Foto e relazione a cura di Francesco (Il Pola) Polazzo.
Premessa:
“Ottima isolata specola sulle valli Mesaz, Vajont, Zemola, Taura.” Da Erto appare inconfondibile e misterioso, stretto tra il vicino Cornetto e il gruppo del tristemente noto monte Toc. La sua vista dal Paesello mi ha sempre affascinato e finalmente il 30 novembre 2014 si presenta l’occasione per visitarlo.
Relazione:
Dalla località Prada (Erto) s’imbocca la strada che s’addentra in val Lagaria e la si segue finché non diventa una pista forestale. La strada sale con pendenza costante passando accanto a case abbandonate, frutteti in rovina e vecchi pascoli, testimonianza di un mondo scomparso che sopravvive nei pochi abitanti di Prada. In prossimità di un tornante bisogna continuare sulla carrareccia e non attraversare il torrente e seguire il sentiero che parte lì vicino. Ad un bivio seguiamo in direzione “par ochi”, suggerita da un cartello in legno, ed in breve si giunge alla panoramica e ben tenuta casera Col di Cuare. Dietro alla costruzione principale c’è una casetta di legno alla quale ci accostiamo. Infatti, subito dietro, si trovano tre grossi larici con tre bolli rossi che indicano la via. Saliamo ora con pendenza più decisa passando vicino a dei ruderi dove si incontriamo altri bolli e indicazioni scritte su di un tronco. La mulattiera sale a tornanti nel bosco, rimanendo sempre evidente ed è guidata da alcuni bolli ed ometti. Salendo, intanto, troviamo la prima neve ghiacciata che non ci crea problemi. Usciti momentaneamente dal bosco la neve aumenta e noi iniziamo a sprofondare fino al polpaccio. Compiamo un traverso tra i mughi che porta al valloncello tra la cima Dell’Ardoto e quella dello Zerten: qui incontriamo un camoscio che ci passa a pochi metri di distanza. Il valloncello è molto ripido, in più la neve, che ormai ci arriva al ginocchio, non ci aiuta nella faticosa salita. Al termine il vallone si stringe e si trova un larice con un bollo rosso e un sasso legato con cordino ad indicarci la via giusta, dietro al larice un affioramento roccioso forma due canali, e noi imbocchiamo con fiducia quello di sinistra essendo qualsiasi possibile traccia sommersa dalla neve. Risaliamo il ripidissimo canale, nel quale si trova un antro con dei resti di scatolette e lattine (probabilmente una vecchia posta di cacciatori), e giungiamo alla forcella sotto cima Dell’Ardoto sulla quale faccio una breve visita, la vista a picco sulla val Vajont merita la salita a questa cima secondaria. Non avendo intenzione di perdere quota percorriamo la cresta che collega le due cime, che ci offre qualche modesta difficoltà a causa della neve, conviene tuttavia tenersi sotto cresta in versante ovest (a destra salendo) come faremo in discesa senza ripercorrere la cresta. In breve raggiungiamo la cima ed il panorama è veramente incantevole su tutte le Dolomiti d’Oltre Piave, il Col Nudo lì vicino, le Dolomiti Cadorine e le Alpi Bellunesi. La vista spazia sui rilievi innevati mentre una sensazione di felicità c’inonda mandata dai raggi del sole nell’isolamento della cima. Firmiamo il libro di vetta dove troviamo la firma di Matthew che ci ha preceduti di un mese e dove si trova la firma originale di Riccardo Cassin. Scendiamo per il medesimo percorso e incontriamo un branco di 15 camosci. Ci fermiamo a Erto dove ammiriamo la stupenda cima gustandoci una meritata birra. Lo spirito è appagato e sereno dopo una giornata faticosa, ma di grande soddisfazione.
Note tecniche:
Dislivello complessivo intorno ai 1150 metri, molto faticosi nel tratto finale. La traccia risulta difficile da individuare solo nel tratto finale. Escursione che si svolge in ambiente meraviglioso e poco frequentato, adatta ad escursionisti esperti. I tempi da noi impiegati sono stati di circa 3 ore per la salita e di 1h 30 per la discesa.
Bibliografia: “Dolomiti Orientali vol. II” A. e C. Berti
Bella escursione!!!!.. io la ho fatta in periodo estivo, concordo sulla difficoltà ad individuare il percorso nel tratto finale, ma il panorama e l’isolamento della cima ripagano delle difficoltà
Hai ragione, la cima non rende vana la fatica e le difficoltà!
Gran bella salita! è da un po che voglio farla, vedo che siete passati un mese fa….avete usato i ramponi nell’ultimo pezzo?
Ciao! La salita è stata fatta il 30 novembre, non abbiamo usato i ramponi poiché la neve era fresca fresca e non ci avrebbero aiutato tanto.
Pardon, ho visto dopo la data, avevo guardato quella dell’inserimento nel sito!
l’ultimo canalino sembra davvero ripido…è un attimo scivolare con lo scarpone!