Spigolo NO del M. Sernio: una via classica sulla montagna delle donne

Testi di Matteo Basso; foto di Matteo Basso e Matteo De Piccoli

Introduzione

Siamo verso la fine di agosto di quest’anno quando Matteo, amico e compagno dei Salvadis, mi propone questa via che avevo adocchiato da anni. Come non cogliere l’occasione? Sarremmo stati anche in buona compagnia dato che avrebbero partecipato anche altri personaggi del CAI di S. Vito al Tagliamento: suo padre Roberto, Frediano, Ennio e Renzo. Unico problema: loro la notte precedente avrebbero pernottato al Rifugio M. Sernio, per godersela di più e “spalmare” meglio la fatica, e noi invece avremmo dovuto raggiungerli al ricovero entro le 8.30… Questo significava una levataccia e già 620 m di salita veloce come “riscaldamento”, per evitare ritardi! Partiamo pieni di sonno ma anche vogliosi di affrontare una giornata che in effetti si sarebbe rivelata strepitosa.
Una curiosità: il Sernio fu scalato per la prima volta il 21 agosto 1879 dalle sorelle Minetta e Annina Grassi, prima cordata interamente femminile, lungo quella che è oggi la via normale; da qui il Sernio si guadagnò l’appellativo di “monte delle donne”. E fu un’altra donna, Olga Bois de Chesne, che compì la prima salita invernale (con Riccardo Deffar e Vladimiro Dougan), il 2 gennaio 1927. Come se non bastasse, pochi anni prima, il 22 luglio 1923, Jolanda Basadonna e Livia Cesare avevano aperto con tre compagni la via lungo lo spigolo nord-ovest che qui percorriamo. Ce feminis!

Avvicinamento

Si risale la Valle del But da Tolmezzo e, giunti al bivio poco prima di Cedarchis, subito dopo il ponte sul T. Chiarsò, si svolta a destra in direzione Paularo. Dopo pochi chilometri attenzione ad imboccare sulla destra la deviazione per la frazione di Lovea; poco prima di questa, si svolta a sinistra su una stretta stradina che porta agli Stavoli Chiampees, superati i quali si parcheggia in uno spiazzo sulla destra (800 m c.ca; cartello con l’indicazione del sentiero CAI 416).

Salita

Si sale la stradina di accesso allo Stavolo Pignuleet, dunque si piega a destra e, attraversato un prato, si entra nel bosco in salita. In seguito si inizia una lunga diagonale in moderata salita, poi si lascia a destra il sentiero diretto al Pra di Lunge (cartello) e, con alcuni tornanti, si raggiunge il “Rifugio” M. Sernio (in realtà un ampio e ben curato ricovero; 1419 m).
Seguendo l’indicazione segnaletica si piega a destra e compiendo un traverso si raggiunge un torrente il cui alveo mette a nudo delle caratteristiche stratificazioni rocciose. Lo si guada e con un breve gradino si rientra nella vegetazione. Si prosegue lungamente in salita nel bosco, dove la traccia si mantiene sempre discreta. Oltrepassato un minuscolo intaglio, si passa in un ambiente dove inizia a prevalere la mugheta, mentre lo spigolo NO del Sernio appare sempre più incombente e minaccioso. Si continua poi più ripidamente fino alla sella che si affaccia sull’altro versante (1800 m c.ca). Rasentando le rocce si incontrano le prime ghiaie, e si è subito nel mezzo un cono detritico che in alto si restringe a imbuto; si sale direttamente su una traccia che si fa evanescente fino ad un forcellino che si potrebbe considerare l’attacco della via.
Si superano dapprima sulla sinistra pochi metri di I-, poi in orizzontale si taglia una breve mugheta e con una cengetta ci si porta alla base della parete O del Sernio (già da qui sono visibili i primi segnavia, alcuni gialli e altri rossi). Con un sentierino si sale fino a delle placchette da attraversare, poi con alcune svolte si arriva sotto un camino con massi incastrati: lo si può vincere direttamente (II), oppure sulla sua destra dove ci sono i bolli. Il proseguimento è in seguito sbarrato da un salto; lo si supera subito a destra di una fessura verticale profondamente incisa (II+ e II-). Si continua in diagonale verso destra con qualche altro passaggio che impegna più la concentrazione che altro (I+). Dopo essere passati in traverso sopra un canale (non difficile ma delicato; segni gialli), o averlo raggiunto in lieve discesa e subito risalito dall’altra parte su terreno friabile (bolli rossi), si è su un pulpito. Piegando a gomito a sinistra si affronta un traverso esposto su una cornice (forse il passaggio più insidioso della via; appigli e appoggi comunque sufficienti), il quale deposita su una rampa di roccia fessurata (I-). Si continua piegando ancora a destra su cengia esposta ma facile, fino a un ulteriore camino da superare (II+), poi per salti di roccia si raggiunge la base di un canalino (I, I+). I bolli sono presenti sulla sinistra di questo, ma la salita è abbastanza libera e si può stare anche sulla destra (I continuo).
Terminata l’esposizione anche la ripidità diminuisce; per gradoni e roccette si raggiunge dunque il crinale, dal quale si possono vedere le due cime, entrambe con una croce. Non resta che percorrere la cresta, con qualche facile passaggio di I e prestando attenzione ad alcuni punti in cui essa si assottiglia, fino alla cima più alta sulla destra (2187 m). Siamo praticamente al centro del territorio montano friulano, e l’isolamento di questa vetta garantisce, con condizioni di buona visibilità, un panorama eccezionalmente vasto.

Rientro

Ci si dirige verso l’altra cima con croce (scritta evidente “discesa”) per poi calare su una traccia lungo la cresta orientale. Più in basso ci si sposta
sul pendio a destra, dove si continua la discesa con facilità tra placconate sporche di detrito e fazzoletti erbosi, fino a  giungere sopra un canalino, il cui fondo si raggiunge tramite una scomoda cengetta che richiede attenzione. Altri punti un poco impegnativi sono costituiti più in basso da qualche breve saltino (I) e in seguito da una paretina di qualche metro con buoni appigli (I+), per il resto si cammina su un comodo sentierino. Raggiunta dunque la forcella a O della Torre Nuviernulis, si può accorciare leggermente l’escursione calando direttamente verso il catino sottostante (direzione N), senza bisogno di passare per Forca Nuviernulis. Si perde quota velocemente tra i detriti, agevolati da una debole traccia e, tenendosi man mano sulla sinistra, si arriva all’altezza dei primi mughi. A questo punto si possono cercare delle tracce che traversano verso Casera del Mestri senza perdere quota, ma dopotutto conviene scendere ancora un poco fino a ricongiungersi, nei pressi di un solco torrentizio, al sentiero CAI proveniente dal Foran da la Gjaline, ed evitando così eventuali battaglie poco redditizie contro i mughi. Proseguendo verso sinistra si oltrepassa un ruscello (possibilità di rifornirsi d’acqua) e con una breve risalita ci si porta al ricovero detto (1512 m; ottimo punto d’appoggio edificato da non molti anni). Inizia ora la parte più “seccante” dell’itinerario, ovvero la cospicua e necessaria risalita verso la cresta della Creta di Mezzodì. In realtà il sentiero sale con ripidità moderata e passa comodamente in mezzo a macchie di mugo ampiamente sfoltite. Raggiunta la dorsale, la si segue a destra, ci si cala ad una selletta e si passa in traverso sotto la Creta di Mezzodì, la cui vetta è consigliabile raggiungere con una deviazione davvero breve (1806 m). Ora non resta che proseguire lungamente la discesa lungo il fianco prima barancioso, poi boscoso, fino al Ricovero M. Sernio. Da qui come all’andata.

Note tecniche

La via sul M. Sernio comunemente definita “dello spigolo Nord-Ovest” in realtà si svolge interamente nella parete occidentale, culminante con lo spigolo detto. Al di là di questa precisazione, è un itinerario assai remunerativo per la varietà degli ambienti e dei panorami, nonché per le difficoltà che oppone a chi vuole affrontare un’arrampicata divertente e mai difficile, su roccia buona anche se spesso con detrito. Credo che non vi sia alcuna difficoltà anche in caso di nebbia poiché tutta la via è (eccessivamente) segnata perfino con due bollinature diverse (vecchie strisce gialle e bolli rossi per nulla discreti). Non è impossibile discendere per la stessa via, ma è decisamente consigliabile utilizzare la via normale che si dipana sul versante opposto; questa scelta implica tuttavia una contro-salita di circa 350 m da affrontare nelle ore più calde della giornata, senza ombra e quando si è già belli stanchi (in compenso la salita lungo il versante occidentale garantisce una piacevole frescura per tutta la mattina). In generale sono dunque necessari un ottimo livello di allenamento e una buona confidenza con la roccia. Obbligatorio il caschetto.

Difficoltà:  avvicinamento e discesa: EE
Via dello spigolo NO: I e II (pass. II+)
Via normale: EE con pass. I e I+

Tempi:      parcheggio – Rifugio M. Sernio: 1.15 h
Rifugio – attacco presso forcellino: 1.15 h
attacco – M. Sernio: 1.15 h
M. Sernio – Casera del Mestri: 1.20 h
Casera – Creta di Mezzodì: 0.50 h
Creta di Mezzodì – parcheggio: 1.45 h

Dislivello totale in salita: 1750 m c.ca

 

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Il letto del Rio Ambruseit
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Lo spigolo NO incombe minaccioso
Appena oltre la sella di q. 1800 c.ca; nell'altra direzione il crinale barancioso prosegue verso la Creta di Mezzodì
Appena oltre la sella di q. 1800 c.ca; nell’altra direzione il crinale barancioso prosegue verso la Creta di Mezzodì
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Primi passaggi dopo il forcellino di attacco
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Al cospetto della parete O del M. Sernio
Sentierino iniziale
Sentierino iniziale
Sopra il camino iniziale con massi incastrati
Sopra il camino iniziale con massi incastrati
Passaggio a lato della fessura verticale
Passaggio a lato della fessura verticale
Le due alternative: sopra o dentro il canale ( si notano i bolli rossi della seconda opzione)
Le due alternative: sopra o dentro il canale ( si notano i bolli rossi della seconda opzione)
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Traverso delicato
Sulla rampa, guardando il traverso appena svolto
Sulla rampa, guardando il traverso appena svolto
Sulla cengia esposta ma facile
Sulla cengia esposta ma facile
La cengia appena percorsa; sullo sfondo la Zermùla
La cengia appena percorsa; sullo sfondo la Zermùla
Sull'ultimo camino
Sull’ultimo camino
L'esposizione non manca (quasi) mai...
L’esposizione non manca (quasi) mai…
Tra le roccette finali, si sbuca al sole
Tra le roccette finali, si sbuca al sole
In cresta, verso la doppia cima
In cresta, verso la doppia cima
Dalla cima principale, verso la Val d'Incarojo e il massiccio del Tersadia
Dalla cima principale, verso la Val d’Incarojo e il massiccio del Tersadia
In discesa lungo la via normale
In discesa lungo la via normale
La maestosa Grauzaria cattura l'attenzione a oriente
La maestosa Grauzaria cattura l’attenzione a oriente
Verso la Creta di Mezzodì; a destra la mole del Sernio
Verso la Creta di Mezzodì; a destra la mole del Sernio
Salvadis sulla Creta di Mezzodì
Salvadis sulla Creta di Mezzodì

 

 

 

 

 

 

 

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