Sass de le Diese dal sentiero alpinistico O. Zandonella

Relazione e foto a cura di Matteo Basso

Introduzione

Il sentiero alpinistico O. Zandonella è un percorso articolato e tortuoso: inizia con un comodo crestone panoramico e prosegue sostanzialmente su una quantità di cenge, con qualche tratto di arrampicata. L’unica attrezzatura consiste nel cavo metallico, comunque non sempre presente, perciò durante la progressione non si ha l’impressione che l’ambiente sia stato troppo manipolato dall’intervento umano. Anzi, occorre prestare attenzione all’orientamento, soprattutto dopo la fine della ferrata, quando si cala prima tra i mughi e poi lungo un ripido impluvio. (Personalmente, in mezzo alla nebbia totale, nei dintorni della Forcella Pagnac de Entro non capivo se stavo scendendo nel versante cadorino o in quello ertano.) In ogni caso, è tutto questo settore del gruppo Duranno – Cima dei Preti a essere morfologicamente davvero complesso; le elevazioni che si incrociano tra le valli Ru de Tia, Pagnac, Montina e Zemola pare che si confondano e si sovrappongano da qualsiasi prospettiva le si guardi, e questo fatto, unito alla selvaticità e alla scarsa frequentazione dei loro versanti, percorsi da sentieri dimenticati, ne incoraggia l’esplorazione. Lungo il sentiero Zandonella si ha la possibilità di salire diverse quote, avendo voglia, fiato e capacità arrampicatorie. Bisogna tener presente che il terreno è ovunque infido e i passaggi spesso esposti; con la visibilità limitata dalla nebbia aumentano notevolmente i pericoli per l’incertezza dell’orientamento. Nella fattispecie, il Sass de le Diese descritto in questa relazione è un crestone roccioso allungato e affilato, verticale in tutti i suoi lati. La sua salita è remunerativa e panoramica e oppone passaggi di II grado. Escursione svolta in luglio 2015 in solitaria.

Itinerario

Dal paese di Erto si risale la rotabile che conduce in Val Zemola, parcheggiando al suo termine presso gli Stei de Conte (1180 m). Si seguono i cartelli per il Rifugio Maniago e in seguito si lascia la pista sterrata per scendere lievemente verso il greto del Torrente Zemola. Raggiunte le grave al centro della vallata, dove confluiscono vari torrenti e sentieri, si continua seguendo le indicazioni del sentiero CAI 374. Rientrati nel bosco, salendo facilmente si raggiunge il rifugio (1730 m). Nei pressi della fontanella si scorge la tabella che indica la direzione per il Sentiero alpinistico O. Zandonella. La traccia sale tra erbe e mughi, guadagnando quota in fretta, fino ad affacciarsi sulla selvaggia e desolata Val di Lausen. In fondo, dove essa termina a ridosso delle pareti che la circondano, si imbocca una rampa obliqua che si innalza a sinistra su terreno instabile ma non difficile (targa con l’iscrizione del sentiero alpinistico; non è una cattiva idea indossare il caschetto). In breve si guadagna la magnifica Forcella della Spalla, il punto più basso del grande crestone sabbioso che origina dal maestoso Duranno e chiude la Val Zemola a nord (2127 m). La visuale si apre sui monti del Cadore e sulle pareti più remote della Cima dei Preti. Salutando qualche stambecco si percorre piacevolmente tutta la cresta fino a raggiungere il suo punto più alto presso la cima della Spalla del Duranno (2234 m).
Dopo una meritata sosta si cala comodamente lungo la cresta occidentale, raggiungendo in breve il varco di Bosco Negro (2174 m). Da qui si continua contornando alcune elevazioni rocciose sul loro versante meridionale. Traversando in lieve discesa, poco dopo aver passato una selletta si può notare un grosso ometto sopra un piccolo sperone che domina il sentiero; è l’attacco della via normale al Sass de le Diese. Si salgono i primi metri tra ghiaie o erba raggiungendo l’ometto in cima allo sperone, dopodiché si inizia una diagonale verso sinistra su terreno detritico con facili passaggi. Si tralascia un intaglio di cresta sulla destra e, facendosi guidare da altri ometti, si prosegue fino a svoltare uno spigolo. Si incontra ora il primo vero ostacolo: una grande parete appoggiata da superare direttamente. In realtà si tratta di un sistema di gradoni e cornici che permettono di alzarsi in fretta (I e II, buoni appigli ma attenzione ai detriti instabili). Con un’esile cengetta che costringe a buttarsi un po’ in fuori si passa a sinistra e si procede seguendo gli ometti con salti di roccia non difficili. Sbucati in cresta tra sfasciumi, si supera un gradino sulla sinistra ma dopo pochi metri di cresta un risalto in discesa obbliga ad un passaggio delicato: tenendosi sulla sinistra, occorre affrontare un passo sul vuoto aggrappandosi ad un masso (non difficile ma esposto). La cima ora è vicinissima proprio davanti a noi ma sembra quasi inespugnabile: la cresta si fa davvero esile ed esposta, il baratro si spalanca da entrambe le parti e il terreno infido non aiuta (pochi metri da fare con grande attenzione, da evitare in caso di vento sostenuto). Costeggiato un masso in bilico, si reperisce una piccola ma provvidenziale cengia in lato Val Montina e infine, salendo qualche metro su sassi instabili, si arriva in vetta. Essa, segnalata soltanto da un ometto, svetta tra altre guglie della cresta, delle quali è poco più alta (2191 m; panorama grandioso).
Si ritorna con attenzione sui propri passi e si disarrampica piacevolmente fino a incrociare nuovamente il sentiero. Si può ora ripercorrere il percorso dell’andata, ma arrivati fin qui è consigliabile fare anche il restante sentiero alpinistico. Si prosegue sul traverso sfiorando subito una verde forcella (Portella piccola de Ru de Tia) e poco dopo, presso la Portella de Ru de Tia Est, si cala per quasi un centinaio di metri lungo un canalone instabile verso il Cadin omonimo. Aggirando le pareti si risale a guadagnare la quota persa fino alla Portellina de Ru de Tia Ovest. Se non lo si è già fatto, occorre indossare ora imbrago e set da ferrata. Qui infatti iniziano i cavi che conducono a scalare una parete (II) e poi a traversare su cenge anche esposte e prati, con continui saliscendi. Vi è anche la possibilità di raggiungere con una facile e meritevole deviazione di pochi minuti la più alta elevazione che fa capo alle Portelline. Si scende poi lungo un ripido camino agevolati dal cavo (II, non banale) e si sbuca sull’ampia Forcella Ru de Tia. Si continua salendo sul pendio opposto, iniziando subito un altro traverso sulla sinistra. I saliscendi su cenge, gradoni rocciosi e lembi di prato, sempre accompagnati dal cavo, si alternano sul versante ertano della Cima dei Rodisegre (raggiungibile credo senza particolari difficoltà; io, trovandomi dentro un nebbione poco igienico, l’ho evitata). Giunti ad uno stretto intaglio, un cartello indica la possibilità di deviare dal percorso originale, il quale continua sullo stesso versante, per imboccare una caratteristica cengia che contorna la Cima dei Rodisegre in lato cadorino. Quando questa presenta un’interruzione occorre scendere di qualche metro in arrampicata, per risalire subito dopo (anche qui, non banale nonostante il cavo; roccia umida). Al termine della cengia si scende un breve pendio erboso e si affrontano un altro paio di contropendenze su un sentierino in mezzo ai mughi. Raggiunta finalmente la Forcella Pagnac de Entro (1950 m), si cala definitivamente nel versante friulano. Attenzione ora, quando il sentiero sembra interrompersi in corrispondenza di un canale; in realtà la prosecuzione è in discesa lungo il canale stesso (bolli rossi sbiaditi più in basso) e presenta continui passaggi di facile arrampicata. Più in basso occorre prestare attenzione agli evidenti tagli della vegetazione sulla destra; qui si recupera il sentiero che porta poi a congiungersi a quello CAI 381. Oltrepassata Casera Bedin di Sopra (1711m; possibilità di ricovero nell’edificio piccolo, ma disadorna e con un camino che non “tira” per nulla) si incrocia un torrente (Gè di Bedin) dove si può fare rifornimento d’acqua e in seguito si sbuca sulla pista sterrata che conduce, con alcuni tornanti, al parcheggio presso gli Stei de Conte.

Dati Tecnici

Difficoltà: EEA + diversi passaggi di II attrezzati o liberi, spesso esposti. Consigliabili imbrago, set da ferrata, caschetto. Nonostante i numerosi bolli e la presenza saltuaria del cavo, in caso di nebbia l’orientamento può non essere sempre facile. Ometti per il Sass de le Diese.

Quota min: 1180 m (Stei de Conte)
Quota max: 2234 m (Cima della Spalla del Duranno)

Dislivello: difficile da calcolare dati i numerosi saliscendi, ma cercando di comprendere anche questi si aggira sui 1400 m in salita

Durata tot: 9-10.00 h

 

Arrivo al Rifugio Maniago
Arrivo al Rifugio Maniago
Val di Lausen
Val di Lausen
Sulla Spalla del Duranno
Sulla Spalla del Duranno
Lo sviluppo del percorso O. Zandonella; il picco a destra è il Sass de le Diese
Lo sviluppo del percorso O. Zandonella; il picco a destra è il Sass de le Diese
La parete da affrontare per il Sass de le Diese
La parete da affrontare per il Sass de le Diese
Cima dei Preti dalla cresta del Sass de le Diese
Cima dei Preti dalla cresta del Sass de le Diese
Talebano in cima
Talebano in cima
In discesa dalla Portellina de Ru de Tia Est
In discesa dalla Portellina de Ru de Tia Est
Il primo tratto attrezzato
Il primo tratto attrezzato
Una cengia tra le Portelline
Una cengia tra le Portelline
Il camino attrezzato
Il camino attrezzato
Gradoni e cenge sotto la Cima dei Rodisegre
Gradoni e cenge sotto la Cima dei Rodisegre
Variante sulla spettacolare cengia
Variante sulla spettacolare cengia
Panorama da Casera Bedin di Sopra
Panorama da Casera Bedin di Sopra
Duranno after the storm
Duranno after the storm

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