Croda de Marchi – Cima Nord (2769m) per la Val Vanedel

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La Croda de Marchi tutta a sx in una ventosa giornata invernale. La cresta prosegue poi fino ai Bastioni. E’ bufera al centro sul Corno del Doge
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La Croda de Marchi sulla destra, al centro i Bastioni e dietro il Re Antelao

Relazione e foto di Claudio Betetto

Premessa

Le Marmarole care al Vecellio chiamavano e sono felice di averle un po’ esplorate durante l’ Estate anche assieme ad alcuni Salvadis salendo la Croda Alta de Somprade e il Cimon del Froppa.  Poi ci sono le solitarie in cui capisci che qui non si scherza, in cui realizzi la vastità della montagna, in tutti i sensi e in cima non sempre ci resti più del dovuto perché minore è il tempo di esposizione, minore è il rischio. Credo di soffrire di una sorta di patologia che mi porta, soprattutto quando sono solo, a temere il calo di concentrazione e attenzione, a meno di livello molto alto di sicurezza ed esposizione complessivamente bassa. Esempio di salita “tranquilla” non è senza dubbio quello della Croda de Marchi per la Val Vanedel in cui i rischi oggettivi ci sono: isolamento, assenza di segnavia anche in valle (ma bastano gli ometti!), terreno friabilissimo, in ultima molto ripido con scariche di sassi. E così, una mattina di metà settembre, sono a Pracia de Lan, all’ imbocco della Val d’ Oten con l’ idea di salire quantomeno in forcella Vanedel ma il Berti è con me, che non si sa mai di proseguire…

Relazione 

Alla luce della frontale imbocco lo sterrato che da Pracia de Lan (1044m) conduce alla rif. Capanna degli Alpini (1395m) ma presto la spengo per poter ammirare la miriade di stelle che invade il cielo, nero come la pece. Attorno a me il Pino Silvestre rivela un terreno povero, aspro, le Marmarole non perdonano.  Arrivato all’ ultimo rettilineo prima della Capanna degli Alpini, svolto a dx per le ghiaie del torrente( qui in secca) che scende dalla Val Vanedel. Dopo poco incontro sulla sx la casera Pian d’ Oten e poi un cartello che indica per Forc. Vanedel (2372m) e i bivacchi Musatti e Voltolina: sarà l’ unico. Da qui mi addentro nella valle. Questa inizialmente presenta una vegetazione rigogliosa che ha invaso parzialmente il sentiero ma la traccia è sempre ben visibile e basta seguirla. Ad un guado la vista è catturata da alcune caverne immense createsi su di un masso gigante, probabilmente un conglomerato gessoso, materiale che subisce il carsismo molto più del calcare. Poco dopo supero il limite superiore degli alberi ed entro nella parte alta della valle dove la traccia diventa vaga ma gli ometti segnano bene e c’ è poco da perdersi.

Da un lato ammiro i profili di alcune guglie stagliati contro un cielo azzurrissimo che mi fanno pensare a certe parole di Pavese sulla divinità; dall’ altro la mia attenzione è attratta dai lastroni inclinati dell’ avancorpo dei Bastioni, irradiati dalla prima luce e le prorompenti quanto insospettabili valli secondarie che scendono da quest’ ultimi. Nonostante l’ ora, il cielo si sta già coprendo  a causa di una spiccata variabilità di cui il forte vento da SO ne è indice. In quota infatti è bufera da qualche giorno e le nuvole corrono come treni impazziti.

Per traccia salgo poi fino all’ imbocco del canalone marcissimo che porta sotto al camino rosso che poi va in forcella Vanedel. Due stambecchi sulla dx mi scaricano del pietrame: cornuti bastardi!! Il canalone è molto faticoso e ad un certo punto si biforca, resto a dx dove si restringe notevolmente.  Un passaggio iniziale di 3-4 m scomodi di II in fessura impegnano più del previsto perché la roccia a sx è compattissima e a dx definirla “cariata” sarebbe un complimento (possibile brevissima doppia al ritorno da attrezzare su sasso incastrato subito sopra il salto). Guadagno metri e mi porto al ricongiungimento della biforcazione. Un saltino iniziale impegna sul II ma è scomodo perché è di gran lunga superiore il numero di prese che restano in mano piuttosto che quelle salde(stranezza) poi continuo lungo la spaccatura arancione di I grado marcio ed un passo sul II in uscita mi fa capire cosa significa “l’ instabilità”, giusto prima di agguantare il sentiero della Strada San Marchi che transita proprio per la Forcella Vanedel (possibile doppia al ritorno ancorati al cavo della ferrata).

Qui sono nel pieno del vento e non fa proprio caldo ma mi abbasso di qualche metro per ripararmi. E’ uno dei luoghi più arcigni e cupi che abbia mai visto, un posto severo, molto più che austero, talmente sconquassato dalla infondere un’ aura negativa forse anche a causa della bomba che lo colpì “ nell’ ultima guerra” (possibile che sul Berti si siano dimenticati di aggiornare al post- II Guerra Mondiale!), nonostante ciò estraggo la guida che mi parla di una via Fanton-Casara-Berti(appunto) alla Croda de Marchi, che si rivela essere la via “comune” di salita. Come di consueto è opportuna aggiungere quel grado e mezzo se non due alla difficoltà della “grigia” perché parla di I su una parete di 15m subito a sx della forcella, che ho capito essere magari appigliata ma di I grado non si tratta, piuttosto II+ se non addirittura III. Seguo la ferrata, evitando il salto, per risalire a sx dei facili saltini che impegnano max sul I e poi seguo una vera e propria bancata in direzione Bastioni, ovvero SO (visibile anche in carta). Degli ometti e un inaspettato Sole amico rassicurano la progressione.  Quando il cengione si restringe, prendo un canale a dx. Lo risalgo finchè noto che la via traversa a sx ma decido che è igienico buttarsi su una bella parete, sempre sulla sx) con prese verticali ma solidissime che impegna sul II+, max p.III. Segue poi un andirivieni di canalini (ometti) e sbuco in cresta e si apre, grandiosa, la visuale sull’ immenso Cristallo. Bellissimo traverso su erba a sx esposto e imbocco un caminetto di II grado bagnato, poi con passaggi al massimo di I+ sono sulla cima Nord.

Il tempo non si sta mettendo al bello e nuvoloni avanzano ma sembra tenere ancora un po’ così sosto pochissimo, giusto il tempo per qualche foto e volo verso la cima Sud (2695m) collegata alla Nord da un cresta non comoda ma praticabile. Dopo pochi minuti sono costretto a desistere per il sopraggiungere in un tempo fulmineo di pioggia ghiacciata che risveglia in me la paura di rimanere bloccato in mezzo a camini e salti di roccia marcia. Torno così indietro a velocità supersonica trovando già qualche passaggio un po’ più bagnato. In breve sono di nuovo in forcella. Ha smesso di piovere ma la montagna è totalmente nelle nuvole, meglio essere scesi.  In mezzo al vento mi calo per 15m dall ‘ ancoraggio della ferrata (ho solo un cordino da 30, meglio sarebbe una mezza da 60m) e poi scendo disarrampicando il camino rosso fino al bivio. Inizialmente opto per la variante non percorsa in salita , poi vedo due pietre passarmi davanti a mò di fucilate e decido per il canale di salita anche se non so cosa possa cambiare… Una volta sul ghiaione è solo questione di camminare e più giù lo faccio anche volentieri assieme a due fortissimi escursionisti italiani ma ormai cittadini tedeschi, con cui condivido un pensiero, discuto di montagna e di vita, nello scenario colossale delle Marmarole. Scopro che mi avevano preceduto nella discesa dalla forcella, coincidenza bestiale viste le pressochè nulle persone che ci passano all’ anno!

Giungo a Pracia de Lan alle 15 e mi rifocillo al Bar alla Pineta contento di aver risolto il tutto poco più che in mattinata. Un ricordo va a quel giorno di Giugno di due anni prima in cui salii proprio la Val d’ Oten e sotto le scroscianti acque della cascata delle Pile capii che la montagna sarebbe stata la mia strada.

Note : salita la cui difficoltà non supera il II grado ma molto insidiosa soprattutto nella parte bassa a causa del marciume senza eguali per raggiungere forcella Vanedel (i due ragazzi mi han detto peggio addirittura del leggendario Passo del Camoscio sotto cima Scotter!!) e nella parte alta per imboccare alcuni canalini giusti ma gli ometti aiutano. Il Berti segna 5 ore alla cima, tempo all’ incirca impiegato effettivamente ma pedalando per bene! Inoltre segna con quota 2769 la cima Sud e non invece la Nord, cosa alquanto strana se ripenso alla visuale dalla cima confermata dalle foto e dalla cartina Tabacco che invece assegna la quota 2769 proprio alla Cima Nord.

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Alle prime luci verso la Val Vanedel
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L’ unica indicazione sarà questa
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Le caverne sul masso, fotografate in discesa
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Le prorompenti quanto insospettabili valli secondarie: in questa foto il Cadinuto che porta in forcella Cadinuto.
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L’ alta Val Vanedel
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“L’ incredibile spicco delle cose nell’ aria ancor’ oggi tocca il cuore. Io per me credo che un albero, un sasso profilati nel cielo, fossero dèi fin dall’ inizio” Cesare Pavese
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Giochi di luci ed ombre sui lastroni inclinati delle ultime propaggini dei Bastioni
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Metamorfismo
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Alla biforcazione seguo il ripido estretto canale di dx
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Uno sguardo indietro
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Il rosso canale-camino
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Se già qui è instabile, più su non sono riuscito a far foto
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La bancata. In fondo a dx c’ è il nostro canale
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Un pò di sole amico
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Lungo il canale, questo è il momento di traversare a sx, in concomitanza di alcuni scavernamenti
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Uscito in cresta l’ imponenza del Cristallo mi lascia atterrito
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Traverso su erba
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Il canalino dopo il traverso, II grado
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Finalmente in cima!
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Già dietro si addensano nubi strane sui Bastioni…
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Ma non sembra promettere pioggia ghiacciata!
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Visuale sui giganti delle Dolomiti di Sesto, da sx: Cima d’ Auronzo-Croda dei toni, Popera, Cima Bagni e Cima d’ ambata
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Che bel posto! Che bella la discesa da forcella Vanedel!!

Bibliografia:

Dolomiti Orientali, volume I, Antonio Berti.

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