Relazione di Francesco (Il Pola) Polazzo, foto di Jacopo Verardo.
Salita del 25 Ottobre 2014.
Premessa
Leggendo la guida-bibbia del Visentini sulle Dolomiti D’OltrePiave molte volte ci eravamo soffermati sulla descrizione della via normale alla Cima Brica. Una salita prevalentemente escursionistica che si svolge però fuori dai sentieri segnati nell’ultima parte e che oppone difficoltà su roccia affrontabili da un escursionista capace.
Relazione
In una splendida mattina di fine ottobre partiamo dai pressi del Rifugio Pordenone (siamo io, Jacopo e mio padre Leonardo) e percorriamo parte del Pian Meluzzo, fino ad incontrare il bivio con la Val Postegae che imbocchiamo. Privilegiamo quest’approccio poiché non avevamo mai percorso la Val di Guerra e desideravamo esplorarla (la scelta si rivelerà quanto mai azzeccata). Sfruttando il sentiero CAI 362 arriviamo al Passo del Mus; a nord, lungo il sentiero, troviamo anche un po’ di ghiaccio e neve che rendono ancora più suggestivo l’ambiente già spettacolare. Dal Passo percorriamo per poche decine di metri il sentiero CAI 369 in direzione della forcella dell’Inferno fino ad incontrare un ometto che segnala la via normale alla Punta del Mus. Una mezza intenzione di salire la Punta c’era: ci eravamo immaginati una possibile salita da questo lato che appare facilmente risalibile, ma non essendoci alcuna notizia al riguardo non avevamo la certezza della riuscita. Quindi cogliamo l’occasione risalendo i prati molto ripidi seguendo degli sparuti ometti, segno che qualcuno ogni tanto vi sale, fino ad un forcellino con grosso ometto dal quale si sale verso destra per ripide ghiaie. In questo punto la ghiaia è gelata e ci crea non pochi problemi. Si supera uno scalino di I grado e si prosegue spostandosi a destra in modo da evitare le rocce di cresta e si continua per una cengetta un po’ esposta e con qualche passo di I grado fino ad un tratto erboso dal quale si monta in cresta e con gli ultimi ripidi metri si raggiunge la vetta. Un ometto segna la sommità della Punta, dalla quale il panorama è molto meritevole. La giornata è fantastica quindi decidiamo di affrettarci verso la vera meta della giornata: Cima Brica. La discesa tra il gradino roccioso ed il forcellino ci fa un po’ penare causa ghiaia cementata dal gelo e la nostra mancanza di ramponi; con qualche imprecazione raggiungiamo il sentiero e ci dirigiamo alla Forcella dell’Inferno. Da qui scendiamo fino a poco prima del Mus di Brica dove mio padre preferisce dirigersi direttamente al Cason di Brica per poi rientrare alla macchina. Noi tagliamo in quota su ghiaioni coperti da pochi centimetri di neve fino alla base del canale che sale verso la cima. Un attimo di indecisione ci coglie: il ghiaione è ripido e molto duro, la poca neve presente rende la progressione più problematica. Tuttavia decidiamo di risalire il ghiaione (lungo il quale peniamo non poco) e raggiungiamo così la forcella con erba e grosso ometto di cui parla la relazione. Proseguiamo per una lieve traccia in versante sud fino ad un’altra forcella da dove iniziano delle roccette facili che ci portano sotto al muretto che rappresenta il passaggio chiave della salita: si tratta di pochi metri di I+/II grado, l’esposizione è attenuta da una fascia di mughi sottostante e la roccia è solida (unico punto della salita in cui lo è). Dopo il muretto si seguono gli ometti per rocce e sfasciumi fino in vetta senza particolari problemi a parte la friabilità della roccia. Vorremmo poterci fermare in vetta per tutto il giorno: la vista è fenomenale su tutte le cime circostanti e anche sulle Dolomiti più lontane e sulle vette austriache innevate. A malincuore scendiamo fino alla seconda forcella incontrata in salita e qui decidiamo di scendere l’invitante ghiaione che scende da questa verso nord-ovest. Questo canalone, a differenza di quello affrontato in salita è meno ripido e coperto da detriti più grossi, oltre ad essere meglio conservato; quindi riusciamo a scendere con maggiore sicurezza rispetto all’altro, il quale date le condizioni era un lungo e ripido scivolo di cemento. Giunti fino alla fine del ghiaione, caratterizzata da un meraviglioso e selvaggio anfiteatro racchiuso tra Cima Sergio Fradeloni e le Punte di Brica, ci addentriamo tra i mughi sottostanti lo sperone nord di Cima Fradeloni cercando un passaggio che ci porti direttamente al Cason di Brica; più per culo che per bravura troviamo la traccia giusta ed in breve siamo allo splendido Cason. Da qui per il noto sentiero 379 e poi per l’interminabile Pian Meluzzo torniamo alla macchina, consci di aver passato una giornata piena ed intensa, il cui ricordo non ci abbandonerà facilmente.
Note conclusive
Giro che impegna fisicamente con dislivello intorno ai 1500 metri contando i vari sali-scendi e con sviluppo considerevole. Il terreno è quello dell’OltrePiave e quindi richiede attenzione ed una minima confidenza con la roccia friabile. Le difficoltà per la Punta del Mus sono sul I grado, per la Cima Brica sul I+/II grado. Tuttavia è un itinerario di grande soddisfazione che regala visuali ed emozioni incisive. Circa 8 ore in tutto.