e il pendio ripido ma sono pochi metri e si va in fretta; siamo più che altro preoccupati per i 20 kg di zaino di Daniele, che vuole decollare dalla cima!
Dal breve traverso riprendiamo dritti continuando a costeggiare le pareti di destra.
Siamo ormai all’uscita, ci aspetta un ultimo canale bello ripido, la neve non è ottima, ma de rus o de strus saliamo e in breve giungiamo in Cima…

Che spettacolo! L’ambiente intorno è meraviglioso, che bene si vede il Campanile da qua! Mi piace moltissimo la vista da qua sopra, in Alpago. È un punto di vista unico, sembra di stare in platea, tribuna riservata, ad ammirare le nostre Alpi Orientali.
Birretta, Daniele si prepara e appena riesce decolla. Sempre stupendo vederlo spiccare il volo da questi ambienti, prima o poi dovrò mettermi anche io…
A noi invece tocca decidere come scendere: traversare verso il Cimon del Teverone sembra decisamente proibitivo, la neve c’è e non c’è e qua sopra le condizioni sono peggiori rispetto a prima; fattore non secondario, la cresta non sembra per nulla banale! Decidiamo quindi di spostarci per cresta e poi per ripidi pendii verso il canale visto la mattina a sinistra che sembrava meno pendente… Proprio per nulla! Cambia poco o niente rispetto alla salita. Ci aspetterà una discesa faccia a monte per tutti e i 600 metri su neve, armati di picche, testa, pazienza e un pizzico di sangue freddo. Ciliegina sulla torta, seguendo i canali a ridosso di quella che è la via normale siamo quasi in fondo; non fosse che noto, sporgendomi un po’, come il canale che stiamo seguendo finisca con un bel saltino inizialmente strapiombante di 10-15 metri. Porca putt***! Fortunatamente il buon Furla sacrifica di sua iniziativa un cordino anni ’60 su un bel masso sporgente appena più sopra e, verificato la tenuta dello stesso facendo calare prima il volenteroso compagno, sono ben felice di usufruire del cimelio.
In breve giungiamo quindi alla macchina ritrovando Daniele, che nel frattempo ha avuto anche tempo di farsi un giro dal Paier…

 

Note Tecniche

Il dislivello complessivo supera di poco i 1200 metri, lo sviluppo relativamente breve. La salita è molto continua, tra i 45 e i 50°; noi abbiamo trovato qualche punto un po’ più ripido (55-60°) vista la scarsità di neve anche se quella che c’era per la maggior parte era in ottime condizioni, specie nel tratto iniziale.
Bellissima e appagante gita da inizio stagione, quando più sopra c’è farina ed è terreno da scialpinismo.
Da non sottovalutare la lunghezza del canale, che ha decisamente il suo perché!

In partenza!
Verso il catino e i canali
Ottima neve!
La pendenza è continua sui 45-50°
Pendii e creste
Sempre costeggiando la parete
Qui dopo il traverso, proseguiamo a destra di quella spalla dritto di fronte
Il salltino
Momenti catartici
Ormai manca poco, neve ancora stupenda
Si continua a costeggiare le pareti di destra
Quasi in uscita
Cima!!
Eccolo là, il Campanile d Val Montanaia
E Daniele prepara la vela
Crep Nudo e corvi
Il Cimon del Teverone
Marmotte selvatiche invernali
La calata sul salto

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