Relazione e foto di Claudio Betetto.
Premessa
Capita spesso che ci facciamo progetti in mente, ci studiamo nei dettagli e ci immaginiamo l’ itinerario che vogliamo seguire. Poi però succede l’ imprevisto e salta tutto. Se c’ è una cosa che ho imparato è trovare subito un piano b. Noi avevamo inizialmente come obiettivo la salita al Monte Ferrara dalla Val Cimoliana che poi si è rivelata chiusa. Il piano secondario prevedeva di salire il Raut (2025m). Federico soprannominato “il trattore”, voleva proseguire fino al monte Castello; poi mi è tornata in mente quella traversata che avevo individuato tempo fa che passa per il Clap del Paredach (1840m) e poi, complessivamente in discesa, tocca la cima dell’ Ortat (1670m) per piegare in Forcella Racli (1590m). Le macchine a disposizione erano due, la traversata quindi fattibile lasciandone una al monastero di Santa Maria sopra Poffabro, la seconda agli 840 m di Forcella di Pala Barzana.
Siamo l’ amico Federico ed io in una Domenica di inizio Marzo.
Relazione
Lasciato il mio mezzo in quel del monastero, sopra Poffabro, ci dirigiamo alla Pala Barzana. La mattina è fresca e c’ è la brina ma si sente che l’ inverno, almeno qui, ha mollato la presa: al primo raggio di sole infatti, subito ci scaldiamo. La salita verso Forcella della Capra è ferocemente in piedi. Tutto il pendio, prima nel breve boschetto, quindi su un grande versante franoso e poi sui prati è privo di neve. L’ alba sul gruppo del Col Nudo ci fa mancare il fiato proprio appena abbiamo acquisito il ritmo giusto. Finalmente, quando il sentiero si imposta su uno dei tanti canalini che scendono dalle pareti del Raut, compare la neve, ovviamente bella dura, compattata dai vari cicli di gelo-disgelo.
Fortuna vuole che ci siano già le orme di un predecessore( considerata la cima più d’ uno), così saliamo veloci fino alla Forcella della Capra. Nell’ ultimo tratto la neve, baciata dal sole, comincia già a mollare. In forcella tira un bel vento e in men che non si dica siamo catapultati in inverno. Viriamo a sinistra e proseguiamo più o meno in cresta: impossibile sbagliare fintanto che si arriva davanti ad un più grande sperone roccioso. Visto il comportamento di un personaggio che ci precede, decidiamo di aggirare il suddetto sperone a destra, alla base. Per farlo calziamo i ramponi. Il secondo ostacolo si presenta invece quando bisogna rimontare l’ ultimo salto roccioso, dotato di cavo d’ acciaio. Il terreno ripido è rigato dal ghiaccio e piuttosto che difficile, si può definire come molto delicato. In breve siam fuori e comincia a prenderci già la gioia della cima anche se questa volta è più sommessa poiché sappiamo che ci aspetta ancora molta strada. Il terreno qui non è molto ripido ma il vento ha letteralmente piallato la neve rendendola una lastra che senza ramponi difficilmente risulta attraversabile…e ce n’ è ancora molto di vento!! Possiamo così stare solo pochissimi minuti in compagnia della austera croce rossa. La penna non funziona e scrivo incidendo il libro. Poi torniamo sui nostri passi fino a Forcella della Capra e ci rifocilliamo in un antro al riparo dal vento: ora comincia il bello. Da relazione e anche ad intuito abbiamo capito che per salire sul Clap del Paredach, da cui inizia la cavalcata in cresta, bisogna oltrepassare la forcella dove stiamo e costeggiare le pareti, evitando dei primi salti rocciosi. Il versante Nord si presenta subito più ostico: neve a tratti farinosa ci fa affondare fino all’ anca. Dopo il traverso, tenendosi circa in quota, puntiamo alla sella che è sopra di noi, poi per zolle erbose miste a neve arriviamo in cima al Clap del Paredach. Da qui si ha una buona visuale sulla futura cresta da percorrere e decidiamo di abbandonarla quasi subito temendo un passaggio duro lungo una ripida discesa che tuttavia da qui non possiamo vedere bene. Ovviamente ci teniamo a Nord poiché a Sud le pareti sono verticali e, faticando nella neve alta, ci riportiamo sulla dorsale che mai più abbandoneremo. Ora il problema più grosso sono i continui buchi che si aprono sotto ai nostri piedi (maledette tane!!) anche perché la neve sta mollando e in qualche caso rischiamo anche un po’. Un inaspettato passaggio su roccia che impegnerebbe quasi sul terzo ma, vista la brevità (3m circa) non è molto classificabile, ci da quel tocco di adrenalina che ci mancava, quando finalmente arriviamo a Forcella Racli. Questa, posta subito sotto il Monte Rodolino, incide la cresta da noi percorsa. A Nord vi è casera Valine Alta, a sud il monastero di Santa Maria…1000 metri più a valle!! Mangiamo raccontandocela e divalliamo tranquillamente tanto ormai il più è passato, si tratta solo di stringere i denti e camminare.
Arriviamo alla macchina immersi in un’ atmosfera rilassata di inizio Primavera, consci di aver compiuto una grande traversata.
Mi ha fatto ridere che il “trattore” volesse proseguire fino al M. Castello! Un bel coraggio davvero gettare
tutte quelle energie sulla neve di m di questa stagione; solo gioventù disgraziata come voi lo può fare!