Cima di Forcella Montanaja 2520m

Relazione e foto di Jacopo Verardo.

Val Montanaja. La Cima di Forcella Montanaja è quella a destra della larga e omonima forcella al centro della foto.

Introduzione

Questa cima poco frequentata e snobbata, si pone tra l’ampio intaglio di Forcella Montanaja e la cima del Monfalcon di Montanaja, ed è facilmente individuabile come un’alta e snella piramide alla testata dell’omonima valle, dove svetta il campanile più bello del mondo.

Quando si sceglie di salire una cima attorno al celebre urlo pietrificato, difficilmente si punta a questa sommità di cui molti ignorano anche il nome che del resto non è riportato neanche nelle mappe. Tuttavia merita una visita soprattutto per la vista privilegiata sul Campanile di Val Montanaja, ma anche per lo splendido panorama sulle Dolomiti “famose”. Del resto è pur sempre una delle cime più alte d’Oltrepiave!

Ad essere sincero neanche il sottoscritto l’aveva mai presa troppo in considerazione, ma la proposta arriva dall’amico Federico che in questa valle ha già salito quasi tutte le cime, tranne, appunto, questa. Accetto di buon grado, viste anche le buone previsioni meteo che poi si riveleranno sbagliate…

Relazione

L’avvicinamento è piuttosto facile e noto a molti. Dal parcheggio alto del Rifugio Pordenone (1200m), si risale tutta la Val Montanaja lungo il sentiero CAI 349, passando alla base del Campanile e sfilando il Bivacco Perugini (2060m), fino alla Forcella Montanaja (2333m). Fin qui con un buon passo si può arrivare in 2,30 ore.

Si deve ora rimontare il ghiaione sottostante la parete della nostra cima e puntare ad una sella detritica caratterizzata da un grosso gendarme a forma di tridente. Qui la parete di destra è solcata da un canale roccioso di 50m che segna l’attacco della Normale. Salendo tra qualche passaggio di I/I+ grado, giungiamo ad una selletta. La giornata purtroppo è uggiosa e siamo immersi nella nebbia, così le visioni attorno sono spettrali e poco rassicuranti. Fortunatamente la via è ben segnalata dagli ometti.

Si rimonta ora la grande bancata che si ha davanti (I grado) e la si inizia a percorrere molto piacevolmente fino ad aggirare il versante verso Sud e, oltre uno spigoletto esposto (I grado), si giunge ad una terrazza che fa da basamento ad un gran camino obliquo sormontato da dei tetti rocciosi. Qui si hanno due possibilità. La vera Via Normale sale lungo il camino in questione, mentre la variante, che abbiamo percorso noi, prosegue lungo la cengia.

Seguendo la seconda opzione, si continua lungo la cengia, che dopo un ulteriore spigolo si fa molto stretta, marcia e inclinata, con un’interruzione di più di un metro dove  il tetto che la sovrasta sospinge verso il vuoto. Qui, grazie a due provvidenziali clessidre, decidiamo di legarci e affrontare un tiro in traverso, comunque non troppo rassicurante… La cengia poi si allarga e si volta un altro spigolo, arrivando sopra il ripido canalone di Forcella Teresa. Essendo legati decidiamo di proseguire in conserva corta, ma da qui anche un tiro fatto come si deve non guasta. Si affronta un largo camino aperto, prima sul II grado, che infine si chiude in un breve diedro di un buon III grado da cui si esce su una selletta (25m, sosta di calata con cordone blu a sinistra della selletta). Da qui la parete si fa più articolata e semplice.

Noi abbiamo seguito gli ometti, infilando una rampa/colatoio di roccette che termina in un caminetto solido di pochi metri di II grado, uscendo poi sempre per rocce e sfasciumi ad un’ulteriore piccola selletta che si affaccia sul canale della Normale vera e propria. Da qui per rocce e ghiaie si giunge alla sella tra due cucuzzoli. La cima è su quello di destra (Est), che si caratterizza per essere piatto (ometto e spianata con muretto di cinta…segno che qualcuno ha dormito lassù).

Il panorama, come detto, sarebbe splendido, ma la giornata non è fortunata così vediamo solo qualche cima tra squarci di nubi effervescenti. Purtroppo vediamo anche la recentissima frana (Aprile 2018) che ha dilaniato irrimediabilmente Cima Emilia, compromettendone per sempre la Via Normale. Il foglietto di vetta riporta le solite, note firme e questo dimostra come questa cima sia snobbata dalla massa, eccetto dagli amanti dell’Oltrepiave.

Visto il meteo non gradevole, scendiamo ben presto, disarrampicando l’ultimo tratto di roccette. Poco sotto la cima si trova una sosta su due chiodi, cordone e maglia rapida per fare una prima doppia lungo la vera Via Normale. Entrando poi nel gran camino da noi non imboccato in salita, nei pressi dei primi tetti gialli che lo sormontano, si rinviene la seconda sosta (due chiodi, cordone e maglia rapida), che permette di calarsi lungo la Normale ed evitare il suo tratto più difficile (II e III grado). Noi, non avendola percorsa in salita, ripercorriamo in discesa la variante, facendo l’unica doppia sul cordone blu sopra la parete di II e III abbondante, fino a rimettere i piedi sulla cengia. Infine, dopo aver ripercorso il tratto esile della cengia compiendo un altro tiro in traverso, ripercorriamo la grande bancata e il canalino d’attacco fino alle ghiaie di Forcella Montanaja.

Ovviamente ora le nubi si sono leggermente aperte e la visione sul Campanile si fa splendidamente nitida e soleggiata. Ma non basta, perché scendendo i ghiaioni della Val Montanaja il cielo si fa limpido e il Sole battente ci costringe a correre verso le birre al rifugio Pordenone!

Note conclusive

Questa cima è sicuramente interessante per la visuale privilegiata sul Campanile di Val Montanaja e per il panorama che noi purtroppo abbiamo in gran parte dovuto solo immaginare. La Via Normale non è banale e permette, come descritto, di sfruttare anche una variante di salita diversa. Tra le due opzioni, consiglio di seguire la vera Via Normale, che, a pari difficoltà, risulta meno delicata (si evita la cengetta interrotta) e ha delle soste già allestite e a prova di bomba. Volendo aggiungere qualcosa di diverso, la variante da noi percorsa è meglio farla solo in salita.

Difficoltà sul III grado. Dislivello di 1300m. Tempo di salita di 3,30 ore.

20 Giugno 2018.

Bibliografia

Luca Visentini, Dolomiti d’Oltrepiave;

Daniele Pozzati, montialpago.it

Val Montanaja mistica. A destra sbuca Punta Pia.
Il Campanile di Val Montanaja.
Bivacco Perugini.
Il Campanile più bello del mondo.
Il gendarme che segna l’attacco della Normale.
Il gendarme a forma di tridente, dal canale d’attacco di I/I+.
Lungo la comoda cengia.
Un primo cucuzzolo dopo cui la cengia si restringe.
Lo spigoletto esposto (Foto di F. Furlanetto).
Uno scorcio verso Cridola e Scala Grande.
Cime fragili tra nuvole effervescenti.
Foto di vetta.
Pra di Toro e Rifugio Padova.
Guardando il campanile (Foto di F. Furlanetto).
La doppia sul tratto di II e III grado.
Il canale di Forcella Teresa.
La cengetta con interruzione.
La roccia sospinge verso il vuoto (Foto di F. Furlanetto).
Il Campanile!
Val Montanaja.
Cima Emilia dilaniata dal crollo.
Sbuca anche Cima Both.
Il gendarme d’attacco, ora fuori dalla nebbia.

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