Salita di Pola e Claudio
Relazione e foto di Claudio Betetto
Premessa
Non so neppure da quanto tempo mi ero imposto di salire la Via Gina ad Anduins, linea per certi versi un po’ “illogica” e forzata, tracciata sulla parete Est del monte Anduins. La via non è sicuramente adatta alla stagione estiva per il caldo e la troppa vegetazione, piuttosto si presta alle calde giornate invernali e a quelle incerte di inizio primavera, prima dello scoppio della vegetazione. Noi siamo al limite ma riusciamo a ricavarci un pomeriggio e poco dopo le 14 siamo al parcheggio della falesia di Anduins, agguerriti e decisi ad usare gli spit il meno possibile.
Relazione
Armati di ferraglia dal parcheggio della falesia prendiamo la strada asfaltata che supera il cancello e poco dopo saliamo a sx per ghiaie verso il settore Picco del Vento. Da qui proseguiamo superando la Paret dai Frus. Una targa con scritto Via Gina segna l’inizio della via, proprio sotto un canale-camino appoggiato. Abbiamo deciso di salire in trad, con l’esclusione delle soste, tuttavia utilizzeremo anche alcuni spit: i gradi presentati sono pertanto quelli dell’arrampicata sportiva anche perché la via è interamente attrezzata a spit distanziati come in falesia.
- Saliamo il canale-camino con molte foglie e terra all’inizio, fino ad una nicchia con passaggio delicato in traverso a sx e poi su dritti fino a sosta (4c-5a);
- Proseguiamo in traverso a dx per alcuni metri con un passo delicato. Poi più in verticale più a dx di una prima linea di spit (variante più dura) e saliamo un diedrino-fessura con il passo più duro in uscita. Poi su dritti in sosta comoda. (5b, p. 5b+);
- Parte Pola all’inizio in traverso a sx tenendosi alto e poi insistendo sotto una paretina liscia. Lui la supera dritto per dritto, io vado a sx per fessure con prese più buone. Poi il tiro prosegue linearmente ( 4b-4c);
- Tiro di raccordo molto breve in diagonale a sx (II);
- Bel tiro articolato. Prima saltino breve con presone poi su placca appoggiata facile dentro ad un diedro aperto. Raggiungo un terrazzino a cui segue un camino, all’inizio leggermente strapiombante ma con manettoni. Uscita a sx su placchetta più liscia e verticale, sosta su albero (4b all’inizio poi 5a);
- Camminiamo in bosco e attacchiamo una placchetta con passaggio liscio in uscita e che poi prosegue su basse difficoltà. (4c il passaggio poi max 3c);
- Non è un vero tiro. Scendiamo in doppia lo sperone sul quale siamo saliti e su sentiero per alcuni metri a dx scendiamo fino a trovare a sx una scritta “Gina”;
- Saliamo il camino-diedro su difficoltà contenute, dopo una decina di metri saliamo a destra in placca con passo più duro e tecnico. Poi su placca seguendo gli spit, proseguiamo per itinerario più facile e infine a dx traversando in esposizione arriviamo in sosta su terrazzino (5b)
Qui ci sono il libro di via ammuffito e pieno di insetti e un cavo che porta una decina di metri più in alto da dove si può seguire anche per la cima, noi invece scendiamo a destra con sentiero a tratti disagevole e attrezzato in due punti, uno dei quali peraltro anche abbastanza verticale. Arriviamo giù all’imbrunire. I tempi si sono dilatati di un’oretta rispetto al previsto per il fatto di aver piazzato le protezioni. Siamo tuttavia felici di aver portato finalmente a casa la Via Gina del Masarach!!
Una birra, un occhio a future vie che ci aspettano e torniamo giù in pianura soddisfatti ma con più voglia di prima di mordere la roccia.