Salita del 31-01-16
Relazione di Claudio Betetto, foto di Francesco Lazari, Mirco Grasso e Claudio Betetto
Premessa
Dopo aver salito il Vajo delle Frane e il Vajo del Tajo abbiamo passato la notte in tenda nei pressi del Campogrosso ed ha tirato un vento della madonna tenendoci più svegli che altro. La mattina facciamo colazione dentro. Fuori stranamente non fa freddo perché il ghiaccio sul sentiero è poltiglia ma, non so perchè, son lì che batto i denti.
Relazione
Imbocchiamo lo stesso sentiero del giorno precedente, ovvero quello che parte dal Campogrosso. Tralasciamo il bivio che immette al cospetto della Guglia Berti e quindi nel Vajo delle Frane e proseguiamo dritti calzando i ramponi. Attraversiamo tutto l’anfiteatro e continuiamo dritti fino al Vajo dei Colori (1552m). Qui la situazione è raccapricciante: assenza quasi totale di neve. Rassicuro gli altri che salendo sarà meglio, ma non ne sono convintissimo neppure io.
Arriviamo ad una grossa pietra che biforca il Vajo dei Colori. A destra sale il Vajo dei Camosci, il nostro primo obiettivo della giornata. Saliamo ancora su poca neve fino al successivo bivio dove teniamo la destra. A sinistra prosegue il Vajo Bianco. Davanti a noi si apre un salto di roccia di II+ con la difficoltà concentrata all’inizio. Poi seguiamo il canalino finalmente innevato e superiamo, legandoci, un saltino con p. III (ch. con cinghia da zaino, sì cinghia da zaino). I due fortunati che salgono da secondi ovvero il sottoscritto e Mirco si provano la paretina laterale solcata da una colatina superficiale in cui praticamente le punte dei ramponi non entrano e le becche delle piccozze è meglio incastrarle sulla roccia. Sopra, Laza ci assicura su due chiodi piantati su un provvidenziale sperone roccioso. Proseguiamo finalmente in ambiente più invernale su pendenza di max 50°. In alto sembra di uscire in forcella invece il canale prosegue a sx a 45- 50° molto divertente fino ad un primo intaglio, cui segue la vera forcella dei Camosci (1951m). Tira vento ma ci fermiamo 10 minuti a mangiare qualcosa.
Osservo il Cherlong davanti a noi e devo dire che c’è quella linea che attacca fra la montagna e un dosso roccioso-mugoso e poi passa sotto a delle pareti rossastre che mi attira non poco. Scendiamo nel Boale di Pissavacca o Vallone del Cherlong e lo attraversiamo puntando al passaggio alla sinistra del dosso mugoso, le condizioni sono ottime.
Il canale effettivo prosegue a sx ma decidiamo che ci attirano di più le paretine soprastanti. Non sappiamo di trovarci su una via aperta, almeno ufficialmente, pochi giorni prima. Tarcisio ci aveva parlato del Vajo Cristina: sarà questo? In realtà siamo sul Vajo Goodbye my friend El Grio, una splendida linea che attraverso canali ripidi e salti di ghiaccio e misto permette di immettersi nella parte alta del Vajo Heroes just for one day, intitolato al da poco defunto David Bowie.
Saliamo per neve dura fantastica a 60-65° e poi entriamo in un couloir incassato sulla dx con pendenza che tocca gli 80°. Proseguiamo pochi metri e ci leghiamo. Mirco tira da primo su un goulotte di misto esaltante a 70-75°. Le viti non entrano ma un provvidenziale spuntoncino aiuta. Quindici metri di esaltazione e poi la sosta è su mugo. Proseguiamo su un canale a 50-55° fino ad un altro salto ghiacciato a 70° sostando più in alto su spalti rocciosi marci piantando due chiodi. A dx scopriremo che sale il Vajo Cristina.
Intanto che Mirco recupera Laza, vado a vedere la situazione dalla forcella a sx. Salgo un canalino a 55° e, affacciatomi, noto con piacere che 10 metri più in basso passa il Vajo Heroes just for one day. Compattato il gruppo attrezziamo una doppia su ottimo spuntone (cordino lasciato) e ci caliamo. Si potrebbe disarrampicare ma vogliamo fare le cose come si deve.
Saliamo il tratto finale del canale che porta ad una goulotte fenomenale, la parte a mio parere più bella dell’intera via. Con pendenza sostenuta a 60- 65° ed un passo sui 70 è quanto di più godurioso possa esserci. Saliamo slegati, le condizioni sono ottime. Usciamo sugli ultimi metri che non hanno più storia e poi sulla cima del Cherlong (2210m).
Mollo un urlo nel tripudio del vento, poi saliamo per sentiero alla Cima del Carega (2259m) e facciamo sosta al sole del rif. Fraccaroli (2238m). La discesa sarà per il fantastico Boale dei Fondi per sentiero. Arrivati al Campogrosso ci ristoriamo prima di ritornare alla grigia pianura.
Note
Partiti alle 6:50 dal Campogrosso e arrivati alle 17:10, 3 in tutto i chiodi piantati ma recuperati, 1 cordino lasciato.
Vajo dei Camosci: 45-50° / roccia III
Vajo Goodbye El Grio: 300m/D+/max 75°
Aggiornamento del 5/05/16 : il cordino lasciato sullo spuntone è stato ripreso
Salita “ per vie traverse” per vari motivi: innanzitutto perchè si può raggiungere il Boale di Pissavacca dal basso e non calandosi dalla forc. dei Camosci. Concatenare le due salite è tuttavia esaltante. Inoltre, pur trattandosi di una ripetizione, è stato quasi come aprire una linea di salita non essendo noi in possesso di relazioni né tantomeno avendo informazioni sul Vajo. E’ stata avventura, la cosa più bella.
Stupendo! Grandissimi!