Relazione di Matteo De Piccoli. Foto di Claudio Betetto, Francesco Polazzo, Mirco Grasso, Matteo De Piccoli.
Salita effettuata il 7 dicembre 2015.
Introduzione
Finalmente la prima riunione dei Salvadis in territorio piemontese! Dopo i travagliati preparativi ci si ritrova a Torino per sfruttare appieno il ponte di inizio dicembre: l’idea è quella di fare una puntatina alla Sbarua, passare la notte di sabato al rifugio Pontese (2217m) per attaccare il giorno dopo Punta d’Ondezana (3492m); domenica notte sfruttare il bivacco Carpano (2865m) come appoggio e infine puntare alla Becca di Gay (3621m) o la Roccia Viva (3650m). Il giro è abbastanza ambizioso visto il periodo ma le particolari condizioni di innevamento (scarsissimo) fanno sperare in un buon margine di riuscita, anche se le condizioni in quota rimangono un’incognita.
Venerdì 4 dicembre la sera arrivano a casa Francesco (Pola), Claudio e Mirco (amico di Claudio), trovando un buon frico ad attenderli.
Descrizione Salita
Dopo una giornata a dir poco sfiancante scendiamo da Punta d’Ondezana; felici di aver portato a casa la cima, giungiamo al Bivacco Carpano verso le 15. Godiamo dell’ultimo sole e tosto entriamo al a scaldarci; Claudio non perde tempo e attacca a sciogliere neve in grande quantità. Ci rifocilliamo consultandoci su ciò che ci aspetta per la giornata successiva: la scelta pende tra la Becca di Gay e la Roccia Viva. Le cime raggiungono circa la stessa quota, ma la Becca di Gay sembra riservare una salita più varia e in ambiente. Le condizioni trovate in Punta d’Ondezana fanno ben sperare: nei canali (esposizione prima Ovest poi Nord) la neve era ben dura e compatta, spesso anzi si incontravano tratti di ghiaccio. Nonostante il canale di accesso alla Becca dal Ghiacciaio della Roccia Viva sia esposto ad Est, tentar non nuoce!
Alle 20 siamo imbaccuccati nei sacchi a pelo, finalmente una notte che consenta di ricaricare le batterie!
L’indomani ben riposati (abbiamo dormito più di 8 ore!!) cominciamo a camminare alle 6 ripercorrendo al buio il percorso fatto per arrivare al Carpano, puntando poi al Ghiacciaio di Roccia Viva. La pietraia al buio è a dir poco disagevole ma con qualche imprecazione e nuova botta sugli stinchi giungiamo finalmente ai piedi del Ghiacciaio. Qui ci coglie un’alba infuocata: il sole sorge bagnando di rosso un oceano di nuvole che avvolge la pianura sotto di noi, trasportandoci in uno spazio a sè stante: l’atmosfera è surreale.
Giunti al Ghiacciaio il canale è ben evidente: dopo un primo tratto più appoggiato la pendenza aumenta e si incontra un bel masso dall’aspetto vispo che promette simpatici passaggi.
Calziamo i ramponi e attacchiamo il canale.
A differenza del giorno precedente la neve è sfondosa e non regge: si fa più fatica del previsto. Aggiriamo il masso chi a destra (io e Pola con qualche passo di misto, più abbordabile) chi a sinistra (Claudio e Mirco su una bella lavagnetta di ghiaccio) e riprendiamo sulla stessa neve in cui a volte si sprofonda fino alla vita.
Finalmente giungiamo in cima al canale e sbuchiamo al ghiacciaio situato alla base della cima della Becca (esposizione Sud,Sud-Est). Il ghiacciaio presenta neve a volte un po’ più dura e la minor pendenza agevola la salita. Attraversandolo, l’ambiente è spettacolare e d’alta montagna; dalle nuvole spuntano solo le cime più alte, e il Monviso fa da padrone: solo la sua inconfondibile sagoma si delinea guardando verso Sud.
Giunti a una piccola dorsale nevosa dopo aver attraversato il ghiacciaio possiamo puntare alla cima (esposizione Sud): la neve sembra concedere un passaggio più agevole tra i massi e i salti rocciosi. Mirco non si fa pregare e d’iniziativa comincia a salire. La pendenza non è mai eccessiva e la neve agevola la salita rendendo inutile arrampicare. In breve giungiamo in cima (ore 11), godendoci lo spettacolare panorama a 360° su tutta la catena alpina.
Che meraviglia! La cresta offre un ottimo palcoscenico e non possiamo fare a meno di sostare qualche minuto per goderci il panorama.
Tristemente e dopo i soliti riti riprendiamo a scendere: ci aspettano quasi 2000 metri di dislivello in discesa ed è meglio non perdere tempo. La discesa è decisamente più veloce della salita e in breve siamo al bivacco Carpano (ore 13 circa). Qui rapidamente ci concediamo un panino, un sorso di grappa e via verso il Pontese.
Onde evitare ulteriori inutili pietraie facciamo affidamento alla ferrata: scendiamo dal bivacco spalle al Monte Nero e seguiamo gli ometti precedentemente scorti.
Dopo una quindicina di minuti scendendo dai prati giungiamo all’attacco della ferrata, breve e simpatica con qualche passaggio esposto. E’ sicuramente la miglior scelta possibile!! Pensare di rimettere i piedi sulle infide e innevate pietraie faceva venire a tutti il voltastomaco… Dalla ferrata si scende invece veloci e senza intoppi, in breve giungiamo al Rifugio e quindi alla macchina.
Stanchi ma più che soddisfatti, abbiamo concluso questi giorni raggiungendo tutti gli obiettivi preposti!!
Complimenti a Mirco, che vedevo per la prima volta e ha dimostrato di essere in ogni momento più che all’altezza della situazione senza mai perdersi d’animo: è stato ribattezzato “John Deere” e vi lascio immaginare il motivo.
A Claudio, che ha trascinato tutti in questa avventura e non ha smesso di crederci per un millesimo
di secondo, contagiando tutti con la sua determinazione.
Infine a Pola, che ha sempre tenuto alto il morale col suo umorismo da Lord inglese e l’ignoranza inside. Spero di aver sopperito alla mancanza di Jacopo in modo degno.
Riguardo a me quest’esperienza è stata totalizzante: mi sono sentito al limite in diversi momenti e senza una tale compagnia sarebbe stato davvero difficile superarli; ma è in queste situazioni, in cui ci si “costringe” a crescere, che si maturano le emozioni più forti. Il freddo, la scarsità di liquidi, la lunghezza dei percorsi, le pietraie innevate, e molti altri fattori condizionavano questa salita ma non è mai stato così bello stringere i denti e andare avanti.
Non per qualcuno, non perchè ormai sei qua, non per giungere in vetta.
Ma per vivere emozioni.
Note tecniche
A parte qualche difficoltà sul masso nel canale le condizioni nevose permettevano di giungere in cima senza grosse difficoltà tecniche o comunque inferiori se confrontate a quelle affrontate in Punta d’Ondezana. La salita riserva però un ambiente grandioso e vario, il ghiacciaio in alta quota e la “cresta” finale alla cima si compiono
in ambiente davvero maestoso.
Necessari caschetto, ramponi, piccozza, normale dotazione alpinistica.
In condizioni di innevamento maggiori il masso a metà del canale dovrebbe essere coperto.
Complimenti davvero per questo uscita alpinistica old-style “fuori dagli schemi”, foto meravigliose.
E un piacere seguirvi!
Il piacere è nostro di sapere che c’è ancora qualcuno interessato a itinerari/gite di questo tipo! Non solo facili svvicinamenti e falesia 😀
Matteo
Grazie per queste foto meravigliose che mi permettono di vedere un posto dove sono stato più di 30 anni fa. Non ho foto di quella escursione, ma mi ricordo bene il canale per arrivare al colle e al ghiacciaio superiore e poi la cima…. certo non era inverno…… siete stati davvero bravi! Grazie!!!