Punta Pia 2347m e Cima Toro 2355m – Spettacolare accoppiata tra gli Spalti

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Punta Pia.
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Cima Toro all’alba.

Relazione di Francesco Polazzo e Jacopo Verardo; foto di Jacopo Verardo.

Punta Pia 2347m

Introduzione
Sentiamo che il momento per scalare queste magnifiche guglie dolomitiche è arrivato. Ci sentiamo pronti e preparati, con il bagaglio giusto, in parte di materiale, in parte d’esperienza. Per l’approccio alle due cime riteniamo saggio passare la notte al Bivacco Perugini, in modo da poter attaccare presto il giorno dopo. In serata raggiungiamo il bivacco (che condividiamo con due simpatici patavini), ceniamo senza farci mancare niente e poi a letto presto.
Relazione
“È la più sensazionale scaglia profilata nel cielo d’Oltrepiave, con una vetta meritevolissima di essere scalata e non soltanto di essere ammirata dal fondovalle.” Recita così l’amata guida del Visentini, e con queste parole in mente lasciamo il biv. Perugini e imbocchiamo il sentiero CAI 357 diretto a forc. Segnata, e che seguiamo fino a quest’ultima. Pochi metri sotto la forcella entriamo nel canalone sulla sinistra (ometto alla base) che risaliamo per sfasciumi fino a trovare uno stretto caminetto di 5 metri (II), superatolo seguiamo le tracce in discesa su ghiaie per poi risalire fino a giungere al basamento di cima Toro. Qui con un passaggio delicato bisogna superare un salto che da un masso piatto porta ad una paretina liscia e con detrito (esposto) che si risale montando sulla cengia di cima Toro (passaggi di I/I+). Si segue la cengia esposta, ma comoda per tutta la sua lunghezza, interrotta solo da due brevi abbassamenti sul I grado. Al termine della cengia rinveniamo una sosta di calata ben attrezzata (2 chiodi, cordino e maglia rapida) che permette di scendere in sicurezza un canale marcio di 40 metri (II). Scesi sulle ghiaie sottostanti si risale in forcella Pia seguendo un canale pieno di detrito e con roccia instabile (I+). Dalla forcella gli ometti guidano lungo la spettacolare cengia in versante cadorino fino ad incrociare un canale facile (I/I+) che risaliamo, sempre stando attenti alla solidità degli appigli. Quando la parete si fa più verticale troviamo la prima sosta attrezzata (2 chiodi, cordoni e un anello di calata), ci leghiamo e superiamo il passaggio più ostico (III), dopo 10 metri si sosta su spuntone con cordoni. Il secondo tiro è spettacolare e si svolge sull’aerea e verticale crestina che porta direttamente in cima dove si sosta su due chiodi con cordino e maglia rapida (25 metri, II+). È molto presto, quindi stiamo più di un’ora in cima a goderci in panorama magnifico che ci offre questa limpida giornata di giugno. Scendiamo con un’unica doppia dalla cima e disarrampichiamo il tratto iniziale di I nel canale, ripercorriamo a ritroso la cengia fino a Forcella Pia, dalla quale scendiamo con cautela per il canale per poi risalire alla Cengia di Cima Toro.

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Salendo il solito, faticoso, sentiero verso il Bivacco Perugini.
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Punta Pia (la scaglia centrale) e Cima Toro (a destra).
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Dopo il temporale l’atmosfera è evanescente verso le Torri Postegae e il Monte Ferarra.
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Campanile di Val Montanaja all’imbrunire.
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Da Cima Rosina a Cima Emilia…sfumature al tramonto.
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Il campanile all’alba.
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Cima Montanaja e Cima Meluzzo prendono il primo sole.
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Sul primo largo tratto della Cengia di Cima Toro. Il Pramaggiore sullo sfondo.
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La mitica Testa di Toro e alle spalle il Monfalcon di Montanaja.
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Finalmente in vista di Punta Pia e della Pala Grande (a sinistra).
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Sbuca anche il Cjastelat di Vedorcia.
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Il tratto più spettacolare della Cengia di Cima Toro.
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La calata di 40m per entrare nel canalone di Forcella Pia.
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Antelao e Marmarole da Forcella Pia.
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Sul primo tratto di I grado lungo la normale a Punta Pia.
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Sul secondo e ultimo tiro di Punta Pia.
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La spettacolare cresta finale di Punta Pia.
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In vetta! Ammirando il gruppone del Pramaggiore.
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La Pala Grande…grossa e marcia al punto giusto.
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Spalti: da sinistra Castellato, Cima di Talagona, Cima di San Lorenzo, e le tre cime cadine.
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Civetta e Pelmo.
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Pelmo e Antelao.
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Tre Cime di Lavaredo.
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Cima Toro…tra un paio d’ore saremo lì.
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Salvadis in Punta Pia.
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La calata diretta dalla cima.
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Il meraviglioso periplo del Cadin di Toro.
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Scendendo poco sotto la Forcella Pia.

Cima Toro 2355m

Relazione

Dopo aver arrampicato la marcia rampa di II grado (40m) che avevamo sceso precedentemente in doppia, la quale ci riporta sulla Cengia di Cima Toro, andiamo a ritroso su quest’ultima cercando l’attacco della via normale alla medesima cima. Da tutte le relazioni più recenti che avevamo letto ricordavamo che un provvidenziale ometto su un terrazino ad un metro e mezzo d’altezza dalla cengia indicasse l’inizio della via. Fatto sta che abbiamo percorso su e giù tre volte la cengia poiché l’ometto era completamente distrutto. Per essere precisi l’inizio della normale è posto dopo i tetti sotto cui ha dormito il mitico Michael (ancora visibile il muretto a secco da lui creato), e prima degli ultimi strapiombi sotto cui si passa. Noi abbiamo ricostruito l’ometto, ma non è detto che resista! Ad ogni modo l’attacco è caratterizzato da una piccolissima cengetta che sale verso sinistra e da successivi 10 metri di paretina di II grado molto esposta, sopra la quale si trova un chiodo con cordone e maglia rapida e un grosso ometto sulla sinistra. Da qui si sale ancora qualche metro obliquando verso sinistra fino ad entrare, sempre sulla sinistra, in un canale molto marcato e colmo di detriti, che va risalito. Dopo circa 30m si incontra un cordino in una clessidra con maglia rapida, utile per eventuale doppia in discesa. Si continua a risalire il largo canale fino a giungere alla sua chiusura, caratterizzata da un salto di 3m leggermente strapiombante di III grado abbondante, sopra la quale, sulla sinistra, vi è una sosta su un grande masso (cordoni e maglia rapida…nuovo cordino in kevlar da noi lasciato). Da qui si procede riasalendo roccette coperte da una mare di sfasciumi, puntando ad aggirare verso sinistra un avancorpo della cima (tracce di sentiero), fino a giungere ad un forcellino tra questo avancorpo e la cima. Da qui si risale l’ultima paretina di 15m circa di II+ anche esposto, sopra la quale vi è un’ottima sosta (due chiodi, cordini e maglia rapida). Siamo finalmente in cima! Abbiamo patito non poco questa salita, probabilmente per la stanchezza accumulata dalla notte quasi insonne al Bivacco Perugini e dalla salita a Punta Pia; c’è da dire che la totale instabilità degli sfasciumi e della roccia su cui si arrampica di certo non aiuta a rilassarsi. Ad ogni modo l’esigua cima (caratterizzata da buffi blocchi di dolomia molto instabili…) regala un fantastico panorama e la soddisfazione di aver salito una cima assolutamente non banale e poco frequantata! Contenti, ma un po’ frastornati dal caldo, scendiamo facendo tre doppie: la prima dalla cima al forcellino, la seconda dalla sosta sopra il passaggio di III, la terza dalla prima sosta incontrata in salita che ci deposita nuovamente sulla Cengia di Cima Toro. Molti preferiscono scendere per il “canalone scuro” in versante Val Montanaja, ma vista la giornata spettacolare avevamo la necessità di fotografare per bene la splendida Punta Pia! Ripercorsa la cengia per l’ennesima volta, rientriamo al Peruggini per la via percorsa in salita con ennesima cautela al marciume generale, che definirei eccezionale rispetto al resto del raggruppamento.

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Il giaciglio di Michael. Poco oltre si trova l’attacco a Cima Toro.
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Siamo già sulla parete finale di II+.
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Da Cima Toro verso Cridola e Monfalcon di Montanaja.
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Montanel e Cridola.
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In primo piano in basso Punta Pia, oltre, il solito “gioco degli Spalti”.
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Salvadis in Cima Toro.
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Di ritorno sulla Cengia di Cima Toro.
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La conca del Perugini con l’immensa parete ovest della Croda Cimoliana.
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Cima Both, Cima di Forcella Montanaja, Monfalcon di Montanaja e Croda Cimoliana!
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L’urlo pietrificato di un dannato.

Note conclusive

Questa è probabilmente una delle accoppiate più spettacolari e “classiche” di tutti gli Spalti di Toro! L’ambiente è di grande suggestione, le difficoltà non eccessive regalano divertimento e soddisfazione, leggermente smorzati dall’incredibile quantità di detriti salendo a Cima Toro. Il panorama da entrambe le cime è mozzafiato, comunque a noi consueto, ma mai stancante…ah l’Oltrepiave! Per quanto riguarda la parte tecnica: difficoltà dal I grado al III (III+ in un solo movimento su Cima Toro) con buona esposizione in vari punti, alta friabilità; obbligatori casco, imbrago, corde, ferri vari (utile sempre anche il martello e qualche chiodo…). Dislivello totale di 1350 metri circa, 3 ore il tempo di salita a Punta Pia dal Perugini, 2 ore a Cima Toro da Punta Pia.

Bibliografia / Sitografia

Luca Visentini, Dolomiti d’Oltrepiave.

Montialpago.it

VieNormali.it

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