Medace 1586m – Via Normale

Relazione di Francesco Polazzo; foto di Jacopo Verardo e Giovanni Cappena.

La Medace vista dal sentiero verso il Biv. Feruglio (foto del 2016, scattata durante l’anello delle Cengle dal Bec).

Introduzione

Le previsioni non promettono nulla di buono, ma almeno non dovrebbe piovere fino a metà pomeriggio. Inoltre le recenti nevicate precludono le quote più alte. Così propongo un giro che può rivelarsi interessante anche con cielo coperto per i panorami limitati che comunque la salita offre: la via normale alla Medace. La via normale a questa ardita e slanciata torre, benché breve, è impegnativa con difficoltà fino al III grado su roccia di qualità non eccelsa ed un avvicinamento di due ore. Partiamo di prima mattina in tre: io, il fidato Jacopo e Giovanni, un giovane talentuoso tentato da plastica, falesie e magnesio, ma con una grande passione per la montagna.

Relazione

Lasciamo la macchina al parcheggio delle Case Stallon del Nanghet e prendiamo il sentiero 437 che conduce al rifugio Grauzaria. Saliamo nel bosco e in meno di un’ora raggiungiamo il bivio per il bivacco Feruglio, già in vista della splendida Sfinge della Grauzaria, dove imbocchiamo il sentiero 466 diretto al ricovero. Il sentiero sale ripido sotto alle pareti impressionanti e con faticosi sali-scendi guida attraverso una foresta di campaniletti che sorgono ovunque. Con il cielo grigio che ci accompagna, spezzato solo raramente da sprazzi di cielo azzurro e lontano, si crea un’atmosfera affascinante e misteriosa: quasi ci si sorprende che Gollum non spunti fuori da qualche anfratto. Proseguiamo lungamente aggirando la base della Creta Grauzaria, alcuni punti sono stati attrezzati con cavi d’acciaio, mentre altri si superano con facile arrampicata, anche se la roccia deve sempre essere verificata. Inaspettatamente, una lingua di neve riempie completamente uno dei vari canaloni che solcano il versante e ci blocca il passaggio. Valutiamo le possibilità: attraversare dove passerebbe il sentiero ci sembra sconsigliabile senza né piccozza né ramponi visto la pendenza; allora decidiamo di scendere qualche metro e traversare cautamente dove alcuni massi semisepolti riducono la pendenza. Con prudenza superiamo la lingua di neve senza problemi, risaliamo alcuni metri e riguadagnamo il sentiero. Poco dopo troviamo il passaggio più affasciante del sentiero: una lama staccata dalla parete crea un corridoio naturale stupefacente, lo attraversiamo e giriamo il versante, ormai in vista della nostra meta. Questa si presenta come una guglia fiera ed appuntita che si scaglia contro il firmamento. Un ultimo Sali-scendi ci porta ad una selletta dove un ometto segnala la possibilità di salire un canale di sfaciumi che porta direttamente alla forcelletta d’attacco. Noi decidiamo di proseguire lungo il sentiero e di abbandonarlo più in alto, all’altezza della forcelletta, dove affrontiamo un traverso su mughi e sfaciumi guidati dai tagli presenti sulla vegetazione fino all’attacco alla base della parete sud-est (chiodo dubbio e scritta sbiadita), dopo circa due ore dalla partenza.

Riportiamo qui la descrizione dei tiri che ci sembra più consigliabile soprattutto per la qualità degli ancoraggi usati come sosta.

Ci prepariamo ed attacchiamo: il primo tiro supera completamente un diedro-camino che sale leggermente verso destra. L’inizio è delicato a causa di un masso (delle dimensioni di un comodino) che sta adeso alla parete per miracolo, ma superatolo la situazione migliora e si sale fino ad un chiodo con cordino. Si prosegue fino a trovare tre chiodi su di una cengetta (possibile sosta, chiodi non eccelsi). Tuttavia, conviene proseguire altri dieci metri per paretina articolata verso sinistra ed arrivare ad una sosta solida su tre chiodi collegati da vari cordini (50 metri). Il secondo tiro sale dalla sosta verso sinistra, mirando ad un caminetto con masso incastrato. Subito prima del camino si trova un chiodo e attorno al masso incastrato sono passati deli cordoni. Si supera il caminetto con attenzione alle rocce instabili all’uscita e si prosegue lungo gli ultimi metri verso sinistra (meglio allungare i rinvii per evitare l’attrito delle corde) fino a trovare una sosta a spit (!!!) con cordone (45 metri).

Dopo la foto di rito in cima scendiamo velocemente in doppia per evitare il peggioramento delle condizioni atmosferiche. Poiché siamo forniti di due mezze corde facciamo due doppie: una dalla sosta a spit in cima (40 metri, forse meno scendendo dritti) e una dalla sosta usata alla fine del primo tiro fino alla forcellina d’attacco (50 metri). Con una sola corda bisogna utilizzare gli ancoraggi intermedi.

Mangiamo qualcosa e riponiamo il materiale nello zaino accompagnati da alcune goccioline di pioggia innocue che smettono presto. Scendiamo lungo il canalone di sfaciumi evitato in salita e rientriamo lungo il sentiero fatto in precedenza arrivando alla macchina asciutti, graziati dal meteo tetro, ma clemente.

Considerazioni

Salita meritevole in ambiente affasciante e molto particolare. Consigliata per chi cerca una salita in luoghi appartati e non troppo frequentati. L’avvicinamento è faticoso ed abbastanza lungo, la roccia non buona richiede attenzione, ma l’esperienza arricchirà sicuramente chi decide di avventurarsi in questi angoli selvaggi.

Una giungla di campanili sul sentiero per il Feruglio.
Le due incredibili lame di roccia entro cui si passa.
Approcciando la Medace. La Via Normale sale sulla faccia destra.
L’attacco del primo tiro. Giovanni in azione.
Nella bella rampa-diedro del primo tiro.
Il passaggio chiave del masso incastrato (III grado), lungo il secondo tiro..
Giovanni sul passaggio di III.
Pola in sosta sulla cima, alla fine del secondo tiro.
Giovanni in cima.
“Oh bel tempo, bella roccia e splendida sosta!” (la sosta da noi usata è ovviamente quella a spit, 30 cm a fianco della fettuccia)
Là sopra c’è il Bivacco Feruglio.
La Val Aupa.
Le enormi pareti della Creta Grauzaria.
Salvadis sulla Medace.
Pola lungo la seconda doppia.
Gio si diverte…
Jacopo chiude il valzer delle doppie.
Noi siamo sempre spanne avanti a tutti in fatto di cazzeggio…

Una risposta a “Medace 1586m – Via Normale”

  1. Grandi ragazzi!
    Quando torno in Italia mi portate anche me? Daiiiii! (tento di tenermi allenato su una palestrina artificiale, ma non é per niente soddisfacente)

    Fra, la relazione é geniale… non so se ho riso di piú alla citazione di Gollum, i “chiodi non eccelsi” o i tre punti esclamativi per lo spit! 😛
    Peccato non ci sia la foto del masso iniziale “che sta adeso per miracolo”.
    Dopo le persone, penso che quello che mi manca di piú, qui in Erasmus, siano le Giulie.
    Mandi

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