Relazione e foto a cura di Claudio Betetto
Salita del 1 Agosto 2014.
Premessa
Il gruppo del Bosconero è stato da me snobbato fino all’ inizio dell’ Estate 2014, quando realizzai che fra il Cadore e la Val di Zoldo di erge un insieme di montagne che da molti non sono neppure considerate, ecco perché mi imposi di andarci. Dopo l’ avventura sul Sassolungo di Cibiana con Francesco, decisi che era il momento di testare preparazione e velocità concatenando Sfornioi di Mezzo (2425m) e Nord (2410m) con l’ obiettivo di risolvere il tutto in mattinata.
Per approcciarsi al Bosconero consiglio di partire dal Passo Cibiana (1530m) che quella volta ho raggiunto salendo da Borca di Cadore.
Relazione
Ancora è buio quando lascio l’ auto nell’ ampio parcheggio e imbocco il sentiero segnato dell’ anello Zoldano fino al trivio situato in una radura quotata 1873m. Proseguo in direzione forcella de le Ciavazoles. Questa parte si svolge prima in un bel bosco di abeti, poi di larici. La calma che assaporo camminando in questo ambiente è qualcosa di indescrivibile, non c’ è anima viva e la montagna questa mattina è solo per me.
Giunto alla forcella non mi concedo soste e abbandono il segnavia CAI per preferire una traccia che stacca a sinistra e rimonta in mezzo ai mughi l’ anticima che poi scoprirò avere anche croce e libro di vetta tutti suoi.
Salendo posso godere delle prime luci sul Cadore ancora addormentato, l’atmosfera tuttavia non è calma e noto subito turbolenze che muovono molte nuvole, per ora innocue. Raggiunta l’anticima degli Sfornioi, proseguo lungo la traccia per aggirare a sinistra la cima Nord. Con passaggi di I grado mi porto sulla cengia che la circonda, passando anche per l’attacco della via normale che però voglio affrontare per seconda, il mio obiettivo è la cima di Mezzo. Arrivo fino all’ insellatura che separa le due cime. Questa è particolare per la presenza di due pinnacoli rocciosi alti pochi metri chiamati i due Pupe. L’atmosfera è tipicamente dolomitica con un susseguirsi di nebbie e squarci di luce. Aiutato da ometti imbocco la normale e mi porto su un terrazzino dal quale noto con piacere che sopra la mia ombra si è formata un’aureola tipo arcobaleno, effetto ottico alquanto raro! Da qui per cenge con passo nel vuoto e due caminetti di II grado marcio arrivo al passaggio chiave: una paretina di 4-5 metri di III grado, obbligatoria per calcare la vetta. La affronto tenendomi a destra di uno strapiombo e in breve sono sulla solitaria cima che sicuramente ha ben poche visite all’ anno.
Dopo qualche foto di rito, immerso in nuvole che sembrano treni impazziti da quanto veloci si muovono, decido di scendere. In cima so che è presente un cordone sul quale si può attrezzare un breve doppia onde evitare il salto di III grado. Estraggo i vari ammenicoli e il cordino da 30m e mi calo al terrazino sottostante, poi ritorno all’ attacco della cima Nord.
La via normale è segnata anche con bolli e, seppure non superi il II grado, è attrezzata con fittoni. Inizio a salire questo canale che presenta delle piccole ostruzioni fino a giungere su una piccola forcellina. Qui piego a destra e sempre seguendo i bolli affronto prima una cengia, poi attraverso le ultime rocce giungo sulla cima. Neanche qui c’è la croce ma solo un cumulo di sassi, va bene anche così.
Soddisfatto decido che è il momento di scendere. Guarderò l’ora solamente giù a Calalzo: le 11:30, bene ho rispettato i tempi.
Sitografia:
https://ilravanatore.wordpress.com/