Casera Charpin dalla diga del Ciul per il “Troi da lis vachis”

Testo e foto di Matteo Basso

Avvicinamento

Imboccata la Val Tramontina, si oltrepassa la diga sul lago di Redona e a Chievolis si prosegue verso quella di Selva; invece di raggiungerla, al bivio si svolta a destra proseguendo verso il bacino del Ciul. Occorre attraversare due gallerie, buie, percolanti acqua e a senso unico alternato (la strada di accesso alla diga sarebbe in realtà vietata al traffico, ma è comunque accessibile per un discreto utilizzo escursionistico).

Itinerario

Si parcheggia in un piccolo spiazzo a lato della strada, poco prima della diga (600 m circa). Dopo aver attraversato quest’ultima, si reperisce il sentiero CAI 398 che costeggia praticamente in piano tutto il lago. Nel giro di un’ora scarsa si giunge nei pressi della vertiginosa passerella sul Meduna, ma anziché oltrepassarla ci si ferma alcuni metri prima dove, all’incirca presso uno spigolo, si nota un segno rosso e una freccia che indica di salire proprio lì; buttando l’occhio più in alto, si possono già notare altri bolli sugli alberi. Questa è l’antica prosecuzione del dismesso sentiero CAI 398. Si sale ripidamente per alcuni metri, poi con breve traverso esposto e un’altra salitina ci si porta in cima a un cucuzzolo che domina questo tratto del Meduna. Si cala dunque verso il greto ma, invece che toccarlo, lo si costeggia qualche metro più in alto su traccia a volte labile e affrontando un paio di passaggi scabrosi ma comunque brevi (niente di tecnico, attenzione solo a non scivolare). Poco più avanti si tocca l’alveo del torrente mirando al segnavia su un masso. Non bisogna ora farsi fuorviare da un altro segnavia visibile su un masso più avanti, bensì si deve iniziare a salire il costone soprastante, ritrovando subito una agevole traccia, l’inizio del vero e proprio “Troi da lis vachis” (il segnavia sul masso più in là invita probabilmente a guadare per raggiungere l’altra sponda; prima che l’attuale passerella agevolasse il percorso, questo doveva essere infatti il primo guado praticabile per proseguire verso Forcella Caserata, se il livello del lago era alto. Consiglio in ogni caso di continuare sul greto per poter ammirare una bella pozza poco più avanti, prima di tornare sui propri passi e riprendere la salita). Si sale dunque ripidamente nella pineta con pendenza costante, poi più moderata. Alternando quindi ripidi strappi a traversi a mezzacosta, si continua su traccia marcata e costantemente guidati dai segnavia; con parecchi saliscendi, alcuni lievi e altri più consistenti, si doppiano alcuni costoni e si attraversano attrettanti torrenti senza difficoltà (la discesa verso uno di questi presenta un franamento; scendere sulle ghiaie mirando verso destra, fino a ritrovare la traccia più in basso). Si giunge ad un importante bivio (frecce su un albero); sulla sinistra scende il sentiero da utilizzare al ritorno, mentre per ora si continua salendo ancora fino ad una insellatura con una croce a ricordo di alcune vittime. Inizia ora un lungo traverso in falsopiano che porta a calare dolcemente fin nei pressi del Meduna, molto più avanti. In questo tratto il sentiero è talora esposto sulla forra sottostante, ma attraversa anche placidi boschi di abeti. Giunti finalmente sul greto, nel punto in cui il Rug dal Charpinus confluisce nel Canal Grande, si cerca senza troppi patemi il punto migliore per guadare e portarsi sull’altra sponda boscosa. Subito si nota oltre gli alberi la radura che ospita in alto la Casera Charpin, la nostra meta (801 m). Essa è sempre aperta e dotata di stufa e due tavolacci per 4 persone. La dotazione interna è quasi del tutto uguale a quella di Casera Caserata, in cima al Canal Piccolo di Meduna, e offre un buon punto d’appoggio per una frequentazione discreta e corretta.
Per il ritorno, bisogna dapprima riguadagnare quota fino alla selletta, poi si scende fino al bivio e si continua la discesa giungendo in prossimità del greto (alla nostra sinistra, un affluente forma una bella cascata). Si attraversa il Meduna continuando in piano sull’altra sponda, ma il tratto è breve e presto bisogna guadare nuovamente (non facile). Dall’altra parte del torrente occorre salire su buona traccia, costeggiando in alto il torrente. Si ridiscende ancora e con un ulteriore guado (tacche scavate su un masso; cordino d’acciaio abbastanza inutile) ci si porta definitivamente sulla destra orografica. Si percorre un lungo tratto sempre stando a ridosso del corso d’acqua, con tratti facili e divertenti (un curioso passaggio sotto due massi accostati uno all’altro, un altro passaggio sul greto facilitato da tacche sulla roccia, poi una cengetta). Si giunge infine in vista della passerella, che si oltrepassa. Ora rimane soltanto da costeggiare il lago del Ciul fino al punto in cui si è lasciata la macchina.

ATTENZIONE: il giro così proposto può essere pericoloso perché i guadi sono da affrontare in discesa e se risultassero problematici bisognerebbe tornare a ritroso, con tutto quello che tale scelta comporta. Detto ciò, credo che arrivando nei pressi della passerella ci si possa rendere conto di quanto è alto il livello del Meduna e/o del lago stesso, dunque si può scegliere quale sentiero fare per la salita e la discesa.

Dati tecnici

Le tempistiche sono molto variabili e dipendono in gran parte se il percorso lo si conosce già oppure no; infatti i vari guadi, così come alcuni tratti del “Troi da lis vachis”, non sono sempre intuitivi. Propongo questa scansione temporale: diga del Ciul – passerella e viceversa: 2 h in tutto; Troi da lis vachis per l’andata: 3-3.30 h; Casera Charpin – passerella: 2-2.30 h

Dislivello complessivo in salita: 700 m circa + numerosi quanto lievi saliscendi

Quota minima: 600 m circa, alla partenza e presso il greto, all’inizio del Canal Grande di Meduna; quota massima raggiunta: 900 m circa sul “Troi da lis vachis”

Consigliato solo ad escursionisti esperti. Giro effettuato in marzo 2015.

I disegni dell'acqua
I disegni dell’acqua
Il Dosaip occhieggia sulle rovine di Selis
Il Dosaip occhieggia sulle rovine di Selis
Tratto rovinato
Tratto rovinato
All'attacco del Troi da lis vachis
All’attacco del Troi da lis vachis
Panorama verso Cima Leadicia
Panorama verso Cima Leadicia
La radura di Casera Charpin
La radura di Casera Charpin
Bivio col Troi da lis vachis
Bivio col Troi da lis vachis
Verso il primo dei due guadi ravvicinati
Verso il primo dei due guadi ravvicinati
Guado non facile
Guado non facile
Ocio eh!
Ocio eh!

DSC01135

La diga accende le luci
La diga accende le luci

6 Risposte a “Casera Charpin dalla diga del Ciul per il “Troi da lis vachis””

  1. Vedo un embrione interessante; non è da tutti fare andata e ritorno in Canal grande di Meduna come hai fatto tu senza esserci mai stato prima. Lo dico con conoscenza di causa poiché so di molti fallimenti.
    Ora che sai si apre per te un mondo oltre il Charpin pieno di fantastiche scoperte!

  2. Grazie del complimento! Ero già stato parecchie volte fino alla passerella, o a Selis, e ogni volta buttavo l’occhio verso le varie misteriose prosecuzioni dei sentieri… era ora di iniziare ad andare più in là, in quel canale che avevo visto finora solo dall’alto!

  3. salve, vorrei fare un trekking di diversi giorni tra il Pramaggiore e il Meduna, avete consigli particolari? le casere sono dotate di camino/fuoco? Grazie a tutti.

  4. Ciao! Per quanto riguarda il gruppo del Pramaggiore hai molte soluzioni sia come percorsi, sia come casere. Casera Bregolina Grande, Casera Bregolina Piccola, Bivacco Pramaggiore sono tutti ospitali e forniti di stufa, legna, acqua e tavolato per dormire (Tranne il Biv. Pramaggiore che ha anche materassi e coperte). La Alta val Meduna è piuttosto problematica soprattutto per la mancanza di sentieri attualmente segnalati. Ci sono due casere ospitali con legna, stufa e tanta tanta solitudine: Casera Caserata e Casera Charpin.
    Se dovessi dirti un percorso per inglobare Meduna e Pramaggiore in un trekking direi: partenza da Claut –> Casera Caserata (eventuale salita al Dosaip); C. Caserata –> Casera Charpin discendendo per sentiero CAI il Canal Piccolo del Meduna; C. Charpin –> Rifugio Pussa salendo lungamente il Canal Grande del Meduna (percorso non segnalato e zero frequentato…trovi la relazione nel nostro blog); Rif. Pussa –> Bivacco Pramaggiore con eventuale salita al M. Pramaggiore; B. Pramaggiore –> Claut facendosi a piedi la Val Settimana.

    Un bel trekking tosto 😉
    Ciao!

    -JacopoV.

  5. Ciao Jacopo, sono “purtroppo” a casa e dico purtroppo perchè dopo 4 giorni vissuti in luoghi per me sconosciuti, selvaggi e ancora incontaminati è stato fantastico. Devo essere onesto, pur avendo calpestato centinaia di km di sentieri non mi era ancora capitato un trekking “d’avventura”..l’impressione era spesso di trovarsi in posti sperduti, la mancanza di segnali e tracce evidenti mi faceva provare sensazioni particolari, dovevo controllare la cartina spesso, trovare punti di riferimento univoci tra cime e forcelle, traguardare con la bussola, un vero spirito di avventura cresceva passo dopo passo. Devo ringraziarti veramente molto per le indicazioni che mi hai fornito sia prima che la prima sera quando le circostanze hanno voluto che ci incontrassimo in casera Pramaggiore, davvero una piacevolissima ospitalità! Il resto del trekking è proseguito bene, senza particolari intoppi, incontri molto interessanti con camosci e stambecchi che ogni tanto comparivano e ci osservavano curiosi. La notte al Goitan è stata forse la più bella dal punto di vista della sensazione di esplorazione solitaria. La vista era spettacolare su tutta la val Settimana, si vedeva la malga di casera Pramaggiore e sopra di noi le creste del del Meda, del Tre dita e del cimon delle Tempie.. Il giorno dopo è stato il più difficoltoso dal punto di vista “fisico”, la salita alla forcella in un’oretta mentre la discesa fino a casera Podestine più di 4 ore…non finiva più, molto faticoso muoversi tra i massi di un torrente in secca..ma ci sono stati anche momenti indimenticabili il primo è stato il contatto radio con mio fratello, dopo tante ore lontani dal mondo sentire la sua risposta ad una chiamata è stato fantastico, grazie ancora una volta al tuo contributo! Eravamo a quota 1700, mentre lui era all’inizio del tratto su sassi in direzione Podestine. Mi ha dato nuova energia questo contatto. Un altro momento topico è stato trovare la prima fonte d’acqua a quota 1400 circa sgorgare dai sassi, la famosa sorgente del Cellina? Avevamo una sete incredibile e solo mezzo litro d’acqua…non ti dico la festa! Così siamo scesi a Pdestine e dopo una sosta di mezz’oretta siamo risaliti alla Caserata, molto spartana effettivamente e senza materassi e coperte, con un buon camino e cucina economica, buona per 4-6 persone..Anche qui nuovamente la sensazione di essere ai limiti di un mondo sconosciuto, inesplorato e ed estremamente selvaggio. Il giorno dopo ci siamo spinti fino alla cima del Dosaip, purtroppo c’erano molte nuvole ed il panorama era veramente limitato 🙁 Tornerò…magari in un giro delle valli del Meduna 😉
    La discesa finale, molto lunga ma tranquilla ci ha lentamente riportato alla civiltà, l’asfalto ha riportato le auto e gli escursionisti con i loro zainetti leggeri e le scarpe da ginnastica, a poco a poco anche il cellulare ritornava a connettersi alla rete e il profumo dei boschi e dei mughi e le sensazioni provate nei giorni precedenti lasciavano spazio al mondo umano….
    Che dire, è stato veramente un giro serio, impegnativo ma estremamente ricco di soddisfazioni e di sensazioni indelebili. Sicuramente tornerò tra quelle montagne, la prima volta è servita per prendere le misure con le sue pendenze a cui non ero abituato ma anche con il vantaggio di avere praticamente sempre l’acqua necessaria. Se considero di ritornare ti faccio sapere e magari ti consulto per pianificare al meglio il giro anche se quello che mi hai proposto potrebbe essere già un’ottima ipotesi.
    Grazie ancora di tutto,
    un abbraccio!
    Alberto

  6. Ciao Alberto! Sono molto contento che tu abbia conosciuto questo “mondo” selvaggio, con un approccio diretto e molto intraprendente che pochi osano. Questo modo di andare per queste montagne lascia ricordi indelebili e le tue splendide parole ne sono la prova. Che dire? E’ stato un piacere conoscervi in Pramaggiore, la serata poi è stata pazzesca 😉 Ottimo che siate riusciti ad arrivare anche sul Dosaip…avete fatto un’attraversata non da poco, che tutt’ora a me manca integralmente! Quando vorrai tornare per verificare di persona l’integrità e la lontananza del Canal Grande, fai un fischio che magari mi aggrego, oppure se sarò impegnato, ti darò volentieri qualche dritta 🙂
    Ciao e alla prossima! 🙂

    -Jacopo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *