Relazione e foto a cura di Claudio Betetto.
Premessa
Quando si risale il Cadore, una volta superata Cima Gogna, prima di Auronzo, appare in tutta la sua bellezza la catena che separa il bel paesello dal Comelico e poi dalla Pusteria, di cui fanno parte sia cime rinomate, sia è possibile visitare luoghi semisconosciuti ai più.
La prima di queste cime è l’ Aiarnola (2456m) cui segue la sorella maggiore: la Croda da Campo (2712 m).
Questo è uno di quei luoghi in cui mi è piaciuto tornare più volte, vuoi per la comodità di accesso, vuoi per la bellezza e la relativa solitudine di cui godono queste crode ed è anche qui che un giorno ho deciso di mettermi alla prova in una solitaria che per me ha significato molto.
Relazione
Sono le 7 di sera quando, dopo aver lasciato l’ auto nel piccolo parcheggio sulla destra, subito dopo il Passo S. Antonio e aver fatto un pò di strada a piedi, mi riparo sotto gli alberi perché è tornato il temporale. Mi chiedo cosa cazzo ci faccio lì, non potevo rimanermene a casa? Tantopiù la sera seguente deve venirmi a trovare il Pola perché dobbiamo andare a scalare insieme…
Aspetto e intanto penso a quanto bello sarebbe risalire con il sole questi prati che fungono da avamposto della Aiarnola: zone tranquille, sentieri ben segnati, percorsi semplici, insomma il posto giusto per venirci in compagnia, magari di una bella ragazza. Io invece sono solo, rischio di inzupparmi d’ acqua ancora prima di piantare la tenda e il tempo incalza ahimè avido!!
Succede lo sperato: l’ acqua smette di cadere e così, di corsa, infradiciandomi nell’ erba alta, arrivo al bivio Sella Val Pucera a 1897m dove finiscono gli alberi ed iniziano le rocce. Qui individuo subito dove piantare la tenda ma vorrei poterla mettere più in alto. Non sono masochista o mi piace fare fatica gratuitamente, piuttosto domani potrebbe esserci una bella alba, essendo il pendio esposto pienamente ad Est. Sta di fatto che non trovo nulla e così mi sgroppo 200 metri che poi devo rifare anche al contrario, arrivando a piantare la tenda giusto in tempo prima che faccia buio. Come se non bastasse appena chiudo gli occhi ricomincia il temporale…e che temporale!! Diluvia di santa ragione ma dentro sto asciutto e penso che si sfogherà tutto nella notte. Infatti alle 4 quando ho la sveglia, sulle cime aleggia qualche nuvola ma non minaccia più bufera.
Il sentiero ora volge a sinistra e comincia a rimontare i pendii antistanti la montagna in mezzo ai mughi e a rocette. Cammino spedito con la frontale accesa, conosco già il sentiero. Ci sono alcuni punti dove si passa su roccia ma non è presente alcuna difficoltà, basta avere il piede fermo.
Infine raggiunto l’ ultimo evidente largo canale sulla destra, lo imbocco. Questo è ripido e alterna zolle di terra a ghiaia, poco male perché raggiunto un certo punto decido di spostarmi fuori traccia a sinistra su roccia facendo attenzione a sbucare in un punto dal quale sia raggiungibile la croce dell’ anticima. Qualche passaggio di divertente arrampicata e sono sull’ affilata cresta che porta alla croce. Tuttavia come detto, questa è solo la falsa cima, nonostante vi sia anche il libro di vetta. Proseguo allora lungo il sentiero segnato che aggira gli spalti rocciosi che incombono e dopo alcuni passaggi anche in discesa che sembrano non finire mai (perché la mente pensa sempre di essere arrivati) e un canalino con un passaggio che richiede l’ uso degli arti superiori, arrivo alla mia prima tappa.
Se fino a pochi momenti prima mi stavo pregustando un’ alba coi controfiocchi con l’ astro nascente che scavalcava le nubi per illuminare la mia cima e scaldarmi, invece il tutto si rivela tormentato e confuso con il sole che mai si farà veramente vedere. Poco male. Dopo un thè e una firmetta riparto verso la vera meta della giornata: la Croda da Campo. E’ presto ma il tempo non sembra dei migliori, valuto comunque la fattibilità della salita e prima me la sbrigo meglio è.
Dopo la cima, il sentiero prosegue piegando a sinistra scendendo per aggirare un ammasso roccioso, per poi risalire arrivando a forcella Valdarin. Qui si trova una pietra con la scritta “ Il canale è pericoloso, solo per esperti” ma l’ anno precedente senza allenamento particolare l’ avevo percorso. Così mi calo giù per le rocce che risultano instabili, da prestare doppia attenzione con neve essendoci dei punti molto ripidi dove la classica “sciata” non è molto conveniente.
Superate le maggiori difficoltà raggiungo uno sperone roccioso in cui la pendenza diminuisce (probabilmente corrispondente alla quota 2114m su carta): è il momento di piegare a sinistra, abbandonando il segnavia CAI, per attraversare un pendio molto ripido denominato Giaio Caneva e poi immettersi in un canale che porterà fino ad una insellatura visibile anche dai pressi della cima. Facendo attenzione a non finire su difficoltà troppo elevate, mi sposto dentro questo canale. Raggiunta la sua sommità (e quindi l’ insellatura di cui si parlava) piego a destra e seguo una traccia con ometti presenti nei punti giusti. Aggirata la montagna in versante Nord-Ovest svolto ulteriormente a destra e in breve sono in cima.
Fa parecchio freddo e ho addosso tutti i vestiti di cui dispongo. Il libro di vetta, come sentenzia anche la relazione di Luca Brigo su Kitalpha, risulta veramente povero di firme. Non resto su molto, giusto il tempo di riposare scattando qualche foto e poi ritorno sui miei passi.
In mezzo alle nuvole, con visibilità ridottissima mi ricongiungo col sentiero che scende da forcella Valdarin, continuo la discesa e mi imbatto in un masso con triplice indicazione, io dovrò andare a destra verso M.Zovo, segnavia 153. Tuttavia per tornare alla tenda e chiudere così l’ anello, avrò comunque un bel da fare perché dopo poco(fortunatamente solo in un piccolo tratto) la segnaletica si fa scarsa così che bisogna aguzzare la vista.
Quando giungo in vista della tenda mi coglie la felicità perché nel frattempo è spuntato un bel sole e fa caldo. La salita è andata benissimo e mi sento ancora molto carico. Smonto tutto e sistemati i vari tafanari sullo zaino ritorno al passo S. Antonio.
Una dormita e l’ indomani sarò di nuovo sulle crode con il Pola.
Note: se la nebbia trovata in discesa fosse stata in salita, non mi sarei arrischiato. Salita tecnicamente facile ma richiede buon allenamento per il tipo di terreno friabile, non agevole. Avventura che si svolge tutta su sentiero CAI sull’ Aiarnola, invece la normale alla Croda da Campo presenta traccia con bolli e ometti.
Sitografia:
–http://kitalpha.altervista.org/
Complimenti per il sito belle foto e buone relazioni, ciao.
Grazie Roberto è un piacere dare una mano con alcune foto anche solo per dare qualche spunto. Un saluto