Relazione e foto di Matteo De Piccoli.
2 ottobre 2013.
Introduzione
Dopo un’estate decisamente proficua la volontà era di chiudere la stagione con una bella cima da poter salire a fine settembre. So che Jacopo e il Pola assieme a cari amici del CAI di San Vito sono saliti sulla cima del Chiarescòns in luglio, una stupenda montagna che spesso passa inosservata ma che avevamo ben inquadrato dal Cornaget e dalla Casera Pramaggiore, da cui si gode di una visuale privilegiata di tutto il gruppo Caserine-Cornaget. Nonostante l’altezza piuttosto modesta, 2168 metri sul livello del mare, il Chiarescons è una cima completa: un lungo percorso attraverso diversi ambienti che formano una composizione perfetta e armoniosa
di paesaggi selvaggi e delicati. La sua posizione rende l’avvicinamento a questa cima lungo e faticoso, la scarsissima frequentazione ne è un chiaro indice!
Dopo essere riuscito (faticosamente) a convincere mio padre del percorso scelto, finalmente giunge il tanto atteso momento…
Descrizione della salita
Giunti a Forni di Sotto scendiamo lungo la località Vico e ci fermiamo prima di attraversare il Tagliamento: l’acqua è più alta di quanto ci aspettassimo e attraversare il fiume con la macchina sembra una scelta azzardata; si comincia bene! Togliamo gli scarponi e ci avviamo al guado delle fredde acque del Tagliamento, che contribuisce non poco a un risveglio definitivo.
Prendiamo il sentiero-mulattiera 364, cosparso ovunque di stupendi esemplari di salamandre: in questo periodo (l’umidità aiuta) questi splendidi animali che spesso si vedono nelle zone del Parco delle Dolomiti Friulane si rivelano a frotte quasi “invadendo” il sentiero. Dopo un primo bivio dove si continua per il sentiero principale
si attraversa un ponte di pietre: il torrente infatti fino a qualche decennio fa veniva sfruttato al fine di trasportare i tronchi tagliati dalla montagna fino a valle. Qui ci fermiamo qualche minuto a osservare la grossa cascata che forma un piccolo orrido sui lati del Torrente Poschidea, uno spettacolo impressionante.
Ripartiamo, non c’è tempo da perdere: la mulattiera diventa sentiero e si giunge a un crocevia dove ci si deve tenere sulla sinistra. Da qui il bosco si infittisce decisamente, la traccia diventa più labile e i segni più radi; L’ambiente è stupendo e incontaminato, lasciato a sè stesso. Sono pochi i posti così selvaggi e con traccia antropica quasi inesistente! Bisogna prestare molta attenzione a non perdere il sentiero mentre la pendenza si fa sempre maggiore e il sottobosco non aiuta! Dopo un paio d’ore si comincia a intravedere il catino che stavamo puntando, circondato da pareti dolomitiche che danno senso di vertigine, perfettamente verticali. Qui il sole si fa spazio tra i numerosi rami di vegetazione più varia, creando stupendi giochi di luce attraverso le gocce che inumidiscono rami e ragnatele, uno spettacolo meraviglioso. Tosto si gira a sinistra e si punta alla Forcella Col della Valle (1820m) che separa il Catino del Chiarescons da quello delle Cengle e Vette Fornezze (2110m).
Qui ci concediamo uno spuntino, siamo in piena “quota mughi”. Ormai non manca molto ma da qui bisognerà porre più attenzione.
La traccia punta a Sud Ovest, si seguono i radi segni rossi (di recente rifacimento) giungendo a imponenti bastionate. Si continua risalendo ripidissimi pendii erbosi con un po’ di pietrame su cui si deve prestare una certa attenzione. Successivamente si attraversa una tratto di facili roccette coperte di ghiaino,caratterizzato da stupende clessidre formatesi sulla roccia! Tagliando poi dei pendii prativi si giunge, prima alla forcellina di quota 2050m (su cui arriva la “via comune” dalla Val Settimana), poi alla base di una paretina che si oltrepassa arrampicando un canalino di una ventina di metri, punto chiave della salita. Qui si supera un passaggio iniziale di I+ che tende un attimo a sbilanciare, poi diventa quasi una scala. Dal suo termine si passa sul versante Valle di Senons, ormai siamo praticamente in cima. Risalito l’ultimo pendio si oltrepassa la crestina finale un po’ esposta che porta in cima a questa stupenda montagna!
Ci godiamo il panorama, stupendo e a 360°, Forni sembra lontanissima! Siamo inoltre terribilmente fortunati, il meteo è molto variabile ma la nostra è praticamente l’unica cima non coperta dalle nuvole! Dopo aver sfogliato il libro di vetta ci precipitiamo verso valle seguendo il percorso svolto in salita, prestando attenzione soprattutto a non perdere la labile traccia del sentiero.
Note finali
Può essere utile un caschetto, ma non è indispensabile. Gita stupenda e completa, dislivello considerevole (1500m circa) e uno sviluppo altrettanto importante (più di 20 km!) quindi è importante scegliere il periodo adatto per non ritrovarsi sorpresi dal buio nel bosco. E’ una gita adatta a escursionisti esperti e amanti della montagna più selvaggia.
Bibliografia: Dolomiti d’Oltrepiave, Rizzato Andrea – Burra Stefano
Grazie per la relazione!ci vado in questi giorni!mandi Christian