Pic Chiadenis 2490 m – Via Dei Tedeschi

28 Monte Peralba - Copia
Il Pic Chiadenis, visto dalla Via Normale al Peralba.

Introduzione:

Il Pic Chiadenis si presenta come una grande punta che sovrasta il rifugio Calvi e cattura l’attenzione già dal parcheggio. L’idea di salirlo attraverso la “via dei tedeschi” era nell’aria da un po’, quindi in una bella giornata di settembre partiamo per questa cima.
Relazione:

Dal parcheggio a quota 1815 risaliamo la strada forestale che sale comodamente al rifugio Calvi. In 30 minuti raggiungiamo il rifugio, dove ci fermiamo solo per toglierci le giacche e bere un sorso d’acqua. Poi proseguiamo rapidi per il passo Sesis, dove imbocchiamo il sentiero CAI 173 che scende in traverso costeggiando le pareti del Pic Chiadenis. Si superano due brevi tratti attrezzati e in breve si raggiunge l’evidente rampa dove inizia la via. Aspettiamo che due cordate di alpinisti tedeschi arrivati prima di noi partano e poi ci leghiamo e iniziamo ad arrampicare anche noi.
L1: Si segue la facile rampa inclinata senza percorso obbligato fino ad incontrare la prima sosta. II, 30 metri.
L2: Si prosegue lungo la rampa che presenta le stesse caratteristiche e difficoltà del tiro precedente. II, 55 metri.
L3: Si continua seguendo la rampa, dove le difficoltà aumentano. III, III+, 1ch, 1s, 30 metri.
L4: Tiro simile al precedente. III, III+, 1s, 30 metri.
L5: Insistendo nella rampa si prosegue fino alla sosta successiva, sempre su difficoltà simili. III, III+, 1ch, 30 metri.
L6: Dalla sosta si punta ad uno spit per poi piegare a destra su rocce più facili. III, IV, 1 spit, 30 metri.
L7: Si segue la fessura che incide la rampa fino ad una forcelletta dove si sosta. III, IV, 1ch, 30 metri.
L8: Dalla sosta ci si alza per il diedro soprastante, per poi entrate in un liscio diedro appoggiato che si risale. Si incontra un canale rotto che si risale fino ad una forcella dove si sosta. III+/IV, II nel canale, 2ch, 50 metri.
L9: Dalla forcella si prosegue a destra per rocce rotte, ma facili fino all’anticima dove si sosta. I, II, 1 spit, 30 metri.
L10: Si scende fino ad un intagli su rocce molto friabili. 1 spit, 10 metri.
L11: Si risale un camino di roccia non perfetta fino alla sua metà, dove si sosta. IV, III, 1 spit, 30 metri.
L12: Insistendo nel camino si esce direttamente in vetta. II, III, III+, 1 spit, 30 metri.
Dalla cima si scende seguendo i segni rossi per un ripido sentiero lungo il quale si rinvengono dei resti di guerra e che impegna con passaggi di I grado. Giunti ad una forcelletta abbiamo preso i ripidi prati che scendono verso il rifugio Calvi, che raggiungiamo in un’ora dalla cima. Dal rifugio prendiamo il “sentiero delle marmotte” che in mezz’ora ci porta alla macchina.
Note conclusive: 

Via classica che si svolge su basse difficoltà e che risulta molto gradevole. La roccia è sempre buona ad esclusione della cresta finale, dove però le difficoltà diminuiscono. Le soste sono tutte attrezzate con anello cementato e spit.

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L’attacco della via
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Sulla tipica rampa che costituisce la prima parte della via.
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Sulla liscia rampa.
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Primo passaggio di IV.
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L’anticima con il traverso su roccia marcia.
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Il camino degli ultimi due tiri.
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Ultimo tiro.
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La vetta.
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La cresta del monte Chiadenis.
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Creta dei Cacciatori.
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Il Monte Peralba.
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Salvadis in Vetta.
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In discesa lungo la via normale.
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Imboccando i ripidi prati che portano al Rifugio Calvi.
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Il Rifugio Calvi con dietro il Pic Chiadenis.

3 Risposte a “Pic Chiadenis 2490 m – Via Dei Tedeschi”

  1. Bondì.
    Scusate se sono un rompino, ma sarebbe comodo (almeno per me… 😛 ) se ci fosse sempre l nome del relatore.
    E, in caso, si potrebbe anche dividere le relazioni in base all’autore, in una sezione.
    Ma forse sono solo un rompino.
    In ogni caso, chi ha scritto questa?
    Grazie 🙂

  2. Ciao! L’ha scritta il tuo coinquilino, che ultimamente si dimentica il relatore, il dislivello, le ore, la bibliografia e altri dettagli 😉 sarà il periodo di scazzo…boh! Ad ogni modo credo sia la prima che non ha questi dettagli, le altre dovrebbero essere più o meno complete 🙂
    Jacopo.

  3. Scusate, in effetti rileggendolo mi sono accorto in ritardo che era scritto con un tono un po’ del cavolo, non volevo (è che non avendo prestato attenzione alle altre relazioni che leggevo non sapevo se avevano tutte il nome del relatore, pensavo che fosse a discrezione di ognuno).
    Anche perchè la cosa più importante è che, leggendo una relazione, ti venga voglia di fare la via… e le vostre la fanno venire. 🙂

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