Relazione e foto di Claudio Betetto
Premessa
Da sempre quando, sorpassato Auronzo, proseguivo dritto al bivio per la Val da Rin, mi soffermavo a guardare quella linea di cresta, con quelle placconate liscie piene di neve fino a Luglio e mi chiedevo se fosse raggiungibile. Poi quest’ estate mi sono deciso ad esplorare le Marmarole e così una prima meta poteva essere la celeberrima Cresta degli Invalidi che poi ho scoperto essere proprio la linea magica che attraeva la mia attenzione fin da piccolo.
Relazione
Il tempo si è rotto rispetto al caldo africano dell’ ultimo mese e nubi basse stazionano da quota 2000m in poi. Parto che manca un quarto alle 7 dal parcheggio in Val da Rin (1100m ca.) diretto quantomeno al biv. Fantoni (1750m) ma so che sarebbe una mera consolazione, spero di arrivare in forc. Marmarole (2661m) e se il tempo lo permette di collegarmi alla Cresta degli Invalidi (2783m). Con me il Berti che sembra non aiutare molto con la perentoria: “si sale per facile parete(la maggior parte dell’ anno nevosa) in cresta e in cima” ma, quando sarò lì scoprirò che in fondo ha ragione, c’ è poco da sbagliare.
Inizialmente guado il torrente per poi riguadarlo dopo neanche 10 minuti. La seconda grava è da attraversare in diagonale e, scorto il cartello, proseguo per un lungo rettilineo in una bellissima piceo-faggeta con larici che, solo adesso che scrivo, scopro avere il suggestivo nome di Selva Granda. Successivamente devo riguadare il torrente principale e proseguire nel bosco in mezzo ad abeti schiantati. Ormai sono in piena Val Baion, Marmarole. Fra le nubi il sole filtra creando giochi di ombre e per un attimo illumina le immense pareti che digradano dalla sconosciuta Croda dell’ Arbel. Finalmente un gruppo montuoso del circondario delle Dolomiti “famose” i cui nomi evocano in me la stessa sensazione che mi provocano per esempio “ Croda Ultima del Leone”, “Cima Veronica” o “Cima dei Vieres”, forse perché le Marmarole tanto famose non sono.
Proseguo per entrare nella mugheta e al bivio con freccia e scritta “f. Marmarole” giro a destra tenendo il biv. Fantoni sulla sinistra. Tiro fuori i bastoncini. Prima per mughi, poi per chiazze erbose che si fanno man mano più ripide, mi avvicino alle pareti a sinistra. Il sentiero si fa qui meno scontato rispetto a prima, i bolli sono numerosi ma la traccia meno marcata. E intanto nei pochi attimi fortunati, quando le nubi si diradano, riesco a scorgere la parte alta del Vallon degli Invalidi (Visentini). Ad un piccolo torrentello mi disseto e poco dopo incontro un caminetto che impegna sul I+. Poi proseguo per ghiaie fino ad una freccia su un sasso che indica di traversare a sinistra. Terminato il traverso (munito anche di 3 anelli cementati per eventuale sicura), incontro un cavo d’ acciaio che agevola il superamento di una decina di metri di II grado abbondante. Il cavo non lo tocco divertendomi il triplo sulla roccia. Poi il sentiero spiana di nuovo ed inizio una lunga salita sempre accompagnata dai bolli rossi che porta sulla crestina di una morena piena di grossi massi e poi finalmente in forcella Marmarole. L’ ambiente è cupo ed austero con una cappa di nebbia impenetrabile. A causa della poca visuale, non noto una traccia che taglia in mezzo alle ghiaie in direzione Cresta degli Invalidi e decido di accedervi per roccette. Queste le sconsiglio vivamente. Abituato agli standard eccelsi dei Monfalconi–Spalti di Toro non posso certo definire questa roccia marcia, ma sicuramente neppure solida. In qualche modo salgo e proseguo in costa tenendomi alla base di alcuni pinnacoli rocciosi in versante N, supero due canalini di sfasciumi e mi ricollego alla traccia mancata poco prima. Qui inizia la magica linea di cresta ma per un po’ si cammina più bassi lungo le lastronate. Costruisco in tutto 4 ometti per orientarmi nella nebbia ed in breve senza difficoltà giungo sulla solitaria cima caratterizzata da un unico ometto mezzo distrutto. Ho avuto la fortuna di godere solamente di un’ unica rivelazione, seppur parziale, dell’ ambiente che mi circonda quando le nuvole si sono diradate per un’ istante durante la cavalcata in cresta. Per traccia su sfasciumi e uno dei migliori ghiaioni di sempre scendo in forcella in neanche 10 minuti. Breve sosta e poi giù verso il biv. Fantoni che scopro essere messo maluccio ma ancora funzionante, magari con qualche bello spiffero. La discesa non ha più storia tranne, arrivato a casa, il pranzo regale delle 16:30.
Note: salita lunga e faticosa, 3h20’ di buon passo fino a Forc. Marmarole, fra i 20 e i 40 minuti alla cima a seconda del percorso. Partito alle 6:45 e tornato sulle 15:30, difficoltà concentrate nel breve canalino di I+, nel tratto attrezzato successivo ed eventualmente se in alto si percorrono le rocce.
Bibliografia: Dolomiti Orientali, vol I parte 1°, Antonio Berti.