Relazione di Claudio Betetto, foto di Jacopo Verardo, Matteo de Piccoli e Claudio Betetto.
Corre la fine del mese di Agosto 2014 e come sempre le grandi avventure arrivano un po’ inaspettate: nel giro di pochi giorni salta fuori l’idea del Pelmo ed il meteo si mette abbastanza a favore così decidiamo di salirlo per la via comune: siamo Jacopo, Matteo, l’ amico Nicola ed io. Matteo spingeva per la Cengia di Grohmann (e non se l’è mai messa via, tantochè si è rifiutato di scrivere questa relazione: è una questione di principio) ma noi abbiamo optato per la Cengia di Ball visto il meteo non ottimo.
Gasatissimi come sempre ci troviamo nel pomeriggio a Vodo di Cadore e saliamo in auto alla Casera de Ciauta (1552m). Da qui raggiungiamo il Passo di Rutorto (1931m) nei pressi del Rif. Venezia che il sole sta calando e con la sua luce dipinge d’oro l’Antelao, la Cima Belprà e il massiccio del Sorapìss. Bivacchiamo in tenda sotto al Caregon, ammirando l’immenso “Vant” che lo contraddistingue. Ci svegliamo che ancora è buio e partiamo sotto un cielo nuvoloso ma non troppo minaccioso.
Relazione
Dal Rif. Venezia (1946m) prendiamo la traccia CAI che porta a Forc. Val d’ Arcia ma la abbandoniamo dopo poco per scartare a sx per ghiaie fin sotto a delle roccette (segni rossi). Qui sostiamo a lungo perché il tempo non è dei migliori: non piove ma in Oltrepiave sicuramente sì. Tuttavia sembra in via di miglioramento così decidiamo di salire, non prima di ammirare le prime luci che incendiano le nubi, parzialmente coperte dall’Antelao.
Risaliamo le suddette rocce (max I+) fino ad accedere alla Cengia di Ball che percorriamo interamente slegati, prestando comunque attenzione all’esposizione in concomitanza dei canaloni che scendono, i quali richiedono passo molto fermo. Delusione sul celebre Passo del Gatto che troviamo attrezzato con corda fissa: ci leghiamo con cordino.
Al termine della lunga cengia usciamo sulla parte bassa del Vant che iniziamo a risalire faticosamente per traccia; è impossibile sbagliare salvo in caso di nebbia veramente molto fitta. Il sentiero intervallato da brevissimi e facili saltini di roccia porta fin sotto le ultime pareti. Il terreno è totalmente innevato, in fondo fino a qualche anno fa qui vi era un ghiacciaio! Scartiamo a sx nei pressi di alcuni grossissimi massi e attraversiamo il nevaio puntando all’ innesto della Spalla Sud con il corpo principale del Pelmo. Risaliamo alcune roccette e ci portiamo sulla Spalla Sud. Da qui inizia la parte tecnicamente più difficile: bisogna seguire approssimativamente la cresta che conduce in cima, salvo una leggera deviazione a dx all’ inizio. I passaggi non superano mai il I grado salvo un saltino di II verso la fine prima che il terreno si spiani e per traccia si raggiunge la cima.
Arriviamo a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e siamo in mezzo alla nebbia che ogni tanto si dirada concedendo visuali particolari. Siamo ancora molto carichi essendo anche i primi della giornata a raggiungere questa cima molto frequentata ma che mantiene un’aura di grandiosità che induce a portarle profondo rispetto. Infatti dopo una foto di vetta dove il sottoscritto sembra essere mezzo calvo, scendiamo con un po’ di timore che il tempo si guasti. Sul nevaio sciamo giù veloci con gli scarponi ma la discesa, ripercorrendo i propri passi, non è proprio breve, la Cengia di Ball infatti non finisce più ma bisogna rimanere concentrati fino alla fine. Una volta sul ghiaione divalliamo contenti al Rif. Venezia dove ci diamo alla birra. Con un po’ di amaro in bocca sgomberiamo il bivacco notturno e scendiamo a brindare con una bottiglia di buon prosecco giù alla Malga Ciauta.
Questa è stata una salita importante perchè ha permesso un forte consolidamento fra alcuni membri del Landre, oltre a rappresentare una meta obbligatoria per un alpinista dolomitico e non solo, essendo il Pelmo un pilastro dell’alpinismo stesso, un simbolo di un modo di andare in montagna ormai un pò perduto che era più di esplorazione: non a caso John Ball proveniva dal mondo navale. Salire una montagna simile è quasi, e dico quasi, più cultura che alpinismo.
Note
Salita non difficile tecnicamente in quanto il Passo del Gatto è attrezzato con corda fissa ed è presente solo un passo di II grado più in alto, però fisicamente impegnativa.