4 – L’evoluzione della neve al suolo – Il calore

Nel precedente articolo abbiamo parlato delle fantomatiche trappole euristiche e della differenza fra rischio reale e percepito (Vedi –> Rischio percepito e trappole euristiche). Qui invece tratteremo sommariamente l’evoluzione della neve al suolo.


Una volta depositatasi al suolo, nella neve distinguiamo due superfici: quella a contatto con l’atmosfera e quella a contatto con il suolo. La neve subisce una serie di processi che traggono le loro origini da 3 fattori: la pressione, il vento e il calore. La prima deriva dal carico che si applica sulla superficie del manto nevoso. Il secondo è importantissimo perché rimaneggia il deposito nevoso e ne modifica le proprietà meccaniche. Senza dubbio però è il calore il fattore preponderante per l’evoluzione del manto nevoso.

Esso si presenta sotto forma di flusso geotermico dal suolo che, già con un minimo di 50cm di neve, resta imprigionato e non può disperdersi in atmosfera: ecco perché sull’interfaccia neve-suolo vi sono sempre 0°C.

Per contro gli agenti meteorologici modificano la temperatura della superficie della neve abbassandola anche di molti gradi rispetto allo zero. Il soleggiamento poco influenza la neve poiché questa riflette buona parte della lunghezza d’onda diretta; molta più importanza riveste invece la radiazione infrarossa (termica). Con cielo sereno la neve è molto più secca poiché cede più calore all’atmosfera; con cielo nuvoloso è invece più umida in quanto la radiazione rimane bloccata nella bassa troposfera. Si pensi che anche con temperature dell’aria di -12°C si può avere la superficie della neve a -20°C se il cielo risulta essere sgombro da nubi.

Vi è poi la pioggia che comunemente è ritenuta la causa dello scioglimento di grosse quantità di neve, così non è: 8mm di pioggia a 10°C (temperatura irrealistica), così come 80mm a 1°C,  fanno sciogliere uno spessore di 5cm di neve. Tuttavia con 80mm di precipitazione saranno preponderanti le problematiche di stabilità legate all’enorme massa d’acqua apportata. La nebbia infine brinando sulla superficie nevosa ne induce un riscaldamento per cessione di calore latente.

Il manto nevoso è quindi un potente isolante: ci vogliono infatti 4 giorni di temperatura esterna pari a -15°C per far abbassare di 1.5°C la temperatura della neve a 50cm di profondità.

Verso la superficie possiamo avere invece condizioni di:

-Gradiente alto: >0.20°C/cm;

-Gradiente medio: compreso fra 0.06 e 0.19°C/cm;

-Gradiente basso: < 0.05°C/cm.

La situazione è anche più complessa poiché per esempio può avvenire una forte nevicata che isola la superficie del manto nevoso a più di 50cm di profondità con una temperatura che si può mantenere ben al di sotto dello zero (Cresta,1993).

Continua…..

 

Bibliografia:

Cresta R. (1993). La neve e le valanghe;

Chiambretti I. ( Bormio, 19-26 Maggio 2014). Nivologia generale.

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