Jof di Montasio 2753m – per la Via di Dogna

« Se vai nelle Giulie, ovunque lo vedrai
è il più bello, il più maestoso
Jôf di Montasio re delle Giulie
Ovunque dalla Val Dogna,
dalla Saisera e da Nevea
lo vedrai come un re dominar
Ascolta! senti questi canti?
questi canti sono un inno
sono un inno alla Montagna
alle Giulie, al Montasio »

(Inno al Montasio)

25 Sella BieligaRelazione di Matteo De Piccoli; foto di Matteo De Piccoli, Claudio Betetto, Jacopo Verardo.

Lo Jof di Montasio è una delle cime più importanti nel gruppo delle Alpi Giulie: esistono molti itinerari per giungere in cima ma non tutti rendono realmente giustizia al fascino e l’imponenza di una delle montagne più importanti della regione Friulana.
Tutti avevamo sentito parlare della  famosa “Via di Dogna”, una via di quasi 2000 metri di dislivello su terreno alpinistico, sembrava quasi una leggenda e non erano molti quelli che si potevano vantare di averla affrontata integralmente. Da diversi anni si parlava di salire al Montasio ma per diverse ragioni alla fine abbiamo
aspettato e finalmente quest’anno siamo riusciti ad organizzarci…

Con la riunione nel quartier generale del Landre in Casera Pramaggiore si era rimasti d’accordo, tempo permettendo, di provare la via di Dogna l’8-9 agosto. Dopo la via avevamo previsto di raggiungere la Cima per il sentiero Amalia e poi il Canalone Findenegg passando dal Suringar, per poi riscendere sempre per l’Amalia passando per lo Stuparich, il Foran de la Grave e riprendendo il sentiero 651 dal 652. Progetto non banale ma approvato, si aveva più di due settimane di tempo per prepararsi alla via.
Rimaniamo d’accordo di andare su il primo pomeriggio, così da poter bivaccare in loco e dare un’occhiata all’attacco, la cui ubicazione non era per nulla scontata.

Descrizione della salita
Partiamo come da progetto l’8 agosto io, Pola e Jacopo alla volta di Dogna. Ivi giunti, incontriamo Claudio e seguendo le indicazioni per la Val Dogna prendiamo la strada che porta al Rifugio Grego. Dopo poco più di una decina di km si giunge a un bivio (quota circa 1000 m), superato il paesino di Chiutquanzin. Si lascia la macchina al parcheggio e si prosegue per il sentiero 651. Dopo un paio di km sulla sinistra si snoda un sentiero che si alza sul costone erboso: si scorge sul ciglio destro della strada un paio di grossi ometti di sassi, e su un albero, una scritta in rosso sbiadito: “Via di Dogna”. Pola e Claudio, intrepidi, si offrono volontari per andare a verificare la veridicità della scritta, mentre io e Jacopo ci apprestiamo a “montare” il campo: ci  aspetta una bivaccata memorabile.
Passiamo la serata brindando al Montasio di fronte a noi.
La mattina alle 5.30 (non senza difficoltà) attacchiamo il sentiero, che sale ripido per pendii erbosi. La traccia prosegue e non mancano i segni rossi. Risalendo il bosco si giunge a un filone, occhio qui a non entrare in val Rotta e a non perdere i segni che portano ad attraversare il letto del torrente (che noi abbiamo trovato in secca). Si passa attraverso foreste di mughi che sembra di essere in Val Tramontina!! Questo riempie i nostri cuori di “Salvadis” di profonda e sincera felicità.
Il sentiero continua, da qui in poi un po’ più esposto lungo una bancata che a tratti diventa cengia che si addentra nella Clapadorie, si troveranno dei cavi non sempre sicuri (a parte un passaggino in traverso -foto- evitare di usare gli altri). Si prosegue quindi sulla traccia quasi in traverso, non si guadagna molto dislivello e i mughi continuano, a tratti, a governare la vista.
Pian piano cambia la morfologia del terreno, il sentiero si fa più esposto e cominciano i primi passaggini, si giunge al Pas Cjatif: prima un passaggio un po’ esposto (cavo d’accciaio in buone condizioni), poi un diedrino appoggiato (II) e qualche paretina (II – si sconsiglia di non utilizzare i cavi in loco, spesso divelti o mal ancorati).
Si prosegue sulla “Clapadorie” e dopo un piccolo guado (trovato comunque in secca) si risale verticalmente incontrando per la prima volta le pareti del Montasio: qui ci prendiamo una pausa e non vedendo il Muschi pensiamo di indossare gli imbraghi e l’attrezzatura. La traccia sale sulla sinistra (fronte alla parete) e per
pendii erbosi porta a una cengia (I superiore) con un facile “passo del gatto”. Superata in breve si arriva al
Bivacco Muschi (4 h – 1850m ). Il bivacco è un Landre scavato nella roccia e “protetto” da un muretto a secco ormai in cattive condizioni. Sono presenti dei rotoli di gomma piuma, una lanterna e il libro di bivacco. L’ambiente è maestoso e selvaggio, di fronte a noi le pareti Nord del Cimone si ergono maestose.
Comincia ora il divertimento: Claudio attacca la parete superando un passo scomodo in leggero traverso (III); Jacopo segue invece il canale in prossimità del bivacco e ci raggiunge in breve (III), la via effettivamente passava di lì. Continuiamo a salire tenendoci sempre circa alla stessa distanza dalle pareti alla nostra destra
passando direttamente diversi passaggi. La parete in questione è larga un centinaio di metri, risultava quindi difficile seguire la via più facile spostandosi tra le numerose cenge che componevano i salti della stessa. Tuttavia nella parte bassa ci sono dei sporadici bolli rossi; seguendoli e andando un pò a intuito abbiamo proseguito salendo quindi abbastanza direttamente dove sembrava più accessibile. Non si sono comunque mai incontrati passaggi superiori al III e per lo più si sale su un II continuo, sfruttando cengette, canalini e camini. L’uscita da questa lunga parete è caratterizzata da una paretina scura con qualche chiodo di passaggio e uno spit nuovo alla base. Stando sulla sinistra di questa si trova una fessura obliqua ben appigliata.
Giunti alla sommità della parete la vista si apre verso Ovest e diventa visibile il Belvedere, che tralasciamo alla nostra sinistra. Si risale verso l’ultimo tratto che condurrà alla via Amalia: subito si incontra un’ultima parete, scorgiamo una sosta più in alto ma Claudio scova un canale scuro, più sulla destra (fronte alla parete) più facile e meno esposto che permette di aggirare la parete superando qualche passo in camino (II). Dopo questi ultimi 50m circa si giunge ai prati misti a rocce che risaliti in direzione Sud – Est conducono direttamente all’Amalia (6 h). Finalmente!
Da qui seguendo segni e sentiero si arriva in breve al Bivacco Suringar (2430m), esposto e situato su un costone di roccia (Grande Cengia). Il Canalone Findenegg, ultimo tratto che ci separa dalla cima, si individua a 5 min dal Suringar lungo l’Amalia, facendo attenzione ai segni: l’attacco è facilmente riconoscibile anche perchè il canalone conduce direttamente in vetta! Si seguono segni e traccia e superando qualche saltino (passi di II) in breve si monta in cresta. Da qui finalmente si vede la tanto sospirata vetta (anche piuttosto affollata)!! Dopo una giornata passata in completa solitudine fa strano vedere che la meta è invasa di persone! Giungiamo in cima (7h 15min), il panorama non è pulito, ci sono molte nuvole, ma il tempo è stabile! Dopo una simile scarpinata e dopo aver salutato altri membri del CAI San Vito che erano saliti per il Canalone Findenegg anticipandoci di poco, ci prendiamo la nostra pausa e ci godiamo la vetta per quasi due ore, rimanendovi finalmente soli: probabilmente la soddisfazione più grande della giornata.
Siamo rimasti d’accordo (vista la possibilità) con gli altri del CAI di scendere dalla Scala Pipan e poi con una macchina farci riportare alla macchina lasciata in Val Dogna: non resistiamo alla tentazione di godersi una birra fresca ai piani del Montasio. Sorsetto di grappa in vetta, un saluto al grande Montasio e via giù in cresta.
In breve giungiamo alla Pipan (e mi pento di non aver ascoltato Jacopo quando proponeva di scendere dalla normale per Forcella Verde, ci saremmo risparmiati un pessimo spettacolo), una scaletta che fa sembrare di essere più a un centro commerciale che a 100 metri dalla cima del Montasio… Una forzatura che fa perdere dignità a una montagna che meriterebbe tutt’altro trattamento: permettere un accesso più facile e troppo a portata fa perdere lo spirito con cui si dovrebbe frequentare questi posti meravigliosi, banalizzandoli in modo brutale.
Ad ogni modo vi scendiamo (attenzione alle scariche di sassi) e in fretta prendiamo il ghiaione che ci porta veloci sopra i Piani del Montasio.

Note tecniche
Le difficoltà della via prese singolarmente non sono impressionanti: ciò che rende questa via unica è il mix con cui le unisce! Dislivello di quasi 2000 metri, esposizione continua e ricerca della traccia e della corretta strada da seguire portano a un impegno mentale che non è facile mantenere per tutta la lunghezza del percorso. Inoltre andare legati sui tratti di arrampicata comporterebbe una dilatazione dei tempi tale per cui in giornata sarebbe impossibile compiere l’ascensione. Quindi noi l’abbiamo salita in libera, anche se avevamo con noi due mezze corde.
D’altra parte stare per ore sulla parete senza assicurarsi non fa che acuire l’aspetto di necessità del mantenimento del sangue freddo.
Le difficoltà, come detto, non superano mai il III grado anche se si mantengono continue dall’inizio alla fine della parete sovrastante il Muschi. Si consiglia quindi assolutamente il caschetto; è bene avere con se corda e leggera dotazione alpinistica, anche se ne sconsigliamo l’utilizzo per il dilatarsi dei tempi. E’ molto importante avere passo sicuro ed essere a proprio agio in questi ambienti duri e selvaggi che non risparmiano nulla! Non  ci sono infatti vie di fuga nel caso non si voglia proseguire una volta iniziata la via… Un’avventura e un percorso come ne sono rimasti pochi ormai sulle nostre Alpi!! Una salita d’altri tempi, da pionieri!

9 agosto 2015.

 

L'imbocco della Via di Dogna dalla strada forestale.
L’imbocco della Via di Dogna dalla strada forestale.
La luna è ancora alta sopra la Cresta dei Draghi.
La luna è ancora alta sopra la Cresta dei Draghi.
Val Rotta, un'immersione nel selvaggio.
Val Rotta, un’immersione nel selvaggio.
I primi cavi, la traccia è ben visibile
I primi cavi, la traccia è ben visibile
Si aprono stupende pareti di fronte a noi
Si aprono stupende pareti di fronte a noi
Non mancano le immersioni nei mughi..."felici nella vegetazione"!
Non mancano le immersioni nei mughi…”felici nella vegetazione”!
Da ora saremo acccompagnati solo da terreno roccioso
Da ora saremo acccompagnati solo da terreno roccioso
Primi passaggini.
Primi passaggini.
Si prosegue su salti rocciosi, meglio evitare i cavi, divelti e pericolosi. Qui nei pressi del "Pass Cjatif".
Si prosegue su salti rocciosi, meglio evitare i cavi, divelti e pericolosi. Qui nei pressi del “Pass Cjatif”.
Si continua traversando i fianchi della montagna, guadagnando poco dislivello
Si continua traversando i fianchi della montagna, guadagnando poco dislivello
Siamo quasi al Muschi, le pareti del Montasio ci sovrastano ora impressionanti.
Siamo quasi al Muschi, le pareti del Montasio ci sovrastano ora impressionanti.
Le pareti dello Zabus e del Cimone.
Le pareti dello Zabus e del Cimone.
Il "passaggino del gatto".
Il “passaggino del gatto”.
Il celebre Bivacco Muschi, d'altri tempi.
Il celebre Bivacco Muschi, d’altri tempi.
Finalmente all'attacco della rampa, il Bivacco Muschi è a destra di quel canale scuro e obliquo (estrema destra della foto), il quale è anche l'inizio della Via.
Finalmente all’attacco della rampa, il Bivacco Muschi è a destra di quel canale scuro e obliquo (estrema destra della foto), il quale è anche l’inizio della Via.
Si attacca un po' a naso, Claudio alle prese col primo "scomodo" passaggio di III. La Via inizierebbe in quel canale obliquo.
Si attacca un po’ a naso, Claudio alle prese col primo “scomodo” passaggio di III. La Via inizierebbe in quel canale obliquo.
Jacopo indovina l'attacco corretto.
Jacopo indovina l’attacco corretto.
I mitici strapiombi gialli.
I mitici strapiombi gialli.
Passaggi esposti, la verticalità inizia a farsi sentire.
Passaggi esposti, la verticalità inizia a farsi sentire.
Paretine verticali alternate a cengette
Paretine verticali alternate a cengette
Non mancano i punti esposti, l'arrampicata non è mai troppo difficoltosa ma non molla
Non mancano i punti esposti, l’arrampicata non è mai troppo difficoltosa ma non molla
Fortunatamente Claudio scova questo canalone (II) che ci permette di superare l'ultimo tratto della Via di Dogna evitando le difficoltà della parete limitrofa al Belvedere, ignorando un chiodo con cordino che vi avevamo scorto.
Fortunatamente Claudio scova questo canalone (II) che ci permette di superare l’ultimo tratto della Via di Dogna evitando le difficoltà della parete limitrofa al Belvedere, ignorando un chiodo con cordino che vi avevamo scorto.
Nei pressi del Belvedere, un luogo da favola! Manca l'ultimo tratto della Via.
Nei pressi del Belvedere, un luogo da favola! Manca l’ultimo tratto della Via.
Al termine della rampa ci aspetta il sentiero della Via Amalia.
Al termine della rampa ci aspetta il sentiero della Via Amalia.
Il Bivacco Suringar, praticamente sospeso nel vuoto. E' fatta! Siamo fuori dalla Via di Dogna!
Il Bivacco Suringar, praticamente sospeso nel vuoto. E’ fatta! Siamo fuori dalla Via di Dogna!
Si vede la vetta, ormai siamo quasi sulla cresta finale e il Canalone Findenegg è superato.
Si vede la vetta, ormai siamo quasi sulla cresta finale e il Canalone Findenegg è superato.
Ultimi tratti prima dell'arrivo in vetta, decisamente affollata...
Ultimi tratti prima dell’arrivo in vetta, decisamente affollata…
In vetta!!
In vetta!!
Sarebbe stato interessante vederlo scendere. Sembra ormai rassegnato
Sarebbe stato interessante vederlo scendere. Sembra ormai rassegnato
Discesa per lo splendido ghiaione, ci aspettano delle ottime birre artigianali ai piani del Montasio.
Discesa per lo splendido ghiaione, ci aspettano delle ottime birre artigianali ai piani del Montasio.
Il tracciato della Via di Dogna.
Il tracciato della Via di Dogna.

4 Risposte a “Jof di Montasio 2753m – per la Via di Dogna”

  1. Beh, ragazzi, una via che fa ancora sognare!
    E anche voi siete mitici. Spero di farla anche io, una volta o l’altra.
    Ma se si dorme in uno dei bivacchi, dite che si riesce a salire assicurati?
    perchè alcune delle foto centrali… fanno venire i brividi a pensare di fare quei passaggi in libera… 😛
    Grazie per questa relazione, mi ha davvero fatto sognare un po’.

  2. Ciao Angelo, è sicuramente un’esperienza che merita! Penso che con molta buona volontà potrebbe essere anche possibile, ma diventerebbe una cosa eterna! Diciamo che con un po’ più di ricerca e tempo muovendosi tra i vari salti e cenge dovresti riuscire a evitare diversi punti che magari noi abbiamo affrontato direttamente! Col poco che abbiamo trovato noi vista anche la lunghezza della parete su cui si arrampica mettersi a allestire praticamente ogni sosta sarebbe più che altro snervante e comporterebbe portarsi dietro un bel po’ di materiale. E’ uno di quei casi in cui conviene andare liberi il più possibile!

    Matteo

  3. Bellissima via… fatta il 17 agosto 2007. Mi sono ripromesso di non salire più in quanto lunga e molto impegnativa. Ora però leggendo la descrizione e vedendo le foto mi sta tornando la voglia di rifarla almeno una volta!

  4. La Via di Dogna è un vero viaggio, si tornerà anche noi, sicuramente.
    Sono contento che le foto riescano a trasmettere emozioni, è anche questa una nostra prerogativa!

    Claudio

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