Relazione di Claudio Betetto, foto di Mirco Grasso, Andrea de Rossi e Claudio Betetto
Premessa
L’anno scorso, più o meno nello stesso periodo (metà Novembre), ho sperimentato cosa vuol dire neve autunnale, affondando nella farina, salendo il Popera, in Dolomiti di Sesto. Quest’anno invece le condizioni sono molto diverse: ha nevicato unicamente a metà Ottobre e poi si è instaurato un dominio anticiclonico praticamente costante (tranne ovviamente nel giorno in cui siamo saliti noi!!) che ha permesso alla neve di trasformare prima del previsto (vedi: Approfondimento sulla neve). A bassa quota si è sciolto tutto ma non a Nord, sopra i 2300-2400m. Certamente non si può parlare di condizioni ottime ma senza dubbio sono più che buone!
Al muro della camera è appeso un foglio con scritti i nomi di alcune cime che vorrei tentare in invernale ma il Gran Vernel non figurava fra queste. L’idea di scalarlo si è insinuata pian piano nella mia testa quando ho capito che si stavano creando le condizioni per una salita. Sarò onesto: vista la quota neve e l’altezza della stessa non si può parlare effettivamente di “condizioni invernali” in quanto parte dell’avvicinamento è stato fatto su pietraia e la cresta finale si presentava solo parzialmente innevata, così come anche il canale percorso in discesa; tuttavia la restante parte di avvicinamento, il canalone e la variante di salita si presentavano totalmente innevati o ghiacciati. Inoltre le temperature erano consone al periodo invernale: un bel freddo in cima!
Decido di crederci e propongo a Mirco “Il Grosso” e ad Andrea “Bed” di venire con me, ci si trova a Belluno e via verso il Passo Fedaia!
Relazione
La notte trascorre più calda del previsto, belli stretti a dormire in auto e partiamo dal parcheggio alto del Passo Fedaia (2098m) seguendo l’evidente sentiero CAI. E’ ancora buio alla partenza ma inizia ad albeggiare quando stiamo arrancando sulle prime pietraie su traccia non convenzionale. Tenendoci più bassi del Rif. Pian dei Fiacconi (2626m), raggiungiamo la sella quotata 2438m sovrastata a dx da bellissime pareti. Da qui viriamo a sx tagliando in costa su neve con direzione Gran Vernel e passiamo sotto al ghiacciaio della Marmolada e ad alcuni seracchi. Appena girato lo spigolo che permette di immettersi nel canalone che scende da Sforcela de Vernel (3003m), calziamo i ramponi ed estraiamo la piccozza. L’avvicinamento al canalone è abbastanza faticoso a causa della neve non proprio durissima ma, cosa potevamo aspettarci da Novembre? Aggiriamo alla base il dosso che permette di salire al Piccolo Vernel e proseguiamo prima dritti con pendenza che man mano cresce fino a 40-45°. Pieghiamo poi a dx per superare una fascia rocciosa su una fantastica colata di ghiaccio a circa 60°. Poi seguiamo per rampa verso sx con pendenza sui 40-45° e di nuovo a dx su entusiasmante goulotte ghiacciata (65° abbondanti) con uscita su misto. Siamo così approdati sulla fascia pensile di roccette, evitando l’accesso più difficoltoso dai pressi di Sforcela de Vernel, più in alto. La normale prosegue a sx; noi saliamo per rampa, inizialmente con neve a 55°, poi di misto con passi a 70° abbondanti (p.III su roccia instabile). Sbuchiamo in concomitanza di un ancoraggio della normale, quasi in cresta e dopo un saltino di II grado ci togliamo i ramponi, diventati ormai un intrigo vista la scarsità di neve. Tiriamo un sospiro di sollievo e finalmente rilassiamo i nervi: l’ultima rampa di misto ci ha messi a dura prova! Per cresta spaziale, con 2 salti di II esposti, a picco sulla dilaniata parete Sud, arriviamo in cima nel tripudio dei venti. Tracanniamo il thè caldo che ci rimette in sesto e vediamo di sbrigarci perché il clima non è proprio piacevole. Sfortunatamente non troviamo il libro di vetta. Mi rammaricherò i giorni seguenti, riguardando le foto, di non aver scattato quasi nulla dalla cima, me ne sono completamente dimenticato!
In discesa ripercorriamo i nostri passi fino al canale della normale dove facciamo alcune doppie: la prima per evitare la parte bassa della cresta, poi camminiamo nel canale. Ci caliamo poi sull’ancoraggio visto in salita uscendo dalla rampa di misto e la terza doppia ci deposita sotto al passo di III+ della via normale (vedi relazione de “I 3000 delle Dolomiti”). Pieghiamo a sx (faccia a valle) in discesa su neve insidiosa perchè morbida e ripida (55°) fino ad un cordino su spuntone bello congelato (punto di riferimento per chi sale la via normale) dove, con una doppia lunga da almeno 50m, arriviamo al canalone principale. Come spesso mi piace ricordare, quando i piedi tornano “per terra” la discesa non ha più storia, è solo questione di stringere i denti e andare avanti. Con un vantaggio di 10 minuti a favore di Andrea e Mirco, arriviamo al Fedaia cotti ma felici, consapevoli di aver compiuto una grande impresa!!
Note
Salita d’ambiente impegnativa sotto molti aspetti: esposizione complessiva, difficoltà tecniche su neve fino a 55° (e anche qualcosa di più), su ghiaccio a più di 65° e su misto da superare slegati, passi esposti in cresta.
Per le tempistiche: 5h20 per la salita, 3h30 la discesa. Le soste sono tutte attrezzate su chiodi o cordini su spuntone.
Bibliografia
– I 3000 delle Dolomiti
complimenti, grande salita su una montagna spettacolare!!!
Montagna che, seppur meno conosciuta, non sdegna nei confronti della vicina Marmolada! Grazie